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Pietro MezziWritten by: Progetti

Social housing, un anno di premi

Social housing, un anno di premi

Breve ricognizione sui riconoscimenti all’abitare sociale: dal Premio Baffa-Rivolta, all’European Collaborative Housing, ai World Habitat Awards; più una mostra al Royal Institute of British Architects

Per anni, nel dibattito architettonico internazionale, il tema dell’edilizia sociale è rimasto confinato in ambiti ristretti. Nell’ultimo periodo si è invece assistito a una forte ripresa d’interesse, tanto che oggi la scena nazionale e internazionale si dimostra molto più matura di qualche tempo fa. Nel frattempo, in questo segmento di mercato, è cresciuta la qualità del prodotto edilizio e del linguaggio architettonico. L’abitare sociale, insomma, è di nuovo una delle questioni centrali dell’azione delle pubbliche amministrazioni, della ricerca architettonica e della formazione universitaria. A conferma di questa tendenza ci sono gli esiti di alcuni premi di architettura che, in Italia e all’estero, si misurano con questo tema storico.

Il Premio Baffa-Rivolta 2017

Un esempio recente è il Premio biennale europeo di architettura sociale Baffa-Rivolta, organizzato dall’Ordine degli architetti di Milano e giunto alla sesta edizione, vinta dagli svizzeri Duplex Architekten con il progetto Cluster House (Haus A) a Zurigo. Il riconoscimento, dedicato agli architetti milanesi Matilde Baffa e Ugo Rivolta, va alle migliori realizzazioni degli ultimi cinque anni dei 28 paesi europei (più la Svizzera) nel campo del social housing. Negli anni, il concorso milanese, al quale nell’ultima edizione hanno concorso 20 progetti, è diventato un punto di riferimento internazionale in materia di edilizia sociale.

Il progetto vincitore fa parte del masterplan urbano del quartiere Hunziker Area, firmato sempre dallo studio svizzero (370 appartamenti, negozi, ristoranti e laboratori) e, secondo la giuria del premio, è stato capace di creare un parallelismo «tra l’edificio premiato e il piano generale per quanto concerne l’unitarietà degli spazi condivisi e quelli privati». La tipologia degli appartamenti-cluster della Haus A rappresenta un nuovo modello di condivisione comunitaria residenziale: gli undici alloggi infatti non prevedono né zone living né di cucina (esclusa una kitchenette per i bisogni più immediati); sono di dimensioni ridotte e disposti come satelliti nella porzione di piano, che misura 400 mq di superficie ed è in grado di ospitare 10-12 persone per appartamento. Le aree living e cucina, disposte liberamente sul piano, hanno dimensioni generose. Ogni piano dispone anche di una lavanderia comune. Le unità abitative prevedono la residenza di persone anziane e disabili, attrezzate con dispositivi dedicati.

Oltre al premio, sono state attribuite tre menzioni speciali: la prima al progetto Magis Terparken dei danesi C.F. Möller Architects; la seconda al Live-Work Complex Kalkbreite degli svizzeri Muller Sigrist Architekten, la terza infine a Living Togheter degli austriaci Frötscher Lichtenwagner.

«Nel 2007, alla prima edizione del premio Rivolta – commenta Paolo Mazzoleni, neo presidente dell’Ordine degli architetti di Milano – nel dibattito architettonico, il tema del social housing era ancora molto laterale rispetto ad altri. Oggi, anche grazie a questa iniziativa che negli anni si è costruita notorietà e rispetto tra gli addetti ai lavori di tutta Europa, l’abitazione sociale è una delle questioni centrali del dibattito architettonico».

Il Premio European Collaborative Housing

In Italia è la Fondazione Housing Sociale, costituita nel 2004 da Fondazione Cariplo, Regione Lombardia e Anci Lombardia, che promuove lo sviluppo del comparto

. Da FHS sono infatti nate iniziative come il Fondo investimenti per l’abitare che promuove, in collaborazione con la Cassa depositi e prestiti, progetti e interventi di edilizia sociale su tutto il territorio nazionale. Tra le iniziative promosse vi è anche la partecipazione al premio European Collaborative Housing Award 2017: un riconoscimento pubblico per progetti innovativi e inclusivi, capaci d’ispirare politiche pubbliche a livello locale e internazionale e d’incrementare la visibilità e di rafforzare il movimento dell’abitare collaborativo in Europa.

L’edizione 2017 del premio è stata vinta dal progetto Cenni di cambiamento, uno dei più importanti progetti di housing sociale in Europa (17.000 mq di superficie), realizzato a Milano, su progetto dello Studio Rossi Prodi (Firenze), che nel 2009 ha vinto un concorso internazionale. Il progetto milanese nasce dal concetto di comunità e di come questa possa essere consolidata anche in un contesto urbanistico monofunzionale e con una presenza limitata di poli aggreganti. L’idea progettuale di Fabrizio Rossi Prodi si basa sul concetto di mixed development e sulla considerazione che a una varietà tipologica degli alloggi corrisponda una varietà sociale.

L’edizione 2017 del premio European Collaborative Housing ha visto altri tre progetti vincitori: il New Ground di Older Women’s Cohousing Community a Londra; il Village Vertical di Villeurbanne vicino a Lione; il Wohnprojekt Wien a Vienna. Una menzione speciale è stata attribuita a St. Ann’s Redevelopment Trust di Londra. Le premiazioni sono avvenute l’ottobre scorso a Berlino, in occasione dell’Experimentdays.

I World Habitat Awards

I progetti premiati da FHS integrano la shortlist dei World Habitat Awards

, un premio annuale organizzato dalla Building and Social Housing Foundation e UN-Habitat, un ente di beneficienza indipendente che, con l’organizzazione dell’ONU, opera per portare aiuti alle popolazioni bisognose di alloggio.

Due i progetti premiati nell’edizione 2017: un programma abitativo per oltre 15.000 famiglie delle Filippine colpite dal tifone Haiyan del 2013; un progetto di alloggi a consumo di energia zero e a prezzi accessibili a Spring Lake in California, destinati a 6.000 lavoratori agricoli della zona.

EU Mies Award

Anche l’edizione 2017 del prestigioso EU Mies Award, organizzato dalla Commissione europea e dalla Fondazione Mies Van der Rohe, si è misurato con il tema della residenza sociale. Il primo premio è infatti andato alla riqualificazione di un grande complesso di abitazioni sociali, il DeFlat Kleiburg di Amsterdam. Un progetto, frutto del lavoro degli studi olandesi NL Architects e XVW Architectuur, di rinnovamento di una stecca residenziale di 500 appartamenti che propone nuove forme di alloggi ai prezzi abbordabili per la domanda non solvibile di casa.

Infine, una mostra

Il ritrovato interesse per l’abitare sociale è infine testimoniato anche da una recente mostra dal titolo “Social Housing. Definitions and Design Exemplars”, curata da Karakusevic Carson Architects, ospitata al Royal Institute of British Architects e basata su una pubblicazione del RIBA dal titolo Social Housing – Definition and Design, che presentava i più innovativi esempi di edilizia sociale in Europa: una mostra e una pubblicazione voluta da una delle più importanti istituzioni internazionali di architettura, a significare la presenza di una nuova generazione di architetti che sta portando l’edilizia popolare verso standard di qualità e di design sempre più elevati.

 

Autore

  • Pietro Mezzi

    Architetto e giornalista professionista. Per anni ha lavorato all’interno di redazioni di testate specializzate nel settore delle costruzioni. Attualmente come freelance scrive per riviste di architettura, design, edilizia e ambiente. È co-autore del libro “La città resiliente” (Altreconomia; 2016) e autore del libro "Fare Resilienza (Altreconomia, 2020)

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Last modified: 9 Gennaio 2018