Un confronto con il presidente Claudio De Albertis in occasione della presentazione dei dati nel rinnovato spazio foyer del Teatro dell’Arte
MILANO. A circa due mesi dalla chiusura della XXI Esposizione Internazionale della Triennale, «21st Century. Design After Design», emergono i primi bilanci. Non è stato certo semplice ritornare dopo vent’anni d’assenza, mentre il numero di esposizioni in giro per il mondo si è moltiplicato e forse gli stessi milanesi si sono un po’ dimenticati di questa storica manifestazione.
I dati sono stati resi noti qualche giorno fa durante la presentazione della «Mini Creative Area», il rinnovato spazio foyer del Teatro dell’Arte, su progetto di Jacopo Foggini (nella foto di copertina di Gianluca Di Ioia). Destinato ad accogliere gli spettatori del teatro ma anche a ospitare presentazioni, incontri, lecture e spettacoli, l’intervento evidenzia come, nonostante l’importante impegno per la XXI Triennale, i lavori non finiscano mai e si miri sempre più a una maggiore visibilità anche internazionale.
La Triennale si ritiene soddisfatta per i risultati fin qui raggiunti: 99.625 biglietti venduti al 26 giugno, 225.802 visitatori a ingresso libero, un totale di 325.427 presenze. Numeri che ricordano le prime esposizioni e fanno presagire il raggiungimento delle 500.000 presenze posto come obiettivo. Grande successo di pubblico per la mostra «Architecture as Art» negli spazi dell’HangarBicocca, così come per le tre esposizioni al Palazzo dell’Arte: «Stanze. Altre filosofie dell’abitare», «W-Women in italian design» (nuova edizione del Triennale Design Museum) e «Neo Preistoria-100 Verbi».
Abbiamo chiesto al presidente Claudio De Albertis se, oltre al tema dell’affluenza, sia stata fatta una prima “lettura critica” dell’attuale edizione: «Ci stiamo lavorando, ed è un percorso necessario anche in vista del fatto che ci stiamo preparando alla stesura del programma della XXII Esposizione Internazionale del 2019». Proprio in merito alla presentazione della XXII edizione presso il Bureau international des expositions, De Albertis ci ha raccontato che si sta «ragionando sul titolo e di conseguenza sull’argomento. Per il format abbiamo molte idee, ma arriveremo solo ad ottobre a decidere cosa faremo. Tendenzialmente l’idea è quella di farla anche fuori del Palazzo della Triennale, ma probabilmente concentrata in tre, quattro o cinque luoghi dove la nostra presenza sia più significativa anche dal punto di vista degli spazi occupati». Osserviamo che forse una criticità di questa edizione siano le troppe sedi. De Albertis ribatte che «Ci sono sedi che sono dei luoghi fantastici tuttavia dimenticati dalla gente, anche dai milanesi. Noi pensavamo di ridare loro smalto, anche perché crediamo nella collaborazione tra istituzioni, ma questo probabilmente non si fa con una sola operazione. È una cosa di cui dovremmo tenere conto ed è per questo che in linea di principio stiamo pensando di rivolgerci a meno sedi dove, però, si possa avere molto più spazio, magari concentrando i paesi ospitati che speriamo siano molti di più ed anche con proposte più pregnanti. Sostanzialmente, in questa edizione, questi paesi non si ricordavano più della Triennale Internazionale e sono stati chiamati al loro impegno abbastanza tardi. Crediamo, ora è che ripartita, che sia più facile per il futuro raggruppare le partecipazioni internazionali».
La Triennale cerca quindi di riprendere una tradizione che per molti anni ha visto grandi nomi e importanti partecipazioni e anche di ricucire un rapporto con il pubblico. Un contributo importante l’hanno dato i 150 eventi realizzati, tra concerti, presentazioni, conferenze e workshop; 98 appuntamenti, tra lectio magistralis, conferenze, talk, incontri, tavole rotonde e presentazioni di volumi. Abbiamo chiesto se l’obiettivo di parlare di design, di progetto, sia stato raggiunto; e che quadro ne emerge nel XXI secolo. «Moltissimi sono stati gli eventi di vario genere organizzati e che hanno visto circa 20.000 partecipanti. Adesso ci sarà uno sforzo ancora maggiore in questa direzione. Siamo in una fase in cui credo vadano posti seriamente degli interrogativi prima ancora di tirare delle conclusioni. Probabilmente per capire dove si va è ancora presto; noi abbiamo cercato di cogliere quelle che sono le contraddizioni, le inquietudini, i fenomeni emergenti. Non avevamo la pretesa di tirare fuori noi una lettura dei fenomeni in corso».
Per concludere, abbiamo chiesto se il grande sforzo fatto per portare la XXI Triennale anche ad Expo abbia raggiunto i risultati attesi. «La mostra è molto interessante», ci dice De Albertis, «pone interrogativi seri sui grandi fenomeni e sulle grandi trasformazioni che stanno subendo le città. Crediamo che l’affluenza sarà ancora maggiore, sia perchè è stato recuperato “L’albero della vita”, sia per le varie attività che sono state inserite lungo il cardo».
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Milano , mostre , triennale milano
Last modified: 8 Luglio 2016