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Arianna PanarellaWritten by: Reviews

El Equipo Mazzanti, “We play, you play”

El Equipo Mazzanti, “We play, you play”

Il lavoro dello studio colombiano raccontato nella mostra monografica a cura di Luca Molinari e Giancarlo Mazzanti, fino al 29 settembre presso lo SpazioFMG per l’Architettura a Milano

 

MILANO. Lo studio colombiano El Equipo Mazzanti (Giancarlo Mazzanti e Carlos Medellín) è sicuramente uno dei più interessanti degli ultimi anni. Al centro della loro filosofia, il ruolo svolto dall’architettura, la sua capacità di essere un mezzo di trasformazione sociale e gli effetti che può generare.

Per la prima volta in Italia, presso SpazioFMG per l’Architettura, è allestita la mostra monografica “We play, you play”, a cura di Luca Molinari e Giancarlo Mazzanti, che racconta l’approccio e la ricerca architettonica dello studio colombiano. Nell’accogliente galleria-showroom di Iris Ceramica e FMG Fabbrica Marmi e Graniti sono esposti diagrammi, disegni, fotografie e video. Ai progetti realizzati si affiancano le proposte per il nuovo Velodromo e gli impianti sportivi per i Giochi Sudamericani 2010 a Medellín, in un allestimento che coinvolge il visitatore ricreando un laboratorio/workshop per adulti e bambini. Tavoli da lavoro, matite colorate, forme da montare e comporre altro non sono che gli elementi base fondamentali delle architetture dello studio colombiano, ma anche il modo privilegiato attraverso cui interpretarne il lavoro.

L’impegno di El Equipo Mazzanti ha visto la realizzazione di scuole, palestre, musei e biblioteche nelle periferie fragili in un paese, la Colombia, afflitto dalla violenza e dalla diseguaglianza sociale ed economica. In città come Bogotà e Medellín alcuni interlocutori lungimiranti hanno deciso di affrontare questi problemi investendo in cultura, istruzione, infrastrutture e persino in una progettazione di qualità invece che in repressione e sicurezza. Lontani dalle logiche che privilegiano unicamente il miglioramento del centro delle città, hanno guardato invece alle periferie e realizzando opere e spazi pubblici curati a disposizione di tutti, senza distinzioni di classi sociali. Tali progetti sono un esempio di come la politica e le infrastrutture possano insieme favorire l’inclusione sociale e le trasformazioni fisiche, mentre le architetture diventano un punto di riferimento per la comunità, stimolando i rapporti socio-culturali.

Tra le realizzazioni più interessanti dello studio Mazzanti – da vivere e non solo da contemplare -, Hope Forest, un centro sportivo sorto nella periferia di Bogotà in un’area fortemente depressa priva d’infrastrutture pubbliche e nota per i suoi problemi di sicurezza. Si tratta di un progetto aperto, modulare, in grado di espandersi e adattarsi a situazioni diverse grazie ad un tendone che si allunga e modifica a seconda delle circostanze, dove si possono praticare diversi sport o prendere parte ad attività ricreative e accademiche che guidano la comunità verso una cooperazione sociale.

Un altro esempio interessante è l’asilo Timayui a Santa Marta, una nuova struttura educativa flessibile, composta da sei moduli a forma di fiore, disposti organicamente sul terreno in modo da integrare lo spazio esterno nella planimetria dell’edificio. I moduli sono stati concepiti per adattarsi facilmente a diversi assetti, compresi eventuali ampliamenti. Al loro interno includono molteplici funzioni e spazi neutri che contemplano anche un uso possibile da parte del quartiere.

Cambiare una città con la buona pratica è ancora possibile.

 

Immagine di copertina: l’allestimento della mostra (foto di Arianna Panarella)

Chi è Giancarlo Mazzanti

Il fondatore dello studio ha studiato alla Universidad Javeriana de Bogotá (1987) e ha conseguito un diploma post laurea in Storia e Teoria dell’Architettura e Design all’Università di Firenze (1991). Per lui l’architettura deve avere un ruolo sociale. Con questo spirito ha fondato lo studio El Equipo de Mazzanti, a Bogotà, dove lavora da anni. La sua esperienza professionale comprende diversi interventi pubblici di grande scala (centri congressi, biblioteche, centri sportivi, scuole, parchi, infrastrutture) e abitazioni private. Il suo lavoro è stato ospitato alla 15° Biennale di Architettura di Venezia.

Autore

  • Arianna Panarella

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), presso il Politecnico di Milano si laurea in Architettura nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi

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Last modified: 5 Luglio 2017