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Arianna PanarellaWritten by: Design

Cos’è il design oggi? La risposta del SaloneSatellite

Cos’è il design oggi? La risposta del SaloneSatellite

Nella sua 20° edizione, il Compasso d’Oro alla carriera 2014 ha messo in mostra in quasi 4.000 mq 650 designer e scuole internazionali con progetti attenti alla sostenibilità e al design sociale. Mentre il Salone si autocelebra alla Fabbrica del Vapore con una mostra

 

Il design dei giovani talenti è quello che da anni si celebra all’interno del SaloneSatellite, un importante incubatore di idee che ha dato la possibilità a molti progettisti, all’inizio della loro carriera, di confrontarsi con le aziende e il mercato. Vendendo un sogno realizzato, perché molti dei prototipi presentati nelle precedenti edizioni negli anni sono stati messi in produzione.

La manifestazione, premio Compasso d’Oro “alla carriera” nel 2014, quest’anno raggiunge il traguardo della 20° edizione, un lungo percorso che ha visto passare oltre 10.000 under 35 poi divenuti designer affermati, come i francesi Matali Crasset e Patrick Jouin, i finlandesi Harri Koskinen e Ilkka Suppanen, i giapponesi Tomoko Azumi e Nendo, gli americani Sean Yoo e Cory Grosser, le svedesi Front e Johan Lindstén, il belga Xavier Lust, l’argentino Federico Churba e gli italiani Lorenzo Damiani, Tommaso Nani, Cristina Celestino e Francesca Lanzavecchia, solo per citarne alcuni, ma anche la partecipazione di 270 scuole internazionali di design tra le più prestigiose.

All’interno del padiglione si è festeggiato l’importante anniversario, con la piccola esposizione “la Collezione SaloneSatellite 20 anni”. In mostra progetti inediti, pezzi fatti disegnare appositamente per l’occasione, prodotti da aziende italiane, estere e in alcuni casi autoprodotti. Sono stati firmati da 46 designer internazionali, la cui carriera è iniziata al SaloneSatellite che li ha scoperti e accolti negli anni.

Il tema scelto per questa speciale edizione è “DESIGN is…?”: domanda difficile, aperta a molte risposte e visioni perché differenti sono i modi di interpretare, riflettere e di misurarsi con i fruitori finali e di ricercare nuove soluzioni capaciti di migliorare la nostra vita quotidiana. Nei 3.739 mq messi a disposizione dei 650 designer, molti sono stati i progetti degni di nota.

Le scuole internazionali di design hanno presentato i frutti delle loro ricerche, con particolare attenzione ai temi della sostenibilità e al design sociale; aspetti che hanno caratterizzato anche i progetti degli under 35, dove era diffusa una visibile tendenza al minimalismo e all’essenzialità, al di là della nazionalità, anche se la presenza del mondo orientale era marcata.

Una progettazione spesso attenta allo spazio, sempre meno nelle case contemporanee, che vede quindi la creazione di oggetti dalle molteplici funzionalità, il ricorso al minimo ingombro e alla pura geometria delle forme degli oggetti, eliminando ogni inutile decorazione. Come ad esempio gli oggetti del gruppo coreano Plainoddity, risultato perfetto tra tradizione e contemporaneità, o quelli d’uso quotidiano ridotti alla loro essenzialità degli americani Erden e Hale Selek o, ancora, gli arredi del cinese Edmond Wong (vincitore del secondo premio del SaloneSatellite Award), che posso essere utilizzati tutti, dal tavolo alla libreria, per allenarsi in alternava alla frequentazione di una palestra.

Il primo oggetto classificato dell’ottava edizione del premio è stato il Comma Stool/Chair di Pistacchi Design (Taiwan), mentre al terzo posto Ëo, della russa Tanya Repina, paravento realizzato con un innovativo materiale fonoassorbente composto di aghi d’abete e un legante biodegradabile.

 

SaloneSatellite. 20 anni di nuova creatività alla Fabbrica del Vapore

La vera celebrazione del SaloneSatellite avviene in città con una grande mostra che resterà aperta fino a fine aprile.

Non una semplice raccolta ma un’esposizione che fa il punto sulla storia di questa manifestazione e guarda ai risultati raggiunti grazie, soprattutto, al lavoro instancabile della sua fondatrice e curatrice, Marva Griffin Wilshire.

Nel 2007 la mostra “Avverati. A Dream Come True”, aveva raccontato i primi 10 anni di attività. In questo secondo capitolo ritroviamo la curatela di Beppe Finessi il quale, con precisione, ha selezionato e raccolto 500 pezzi, riguardando il lavoro di tutti i designer che hanno partecipato nelle scorse edizioni. Un minuzioso lavoro che ha visto il recupero dei più svariati oggetti da ogni parte del mondo. 500 designer e autori, almeno un centinaio dei quali ormai affermati a livello internazionale, che ritornano protagonisti con i loro oggetti indimenticabili e dimostrano che qualche volta i sogni si realizzano.

Nelle tre lunghe navate della Fabbrica del Vapore, tre grandi strutture in legno sfruttano l’altezza di questo incredibile spazio mettendo in scena il design con un raffinato e leggero allestimento (curato, come nel 2007, da Ricardo Bello Dias, con la grafica di Leonardo Sonnoli) che non distrae e non toglie l’attenzione dagli oggetti in mostra. In queste grandi “teche”, divise in tre tematiche, corrispondenti a tre modalità e approcci progettuali, troviamo raccolti i lavori che hanno contribuito e contribuiscono ancora oggi a definire la storia del design.

Il primo tema è quello dell’innovazione tecnologica, che raccoglie gli autori che hanno saputo ripensare, inseguendo gli insegnamenti dei grandi maestri, le forme tradizionali degli oggetti domestici, semplicemente guardando oltre le cose e reinterpretando quello che già c’è, trovando “un altro modo di fare le cose” (Bruno Munari). La seconda sezione, sperimentazione materica e costruttiva, è dedicata ai progettisti, in alcuni casi “inventori di strutture”, che hanno lavorato in modo particolare sulla ricerca dei materiali e le loro specifiche caratteristiche, sui possibili e differenti modi di impiegarli, sulle lavorazioni o ancora sul tema del recupero e del riciclo. Infine, la ricerca tra forma e decorazione, ovvero oggetti dalla forte valenza scultorea che spesso richiamano per la loro conformazione il mondo della natura, oggetti che disegnano lo spazio o che provano soluzioni decorative mai viste prima, fino ad arrivare a quegli oggetti dove la forma non ha solo un valore estetico ma anche una funzione fondamentale e un profondo significato.

Percorrendo le navate, diventa quasi impossibile fermare lo sguardo sui 500 oggetti che raccontano la nostra vita quotidiana: non solo per via del loro numero, bensì per la sorpresa di trovarsi di fronte a pezzi unici il cui tempo sembra non passare.

 

Fabbrica del Vapore

Via Procaccini 4, Milano

dal 5 al 25 aprile

 

 

 

Autore

  • Arianna Panarella

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), presso il Politecnico di Milano si laurea in Architettura nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi

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Last modified: 12 Aprile 2017