Visita all’edizione 2019 di una rassegna dal successo sempre crescente
BASILEA (SVIZZERA). Quel bambino di tre anni che, sceso dal passeggino, si è diretto verso l’opera di Katharina Fritsh, una mosca filigranata dalla scala quasi umana, con la precisa idea di distruggerla -cosa che poi ha fatto con velocità ed abilità alle quali i genitori e gli astanti nulla hanno potuto opporre- non avrà certo aggiunto un passaggio qualificante al suo nascente curriculum, ma ci ha indicato una chiave di lettura convincente per questa edizione di Art Basel, manifestazione nata nel 1970 per opera di un manipolo di galleristi locali e diventata oggi punto di riferimento mondiale per il settore. Una mostra fatta di oggetti, bellissimi, precisi ed attraenti -abbiamo visto quanto- che possono arrivare a costare anche milioni di euro. E anche la dimensione conta, eccome, qui a Basiliea. La rassegna “Unlimited”, che corre trasversale nei padiglioni e trova la sua sublimazione in un enorme spazio dedicato al primo piano, costituisce il punto più spettacolare di questa manifestazione che porta al suo estremo superiore e positivo la reificazione dell’oggetto d’arte e di design (grazie anche alla consorella Design Miami).
Alla fiera maggiore si affianca infatti, come da tradizione, la Design Miami, qui non sulle sponde dell’Oceano ma sulle rive del Reno, che replica, con simmetria speculare e dovuto salto di scala, le modalità espositive dell’arte. I super-oggetti a piano terra mentre per l’arte gli “Unlimited” al piano primo, le gallerie a piano terra e primo nell’arte, solo a piano primo nel design rappresentate da 47 gallerie.
L’impressione generale è quella di una rassegna in ottima salute che riesce a raggiungere un valore espositivo e comunicativo che va anche al di là di quello, pur fondamentale, che la manifestazione rappresenta per il mercato. Sembra di poter leggere una tendenza che accomuna e fa convergere il mondo dell’arte e quello del design contraddistinti da confini sempre più sfocati che trovano proprio nell’oggetto, inteso come bene e valore supremo, il punto d’incontro: la tendenza a considerare l’oggetto, il pezzo nella sua qualità materica, tecnica e tecnologica, il fine ultimo di un’espressività artistica, o funzionale nel caso del design, che diventa il vero valore aggiunto che il mercato riconosce premiandolo anche con cifre di compravendita molto (troppo) alte. Per questo motivo l’oggetto è bello, lucido, nuovo, scintillante, perfuso di sapienza del saper fare e qualità del porgere, dell’esporre. Da dove venga l’oggetto, in quale contesto si sia formato, a quale storia appartenga, che sia frutto di gioia o dolore, di dramma o benessere, che in una parola sia oggetto d’arte, questa intesa come storia e flusso d’idee, innovazione e necessità di espressione e comunicazione interiore, poco importa, superato com’è dall’importanza e bellezza dell’oggetto in quanto tale.
La fiera, che non nasconde i suoi intenti di market place globale, nei quattro giorni dal 13 al 16 giugno, preceduti da ben tre giorni d’inaugurazione, ha potuto vantare ottime vendite a tutti i livelli, acquirenti privati, collezionisti ed istituzioni pubbliche e private, attirando 93.000 visitatori da 80 paesi, ed è andata in scena nei funzionali spazi della Fiera di Basilea introdotta nella Messeplatz da “Aggregate”, installazione globulare pneumatica di Alexandra Pirici che ha offerto alla città un curioso spazio il quale, pur ricordando i palloni dedicati alle attività sportive anche se qui viene chiamata time capsule, è stato luogo di performance ed è stato premiato dal favore del pubblico. 290 le gallerie che spaziano dalle avanguardie al contemporaneo, con 19 nuove entrate a voler testimoniare che il mercato non è bloccato per i nuovi soggetti, anche se i big sembrano essere sempre più tali e sempre più forti.
Molto varia l’offerta articolata in varie sezioni ricche, impossibili da ricordare qui, se non per quanto riguarda la 21° edizione del Baloise Art Prize, assegnato a Xinyi Cheng della galleria Balice Hertling e a Giulia Cenci dello SpazioA di Pistoia, tra l’altro alla sua prima partecipazione ad Art Basel: gli artisti premiati con un bell’assegno che va ad acquisire le opere, donate rispettivamente al Mudam Luxembourg e al Museum für Gegenwart di Berlino.
Da notare la sempre maggiore risposta della città e dintorni che, forti di musei, gallerie e luoghi per l’arte, l’architettura e il design di rilevanza internazionale, partecipano a questa Art Week. Un appuntamento sempre più immancabile.
La fiera è finita, ma le mostre a Basilea e dintorni continuano
• Fondation Beyeler
‘Picasso – Blue and Rose Periods’
‘Rudolf Stingel’
‘Louise Bourgeois’
• Kunstmuseum Basel
‘Kosmos Kubismus. From Picasso to Léger’
‘William Kentridge: A Poem That Is Not Our Own’
‘Leiko Ikemura. Toward New Seas’
‘Helmut Federle: 19 E. 21 St., 6 Large Paintings’
• Kunsthalle Basel
‘Geumhyung Jeong’
‘Dora Budor’
• Kunsthaus Baselland
‘Björn Braun’
‘Clément Cogitore (Part II)’
‘Simone Forti’
‘Gina Folly: Fashion, Sex and Death – Science – Sports, Gardens and Conspicuous Consumption’
• Museum Tinguely
‘Lois Weinberger – Debris Field’
‘Rebecca Horn. Körperphantasien’
• Vitra Design Museum
‘Balkrishna Doshi: Architecture for the People’
‘Living in a Box: Design in Comic and Cartoon’
‘Lake Verea: Paparazza Moderna’
‘Food Shaping Kyoto’
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allestimenti , arte contemporanea , gallerie d'arte , svizzera
Last modified: 25 Giugno 2019