Un’iniziativa di Farm Cultural Park: fino al 27 ottobre conferenze, incontri ed esposizioni indagano il futuro urbano
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FAVARA (AGRIGENTO). Farm Cultural Park è la galleria di arte diffusa che ha ribaltato l’immagine di Favara trasformando una periferica cittadina siciliana in un centro propulsore della creatività e dei linguaggi contemporanei. Una trasformazione avvenuta in tempi relativamente brevi: sono difatti trascorsi nove anni da quando i coniugi Andrea Bartoli e Florinda Saieva hanno deciso d’impegnarsi in prima persona per contribuire allo sviluppo del luogo in cui hanno deciso di vivere. Per questo, passo dopo passo, la coppia ha cominciato ad acquistare le case abbandonate dei Sette Cortili, creando una kasbah della creatività contemporanea articolata in un dedalo di vicoli su cui prospettano le piccole abitazioni monofamiliari che oggi ospitano un centro culturale indipendente con gallerie, shop, spazi per la ristorazione e la ricettività.
Nel corso del tempo, l’esperimento di rigenerazione urbana autogestita ha attratto artisti, investitori, architetti e operatori culturali che hanno costituito una piccola ma attiva comunità capace di alimentare il progetto, contribuendo a rivitalizzare altre porzioni del tessuto urbano di Favara. Anche grazie alla vicinanza con Agrigento e la sua Valle dei Templi si è quindi aperta la prospettiva di uno sviluppo culturale e turistico per una città che pareva, altrimenti, esser condannata all’abbandono e al progressivo disfacimento del centro storico. Questo percorso ha destato l’interesse nazionale e internazionale e, non a caso, il progetto è stato ospitato al Padiglione Italia della Biennale di Venezia per ben due volte.
Negli anni, Farm Cultural Park ha sempre più spostato il suo focus sulla rigenerazione urbana e la partecipazione dando anche spazio alla formazione, nella consapevolezza che, per costruire una comunità, occorre investire sui più giovani. Proprio all’interno di questo laboratorio ha preso forma SOU, la prima Scuola di architettura per bambini che – attraverso attività dedicate all’architettura, all’ambiente, alla comunità, all’arte e al design – vuole educare i più piccoli alla creatività e alla libertà di pensiero. Quest’anno è stata anche attivata Prime Minister, la Scuola di politica per giovani donne che vuole avvicinare le ragazze dai 13 ai 19 anni alla politica intesa come strumento per interpretare la società attraverso la leadership femminile.
Naturale coronamento di questo articolato e non sempre facile percorso è l’iniziativa lanciata per il nono compleanno di Farm: la biennale delle città del Mondo “Countless Cities” che dal 29 giugno al 27 ottobre offre una panoramica sulle realtà urbane con l’obiettivo di comprendere cosa sono, come funzionano e cosa ci fa amare questi luoghi in cui vive oggi oltre la metà della popolazione mondiale. “Countless Cities” coinvolge fotografi, artisti, architetti e creativi che, ricorrendo a diversi approcci e linguaggi, raccontano al visitatore le varie città del mondo puntando l’obiettivo sulle buone pratiche e sulle idee innovative che contribuiscono a renderle speciali. I tre temi principali della prima edizione della biennale sono la governance, le città resilienti e la nuova consapevolezza dei giovani.
Alla domanda sul perché realizzare proprio qui la biennale sulle città del mondo, Bartoli risponde che – nonostante i successi raggiunti, la presenza di turisti, l’attenzione dei media e gli inviti prestigiosi che hanno portato un luogo isolato e periferico come Favara al centro del dibattito internazionale – occorre lavorare ancora molto per migliorare questa città. Non a caso, nei giorni dell’inaugurazione di “Countless Cities” ha anche avuto luogo una serie di eventi paralleli dedicati alla costruzione di comunità: l’Urban Thinkers Campus selezionato dall’agenzia delle Nazioni Unite UN Habitat e curato da Push e Farm Cultural Park; la giornata formativa di Prime Minister e l’incontro con Sarida Scott della Community Development Advocates in Detroit (CDAD), durante il quale è stato firmato il gemellaggio tra CDAD e Farm Cultural Park.
Inaugurata con la lecture di Charles Landry dedicata alle “città di successo”, la biennale è articolata in diversi padiglioni dislocati nei Sette Cortili, a Palazzo Micciché e a Palazzo Cafisi. L’architetto David Adjaye è il curatore del padiglione dedicato a 53 capitali del continente africano ospitato nello spazio FARM XL; negli altri padiglioni dei Sette Cortili sono ospitate le mostre dedicate a varie città tra cui Addis Abeba, Asmara, New York / Chicago e Tbilisi.
A Palazzo Micciché, il nuovo spazio espositivo inaugurato per l’occasione e caratterizzato dal murale in facciata realizzato dall’artista NeSpoon, sono ospitate le mostre dedicate a varie città tra cui Beirut (con l’evocativa installazione curata da Jad el Khoury), Londra (con il lavoro fotografico “Brutal London” curato da Alessia Gammarota), Luxor (con il lavoro del centro per bambini e ragazzi Funtasia sviluppato dalla Elisa Sednaoui Foundation); e ancora, Berlino, Birmingham, Detroit, Douala, Koniakow, Nairobi e Tel Aviv. In questa sede trovano anche spazio le mostre “Augmented cities”, “The Sound of Resilience” e “Matera, Architetture della Vergogna” e varie installazioni artistiche tra cui l’opera site specific “Eden” di MOG e “OP 19 – Cratere Sismico Piceno” curato da Collettivo OP (Luca Lagash, Morgana Orsetta Ghini, Alex Cremonesi e Thomas Boehm).
A Palazzo Cafisi è ospitata la sezione più politica della biennale. Il salone con il murale di Salto Ligama introduce alle tre mostre “Design break – Beijing / Suzhou / Shenzen”; “Garbage City – Il Cairo” e “Grand Tunis. Cities Stratification: The Heterotopic Vision of a City”: si confrontano, infatti, i due orienti – quello più prossimo all’Europa e quello più lontano – ricordando che la direzione dello sviluppo mondiale si è ormai spostata e che le influenze reciproche e la “pressione” cinese sul continente africano non possono essere derubricati come episodici ma hanno assunto il carattere di uno scambio regolare. Forse proprio la lettura sincronica di questi tre padiglioni può aiutare a leggere il futuro delle nostre città.
Fino al 27 ottobre i padiglioni saranno animati da conferenze e incontri, ma l’instancabile attività del team di Farm Cultural Park non si esaurisce con l’organizzazione di “Countless Cities”. La prossima iniziativa è prevista il 25 settembre con la costituzione della Società per Azioni BUONE (spaB) di Favara, un nuovo soggetto giuridico che punta a mettere insieme persone che possiedono immobili strategici per lo sviluppo urbano, con altre che possono investire denaro e altre ancora che hanno le competenze per portare avanti il processo di rigenerazione. L’idea è in sostanza quella di trasformare ciascun cittadino in un leader civico capace di contribuire al cambiamento del proprio territorio, investendo i propri capitali e competenze su progetti di utilità sociale e collettiva. Secondo gli ideatori, la spaB di Favara permetterà di sperimentare un modello di rigenerazione urbana che potrà ispirare i legislatori verso norme capaci di mettere il “cittadino al centro” poiché, come più volte ripetuto dalla coppia Bartoli-Saieva, invece di lamentarsi del presente occorre continuare a sognare e lavorare sodo per progettare e costruire il futuro.
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arte contemporanea , congressi , mostre , rigenerazione urbana , sicilia
Last modified: 10 Luglio 2019
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