Visit Sponsor

Luis Moya GonzalezWritten by: Città e Territorio Forum

Madrid: alla prova dei fatti, la partecipazione mostra la corda

Madrid: alla prova dei fatti, la partecipazione mostra la corda

Nonostante gli sforzi compiuti dalla Giunta guidata da Manuela Carmena, nella capitale spagnola molte associazioni manifestano insoddisfazione riguardo ai procedimenti di partecipazione che sembrano confluire ancora una volta nel dirigismo o nell’inazione. Il caso del progetto di riqualificazione Mahou-Calderón

 

Il paesaggio urbano è costituito dall’architettura e dalla popolazione che la abita con le proprie esperienze, che sono a loro volta conseguenza della loro cultura. La città è per questo in continua costruzione sotto l’intervento dei suoi fruitori. La partecipazione non è altro che un sistema organizzato per favorire diverse forme d’intervento. La partecipazione può essere attiva e decisionale, o semplicemente regolata in un processo legale, spesso burocratizzato. Ci riferiremo al primo caso, giacché il secondo si utilizza generalmente per difendere interessi economici concreti con meccanismi che non sempre sono alla portata degli utenti.

In Spagna s’inizia a teorizzare il concetto di partecipazione urbanistica all’interno dei movimenti clandestini degli ultimi anni della dittatura (anni ’60), seguendo le teorie di Henri Lefebvre e Christopher Alexander. Il primo apporta una forma di azione sociale generale e il secondo una metodologia d’intervento locale collettiva. Le due teorie sono entrambe vigenti e ispirano i processi attuali di partecipazione decisionale che può finalmente svilupparsi sotto forme diverse: per pressione o irruzione degli agenti sociali, per invito da parte degli agenti pubblici o per autogestione. Ma, come indica John Forester nel 2015, costituisce sempre una forma di negoziazione.

A Madrid la partecipazione decisionale si organizzò durante i decenni di lotta al franchismo, condivisa da diversi settori della popolazione, con l’appoggio clandestino dei partiti di sinistra e di una parte della chiesa progressista, e si mise in atto tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, come espressione della nuova fase democratica. Un esempio è il quartiere Puente de Vallecas: segregato da Madrid dall’orografia e dalle grandi infrastrutture per la mobilità urbana, aveva dovuto assorbire negli anni ’50-’60 una popolazione di circa 200.000 abitanti provenienti dalle regioni povere del sud della Spagna che vivevano in lottizzazioni residenziali sub-standardizzate, senza dotazioni né trasporti. Grazie al processo di partecipazione questo quartiere ha trasformato la sua tara in segno d’identità, presente ancora oggi nei testi delle musiche dei suoi gruppi di protesta, nel cinema sociale che è stato girato nelle sue strade, e nell’arte effimera urbana che rimanda alla Scuola di Vallecas dei tempi della Repubblica, con artisti della categoria di Benjamín Palencia, Alberto Sánchez, Maruja Mallo e Rafael Alberti. L’arte è riuscita a fondere in meravigliosi quadri e poemi la condizione rurale con quella urbana, la popolare con la metropolitana.

Questa esperienza di associazionismo partecipativo si andò dissolvendo durante la democrazia, assorbita dai partiti politici, specialmente di sinistra. Dopo un paio di decadi di anomia dei cittadini, in cui si produsse la cosiddetta “bolla immobiliare”, è sorto, insieme alle ansie di partecipazione, il Movimento “15 M” che ha dovuto inizialmente scontrarsi con una gestione comunale in mano al PP (partito conservatore). In poco tempo, e a differenza del Movimento 5 Stelle italiano, il 15 M si è trasformato in partito politico con il nome di Podemos ed è entrato, con le elezioni di maggio 2015, a governare la capitale in una coalizione chiamata Ahora Madrid, guidata dal prestigioso magistrato progressista e indipendente Manuela Carmena.

Coerente con le sue origini, Carmena ha messo in marcia diversi processi di partecipazione con lo scopo di risolvere operazioni speculative ereditate dalle iniziative immobiliari della tappa anteriore. Nonostante gli sforzi senza dubbio fatti, gran parte delle associazioni manifesta, negli ultimi mesi, una certa insoddisfazione riguardo ai procedimenti di partecipazione che sembrano confluire ancora una volta nel dirigismo o nell’inazione.

In qualità di consulente dell’associazione di quartiere, chi scrive ha vissuto in prima persona un caso che ne costituisce un chiaro esempio: il progetto di riqualificazione di una zona di 20 ettari di cui la metà appartenenti allo stadio di calcio del club Atletico Madrid e anticamente proprietà della fabbrica di birra Mahou. Un’area strategica per la capitale. Durante il mandato del PP, era stato redatto un progetto che includeva grandi torri di 20 piani e due grattacieli di 36. L’operazione fu bloccata dal Tribunale di giustizia in risposta a una denuncia degli ecologisti, con l’appoggio del nuovo governo municipale di Ahora Madrid. Il nuovo progetto propone una versione contemporanea della scacchiera ottocentesca, con edifici di un’altezza media di 7 piani, riducendo di un terzo le cubature precedenti. L’associazione di quartiere, pur condividendo il nuovo progetto che raccoglie in gran parte i loro suggerimenti, ha rivendicato temi concreti che migliorerebbero la vita quotidiana: evitare un importante traffico di passaggio, ridurre l’altezza degli edifici al di sotto dei 12 piani, ampliare razionalmente i centri scolastici presenti nella zona. Paradossalmente, nonostante i promotori privati abbiano manifestato una disponibilità a venire incontro a tali richieste, l’Assessorato all’Urbanistica sta rifiutando un ulteriore accordo. Con la mancanza di esperienza, l’accumulazione di casi e la loro urgenza, iniziano ad assommarsi gli antichi vizi della “casta”: opacità, inflessibilità nella negoziazione, divorzio tra decisione politica e ragionamento tecnico, avvicinamento progressivo ai promotori immobiliari e simultaneo allontanamento dall’associazione di quartiere.

In conclusione, la partecipazione cittadina sta ritardando un’operazione necessaria al Comune per giustificare l’arresto delle operazioni urbanistiche ereditate e per non essere accusato di frenare lo sviluppo economico e, in conseguenza, l’offerta di posti di lavoro. Però la struttura socio-economica ha bisogno di tempo per essere trasformata e, per questo, manteniamo la speranza nel futuro della partecipazione autentica dei cittadini, necessaria per configurare un paesaggio più amabile.

 

Traduzione di Graziella Trovato

LEGGI L’ARTICOLO IN LINGUA ORIGINALE

 

 

 

Autore

  • Luis Moya Gonzalez

    Architetto, dal 1985 è docente alla Escuela Técnica Superior de Arquitectura di Madrid. Ha studiato al Collegio d'Europa di Bruges (Belgio). Le sue ricerche riguardano il recupero dei centri storici e il restauro dei monumenti, il paesaggio urbano e l'abitazione sociale. In particolare, i tre temi d'indagine sono recentemente confluiti nelle analisi sulla patrimonializzazione dei quartieri di edilizia pubblica a Madrid, comparati ad altri esempi europei. Parallelamente, è titolare di studio professionale che condivide a Madrid con Graziella Trovato, sviluppando progetti per spazi pubblici e inerenti la valorizzazione del patrimonio storico: tra gli altri, si ricordano il parco di Valdebernardo a Madrid e il catalogo dei 15.000 edifici protetti della capitale. Ha ricevuto riconoscimenti ed è autore di numerose pubblicazioni ;riveste inoltre ruoli nell'organizzazione accademica e culturale

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 600 times, 1 visits today)
Share

Tag


,
Last modified: 4 Dicembre 2016