Non c’è campo che egli non abbia toccato: dalla critica d’arte al design, dall’architettura all’estetica. Maestro di eleganza, di vita e di pensiero, Dorfles si è meritato una stima ed un affetto generali
Angelo Dorfles detto Gillo (Trieste, 12 aprile 1910 – Milano, 2 marzo 2018) si siede al pianoforte, un bel mezzacoda approntato per l’occasione nel Salone d’Onore della Triennale di Milano. Le mani sulla tastiera, prova alcuni accordi, sicuro e rilassato: la sonorità è tonale, ma il timbro vagamente jazz. Il pubblico applaude, si diverte: lui è allegro e contento che lo strumento gli abbia risposto. È questo uno degli innumerevoli ricordi che le migliaia di persone, distribuite su un numero impressionante di generazioni, che lo hanno incontrato e frequentato possono portare pensando alla sua figura. Sono tutti ricordi al presente: la sua lunghissima ed inimitabile vita ha il tempo presente come constante di un uomo che ha vissuto tutti i suoi giorni come testimone ed interprete del mondo che gli si presentava; una sorta di continuum del quale è stato attore fuori da ogni retorica ed ideologia, mosso da una straordinaria curiosità e capacità di leggere la realtà.
Ripercorrere la sua vita equivale a ripercorrere la storia del Novecento ed un pezzo significativo dell’inizio di questo millennio, essendo stato Dorfles costantemente presente sulla scena culturale fino agli ultimi giorni. Non è stato un testimone dei nostri tempi, ma bensì dei tempi dei nostri nonni, dei nostri padri, nostri e dei nostri figli, propenso com’era ad interessarsi e a capire ogni tendenza, ogni movimento, ogni contraddizione gli si presentasse.
L’occasione dell’esibizione al pianoforte era stata data dalla presentazione in Triennale lo scorso giugno del suo libro Paesaggi e personaggi a cura di Enrico Rotelli e con l’introduzione di Aldo Colonetti per Bompiani; presentazione che si era subito trasformata in un’allegra serata di discussione ed omaggio al maestro. Pochi mesi prima, a gennaio, c’era stata, sempre in Triennale, la folgorante mostra ove un’instancabile Gillo aveva presentato i suoi ultimi disegni dedicati al personaggio Vitriol, fantastica creatura dalle origini alchemiche, spiazzando tutti quelli che, al massimo, si attendevano una retrospettiva.
Nato a Trieste sotto l’impero Austroungarico, infanzia a Genova per poi tornare a Trieste dopo la Prima guerra mondiale. Da qui a Milano nel 1928 per studiare medicina completando il ciclo di studi a Roma e laureandosi in neuropsichiatria. Subito attivo negli anni ‘30 come critico, esordisce anche come pittore per fondare nel 1948 il Movimento Arte Concreta e tornare negli anni ‘50 all’attività critica e speculativa che così bene ha contraddistinto il suo impegno. Dagli anni ‘60 insegna estetica a Milano, Trieste, Cagliari e negli anni ‘80 torna all’attività pittorica e critica. Non esita a sdoganare il kitsch, fino ad allora relegato nel campo del cattivo gusto, ed è instancabile giornalista, scrittore, saggista ed artista riconosciuto. Non c’è campo che non abbia toccato e dalla critica d’arte al design, dall’architettura all’estetica, per decenni gli abbiamo dovuto brillanti interpretazioni su tutto ciò che si affacciava alla ribalta in una Biennale, in una mostra, in un saggio, in un libro.
Maestro di eleganza, di vita e di pensiero, Dorfles si è meritato una stima ed un affetto generali. Forse, oltre alla considerazione e all’ammirazione per un contributo dato al pensiero dell’uomo che va ben oltre la normalità anche per un intellettuale del suo livello, gli dobbiamo la gratitudine per avere reso migliore, con la sua parola e i suoi scritti, la nostra vita.
Fra le mostre dedicategli come artista da ricordare:
New York (Wittenborn Gallery, 1955), Milano (Padiglione d’Arte Contemporanea, 2001; Palazzo Reale, 2010; Fondazione Marconi, 2014), Trieste (Museo Revoltella, 2007), Chiasso (Max Museo, 2010), Rovereto (Mart, 2011), Urbino (Casa Raffaello, 2014), Roma (Macro, 2015), Lugano (Studio Dabbeni, 2016).
Del 2010 è la pubblicazione a cura di Luigi Sansone, Gillo Dorfles – Catalogue Raisonné, Edizioni Gabriele Mazzotta, Milano.
Tra le pubblicazioni:
Discorso tecnico delle arti (1952), Le oscillazioni del gusto (1958), Architettura moderna (1954), Il divenire delle arti (1959), Ultime tendenze dell’arte oggi (1961), Il disegno industriale e la sua estetica (1963), Nuovi riti, nuovi miti (1965), L’estetica del mito (1967), Il Kitsch (1968), Le origini dell’architettura contemporanea. I quattro grandi: Wright, Le Corbusier, Gropius, Mies van der Rohe (1974) Il divenire della critica (1976), Mode & Modi (1978), Architetture ambigue. Dal Neobarocco al Postmoderno (1984), Elogio della disarmonia (1986), Preferenze critiche (1993), Fatti e fattoidi (1997), Irritazioni (2000), Scritti di architettura 1930-1998 (2000), La (nuova) moda della moda (2008), Itinerario estetico (2011), Estetica senza dialettica. Scritti dal 1933 al 2014 (2016), Paesaggi e personaggi (2017)