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Alessandro ColomboWritten by: Biennale di Venezia

Gli Emirati Arabi Uniti a Venezia: lo spazio del quotidiano

Gli Emirati Arabi Uniti a Venezia: lo spazio del quotidiano

Intervista a Khaled Alawadi, curatore del padiglione nazionale intitolato “Paesaggi urbani oltre la grande scala” alla 16. Mostra Internazionale di Architettura

 

Gli Emirati Arabi Uniti si presentano alla prossima Biennale di Architettura di Venezia con una riflessione che, mantenendo un’attenzione verso la piccola scala in continuità con l’approccio che caratterizzò la loro presenza alla precedente edizione, si concentra sui temi del paesaggio umano legato alla vita quotidiana. Il curatore Khaled Alawadi (nell’immagine a fianco, Courtesy National Pavilion UAE – la Biennale di Venezia), architetto, studioso e docente di Urbanistica sostenibile presso il Masdar Institute di Abu Dhabi (Khalifah University of Science and Technology), ricorda a riguardo il pensiero del padre fondatore degli Emirati, lo sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan, secondo il quale il disegno urbano avrebbe dovuto avere come scopo quello di alimentare la felicità e la coesione sociale, mettendo i bisogni dell’uomo al centro del progetto. Abbiamo chiesto al curatore qualche anticipazione e il suo pensiero in proposito.

 

L’Italia e le regioni arabe vantano una tradizione di relazioni lungo i secoli. Questa relazione è molto forte specialmente fra Venezia e il mondo arabo. Come si rapporta con questa lunga storia e com’è il suo rapporto personale con Venezia?

La Biennale di Venezia è una delle più significative manifestazioni culturali al mondo e ha luogo in una città unica. La Biennale offre l’opportunità ai Paesi di tutto il mondo di incontrarsi per un dialogo e uno scambio in uno scenario che ci permette di celebrare e promuovere i risultati degli Emirati Arabi Uniti nel campo delle arti, dell’architettura e degli sviluppi culturali connessi, nella cornice di una scena internazionale.

 

La storia del padiglione degli Emirati alla Biennale ha un inizio piuttosto recente, eppure è già diventato uno degli appuntamenti più interessanti della manifestazione. Quali sono le sue aspettative per l’edizione 2018?

Dal momento che presentiamo una varietà di riflessioni inedite su differenti luoghi e paesaggi umani negli Emirati Arabi Uniti, concentrandoci al contempo sugli spazi informali e propri della vita di tutti i giorni, io spero di poter arricchire nei visitatori la comprensione dello sviluppo urbano e dell’architettura degli Emirati andando al di là della visione comune che si ha del tema del grande sviluppo urbano del nostro paese.

 

Ci può dare delle anticipazioni sul vostro prossimo padiglione? Qual è il suo approccio al tema proposto dalle curatrici Yvonne Farrell e Shelley McNamara, “Freespace”?

“Paesaggi urbani oltre la grande scala”, questo il titolo dell’esposizione, ci permette di compiere un viaggio nella parte più umana e meno celebrata del paesaggio sociale e fisico degli Emirati. Si porta la discussione sull’architettura e la pianificazione negli Emirati oltre i confini della spettacolarità per sottolineare il ruolo dell’architettura e del disegno urbano nella creazione della “coreografia” della routine della vita quotidiana della gente. In particolare viene indagato il ruolo del paesaggio “quotidiano”, di tutti i giorni, nel facilitare le attività di relazione sociali fra le varie zone degli Emirati. A Venezia la mostra esplorerà le interconnessioni fra la fisicità dell’architettura e dei luoghi e la coreografia in movimento della vita di tutti i giorni. La vita di tutti i giorni o la coreografia dell’informale, paesaggi umani degli Emirati non pianificati, saranno indagati grazie ad una selezione curatoriale di varie tipologie e luoghi provenienti da diversi paesaggi degli Emirati, ad esempio sobborghi, blocchi urbani, vie e viali, piazze e spazi pubblici, montagne ed insediamenti agricoli. La mostra presenterà un’indagine sulle loro caratteristiche fisiche e tipologiche; i ritmi dei comportamenti e le matrici informali della vita; le tradizioni architettoniche e del design che le hanno plasmate. Inviterà i visitatori a prendere coscienza di quegli importanti paesaggi che sono spesso sovrastimati nella percezione comune riguardante la problematica del super sviluppo degli Emirati.

 

Che cosa si aspetta dalla discussione con gli altri paesi circa il tema proposto dalle curatrici?

Gli Emirati hanno un patrimonio architettonico unico, che dialoga con la rapida urbanizzazione e lo sviluppo e che offre un ambiente ricco per pensare al futuro dell’architettura e della pianificazione. Io sono onorato di poter condividere tutto questo con il resto del mondo nell’ambito della Biennale e attendo la discussione e lo scambio di idee con le altre nazioni prendendo in considerazione il loro paesaggio urbano, a loro volta unico.

 

LEGGI L’INTERVISTA IN LINGUA INGLESE 

 

 

In copertina: Bambini mentre giocano nel quartiere di Bani-Yas ad Abu Dhabi. Courtesy National Pavilion UAE – la Biennale di Venezia.

 

 

 

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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Last modified: 13 Marzo 2018