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Arianna PanarellaWritten by: Design

Design Week 2017: alla Triennale di Milano 17 mostre + 1

Design Week 2017: alla Triennale di Milano 17 mostre + 1

Il mondo del design raccontato a Palazzo dell’Arte da designer internazionali, allestimenti e aziende. Peccato per il murales celebrativo dei 10 anni della Fondazione Franco Albini, poco leggibile

 

La Triennale Design Week 2017 trasforma il Palazzo dell’Arte in uno dei luoghi di riferimento, in città, del Salone del Mobile. Utilizza ogni suo spazio per raccontarci il mondo del design attraverso 17 mostre internazionali, oltre che l’immancabile nuova edizione del Triennale Design Museum: “Giro Giro Tondo – Design for Children”.

Espongono aziende, istituzioni, fondazioni; forse fin troppe presenze che, in qualche caso, sembrano assolvere solo un ruolo pubblicitario. Sicuramente non si può non entrare nella Città Immaginaria progettata da Paola Navone per i 60 anni di Abet Laminati. Una mostra divertente e colorata che racconta con leggerezza la lunga storia di un’importante azienda che ha caratterizzato la storia del design italiano. Senza cadere nella banalità di un racconto cronologico o per immagini, lo spazio è pensato come una grande piazza in cui i visitatori possono girare liberamente tra colorate costruzioni/contenitori. Questi raccontano i vari decenni attraverso il colore e l’evoluzione nella decorazione, passando per la serigrafia e la personalizzazione dei laminati da parte di molti designer, tra cui non si possono non citare Alessandro Mendini, Ettore Sottsass e Superstudio. Una narrazione realizzata attraverso superfici e oggetti che sono evocativi più di mille parole.

 

Nessuna traccia di progetto allestitivo invece nello spazio della DESIGN ASSOCIATION npo, dove immagini, video e oggetti accuratamente disposti espongono progetti di design contemporaneo che evidenziano il saldo legame con la tradizione giapponese negli oggetti e nella grafica. Quest’ultima è rappresentata in modo originale nella mostra “Still Motion” dove 5 graphic designer hanno realizzato progetti di grafica su un supporto insolito per il settore, la pietra e in particolare quella portoghese. Anche in questo caso, potremmo vederlo quasi come un ritorno alle origini: il tema delle tradizioni e dei riti è importante e forse in occidente è andato un po’ perso, anche se negli ultimi anni si è fatto grande utilizzo della parola “artigianalità”.

 

Nella mostra della Design Foundation di Istanbul, l’artigianalità è elegantemente rappresentata da 80 opere selezionate di 40 designer e artisti che narrano storie fatte di design, arte e l’artigianato, tecniche, patrimonio culturale e geografie.

 

Temi simili li troviamo anche in “Confluence 20”, la mostra itinerante che presenta 20 designer provenienti da Hong Kong, grande città asiatica internazionale che offre il supporto delle istituzioni a giovani talenti per sperimentare e collaborare insieme. Obiettivo è fornire una visione, se pur in continua evoluzione, delle città in Oriente e Occidente, indagando tradizione e innovazione, artigianalità e tecnologia. In mostra oggetti di alta qualità realizzativa, ma senza un percorso allestitivo unitario.

 

La Korea Craft & Design Foundation, con un raffinato allestimento degno di un grande museo di storia, mette in scena la tradizionale arte della ceramica, attraverso il lavoro dei più illustri maestri nazionali. Le opere realizzate da diversi artisti vengono presentate come oggetti da collezione (molti dei quali lo sono già). Si tratta di oggetti tipici come gli onggi (vasi in ceramica marrone per la conservazione del cibo), i celadon (vasi verde-giada), i buncheong (vasi dalla superficie particolarmente scivolosa) e altri oggetti di porcellana.

 

La grafica ritorna, invece, con una mostra ed un murales. La prima è “30/Creval Art Galleries 1987-2017. A Visual Story”, non allestita forse nel migliore spazio della Triennale, ma con un ricco e importante percorso racconta i trent’anni dalla prima mostra al Refettorio delle Stelline (“22 gennaio 1987: Andy Warhol. The Last Supper”). In mostra, i manifesti delle oltre 200 esposizioni prodotte nelle sue cinque gallerie, 150 stampati fra poster, locandine ma anche libri-oggetto, inviti e cataloghi.

 

Il murales è invece parte delle celebrazioni dedicate ai 10 anni della Fondazione Albini. Una nobile iniziativa che ha recuperato il parapetto del ponte di viale Curie, di fronte al Palazzo dell’Arte, in collaborazione con l’associazione Retake Milano e al Politecnico. L’operazione, che ha sicuramente migliorato la qualità degli anonimi parapetti in cemento, però forse risulta poco forte sia per l’uso dei colori che della grafica, che difficilmente attirerà l’attenzione dei passanti.

 

Immagine di copertina: il murales della Fondazione Franco Albini (© Arianna Panarella)

 

Autore

  • Arianna Panarella

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), presso il Politecnico di Milano si laurea in Architettura nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi

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Last modified: 11 Aprile 2017