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Francesca PetrettoWritten by: Progetti

Berlino: varcando i propilei di David Chipperfield

Berlino: varcando i propilei di David Chipperfield

Visita alla James Simon Galerie, che ridisegna monumentalmente l’ingresso alla Museumsinsel

BERLINO. Per chi s’appassiona all’architettura e per chi la studia, poter vedere realizzata un’opera così a lungo attesa e soprattutto poterci finalmente camminare attraverso è una grande emozione. Due anni fa, in pieno bailamme di aggiustamenti strutturali e conseguenti rinvii per la consegna delle chiavi, sbirciando da dietro le transenne i progressi del cantiere più monitorato di Berlino, si decise qui di ribattezzarla i nuovi propilei per l’acropoli dell’arte nel cuore della capitale tedesca: una delle ultime grandi fatiche dell’architetto britannico più amato in Germania, David Chipperfield, oltre che il più indicato ad operare in questa che è l’area più critica e vincolata alla tradizione della sua intera struttura urbana.

«Propileo» (posto dinanzi alle porte), indica infatti l’ingresso d’onore, e come tale grandioso e monumentale, al complesso architettonico patrimonio dell’umanità, santuario dell’arte e sogno di principi elettori prussiani: l’appena inaugurato sesto e ultimo edificio della Museumsinsel se ne fa esso stesso porta atta ad accogliere degnamente i visitatori provenienti da tutto il mondo. Forma e tipo trovano un magico punto d’incontro in questa architettura che è nuova e al contempo tradizionale, capace di trasporre in una dimensione moderna la sequenza architettonica classica par excellence: colonna-trilite-ingresso/soglia-tempio (meglio se anticipata da una scalinata monumentale).

Di fatto il cantiere andrà avanti fino al 2030: riempito con la James Simon Galerie il pesante vuoto lasciato dall’ex Packhof del mostro sacro di casa, Karl Friedrich Schinkel, il colonnato della cosiddetta promenade archeologica che corre lungo tutta la superficie dell’Isola dei Musei deve essere ancora portato a termine. Tuttavia sono già apprezzabili nel basso corpo di fabbrica a elle (sulla destra per chi viene dal ponte del Lustagrten) i primi interfaccia nuovo-antico, là dove il portico slanciato di Chipperfield si aggancia al peristilio dorico del Neues Museum, e nella corte intermedia Neuer Hof – senz’altro la parte più elegante del neonato edificio – sul cui fondo svetta il profilo severo del Pergamonmuseum.

«134 milioni per nient’altro che un guardaroba», ha ironizzato la stampa internazionale che ne ha subito fatto fenomeno di costume, garantendogli per altro un incredibile successo di pubblico. Converrebbe piuttosto lodarne il genius loci: in gergo architettonico la maestria del progettista a stabilire un dialogo con lo spirito del luogo, fra le sue reali caratteristiche e le altrettanto vincolanti esigenze di ciò che ci deve sorgere. L’asimmetrico complesso di corpi di fabbrica della James Simon Galerie non si limita perciò al riempimento in stile di un vuoto, perché chiamato a rispondere a più necessità e funzioni.

L’insieme esterno ha le fattezze d’una struttura bifronte in antis, non simmetrica e plurilivello, che da un lato rassicura col suo studiato linguaggio mai sopra le righe, e dall’altro rivela interessanti trovate spaziali. Di qua dal braccio sinistro in cui la Sprea si biforca per abbracciare l’Isola, sul Kupfergraben, l’alto, quasi integralmente cieco basamento bianco che sostiene un coronamento superiore porticato pare essere lì da sempre, ancorato alla facciata del Pergamonmuseum come fosse una sua barchessa, con un piccolo imbarcadero sull’acqua; al piano superiore si apre nella terrazza ora aggettante sul canale di cui segue la curva naturale, ora protetta dal colonnato a longilinei pilastri squadrati che ripetono il tema dominante del progetto e rimandano visivamente alla struttura delle fondazioni dell’edificio – nodo critico del progetto che Chipperfield ha risolto alla veneziana con una fitta struttura di lunghi pali in acciaio che cercano in profondità il «caranto» locale, la zona più stabile in cui andare a ficcarsi molti metri sotto il livello dell’acqua. La testa a sei sostegni di quest’ala sinistra è piuttosto snella e aperta.

Nel corpo di fabbrica centrale la scalinata monumentale a tre rampe sovrapposte conduce al basso volume che contiene il vero ingresso al complesso: dietro le porte vetrate un piccolo foyer anticipa uno spazio che si allunga in profondità, chiuso da superfici grigie lineari di cemento a vista che denudate da qualsiasi orpello rendono facilmente leggibili gli spazi interni multilivello.

Sul volume a elle del terzo edificio a destra si è già detto: presto le intemperie climatiche e l’inquinamento che viene dalle vicine Unter den Linden e Karl Liebknecht Straße porteranno a una rapida assimilazione di toni di colore e il nuovo, ora candido, si fonderà coi dominanti naturali dell’antico. Quanto agli spazi interni, progettati con una maggiore libertà, sono organizzati su tre piani più mezzanino collegati da un grande vano scala che articola gli ingressi a Pergamon e Neues Museum. Il sotto-piano è destinato ad ambienti di servizio e ospita la Galerie vera e propria, mentre l’auditorium da 300 posti si trova al livello del Neuer Hof; su questo piano, raggiungibile anche percorrendo la scalinata esterna, si trovano il punto informazioni, la biglietteria e la caffetteria interna-esterna con accesso alla terrazza anche fuori dagli orari di apertura dei musei. Dal Neuer Hof i visitatori arrivano direttamente in un atrio disposto orizzontalmente, con l’ingresso all’auditorium e le rampe che conducono al mezzanino con guardaroba, servizi igienici e negozio del museo.

Proporzioni, funzioni, esigenze e stile: ogni singolo tassello del progetto ha trovato la sua precipua, giusta risposta e localizzazione in un complesso che rifugge grandiosità e pesantezza risolvendo altresì con eleganza, leggerezza e ingegno le difficili questioniOngoing questions come le chiama Chipperfield del progetto dell’edificio museale contemporaneo.

 Storia e cronologia

1999: Chipperfield presenta il suo primo progetto al concorso per il ridisegno dell’area di ingresso all’Isola dei Musei e vince proponendo un edificio dal volume cubico in acciaio e vetro satinato; nel 2002 il Bund che è committente dell’opera ne interrompe il finanziamento a causa di un innalzamento dei costi del progetto di restauro del Pergamonmuseum

2006: Chipperfield presenta un secondo progetto e nel 2007 un terzo finalmente accettato anche dalla Gesellschaft Historisches Berlin: potrà costruire il sesto e ultimo edificio della Museumsinsel; l’edificio d’ingresso e Besucherzentrum dovrà sorgere al posto del demolito Neuer Packhof di Karl Friedrich Schinkel (1749-1938) fra il Kupfergraben e il Neues Museum, e si chiamerà James Simon Galerie in onore dell’imprenditore, collezionista d’arte e finanziatore dei Musei di Berlino vissuto in era guglielmina (1851-1932)

2009: inizio lavori – sostituzione pali lignei di fondazione di Schinkel con circa 5.000 nuovi in acciaio; insolvenza economica per eccessivo costo dei lavori e tregua costruttiva dovuta anche al ritrovamento di un ordigno bellico inesploso

2012: inizia il lavoro “veneziano” di drenaggio della piattaforma sul Kupferkanal

2013: dopo anni di ritardo dovuti ai complicati lavori di fondazione (1.200 pali sul letto cedevole della Sprea) viene finalmente posta la prima pietra il 18 ottobre in presenza degli eredi di James Simon

2016: topping out ceremony

2017: costruzione colonnato e chiusura promenade architettonica

2019: dopo sei anni di ininterrotti lavori ha luogo l’inaugurazione il 12 luglio in presenza della cancelliera Angela Merkel; a fine agosto è inaugurata la prima mostra nella Ausstellungshalle al sotto-piano dell’edificio con la presentazione di 200 manufatti originali della Gipsformerei Berlin

A un mese dall’apertura si registra un successo di pubblico, con oltre 200.000 presenze nella sola James Simon Galerie

La carta d’identità del progetto 

area di progetto: 10.900 mq

superficie netta James Simon Galerie: 4.600 mq

costo: 134 milioni

committente: Stiftung Preußischer Kulturbesitz rappresentata dal Bund / Bundesamt für Bauwesen und Raumordnung

project management: Miriam Plünnecke

progettista: David Chipperfield Architects

partners: Martin Reichert, Alexander Schwarz, Urs Vogt

project team: Mathias Adler, Alexander Bellmann, Thomas Benk, Martin Benner, Alexander Corvinus, Maryla Duleba, Matthias Fiegl, Anke Fritzsch, Dirk Gschwind, Anne Hengst, Paul Hillerkus, Isabel Karig, Linda von Karstedt, Ludwig Kauffmann, Mikhail Kornev, Astrid Kühn, Thomas Kupke, Sebastian von Oppen, Torsten Richter, Elke Saleina, Thomas Schöpf, Eberhard Veit, Anja Wiedemann.

strutture: IGB Ingenieurgruppe Bauen, Berlino.

impianti: Müller-BBM GmbH, Berlino.

illuminotecnica: Matí AG, Adliswil. Conceptlicht GmbH, Traunreut

allestimento: Duncan McCauley GmbH und co.KG, Berlino

progettazione del paesaggio: Levin Monsigny Landschaftsarchitekten, Berlino

Autore

  • Francesca Petretto

    Nata ad Alghero (1974), dopo la maturità classica conseguita a Sassari si è laureata all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Ha sempre affiancato agli aspetti più tecnici della professione la passione per le humanae litterae, prediligendo la ricerca storica e delle fonti e specializzandosi in interventi di conservazione di monumenti antichi e infine storia dell'architettura. Vive a Berlino, dove esegue attività di ricerca storica in ambito artistico-architettonico e lavora in giro per la Germania come autrice, giornalista freelance e curatrice. Scrive inoltre per alcune riviste di architettura e arte italiane e straniere

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Last modified: 27 Agosto 2019