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Michele Cerruti ButWritten by: Reviews

Scenografia da selfie al MAXXI

Scenografia da selfie al MAXXI

Visita all’installazione firmata da Parasite 2.0, vincitori dello Young Architects Program 2016 del MAXXI a Roma

 

ROMA. L’installazione che ha vinto lo Yap 2016 e che, fino al 5 ottobre, farà da sfondo alla fitta programmazione estiva del MAXXI è una scenografia da selfie. «MAXXI Temporary School: The museum is a school. A school is a Battleground» è il progetto inaugurato il 22 giugno in piazza Alighiero Boetti e disegnato dai Parasite 2.0, giovanissimo collettivo milanese a cavallo tra architettura, arte e pensiero che dal 2010 insiste su una messa in crisi dei paradigmi del progetto e su una non banalizzazione della città.

I tre divertenti padiglioni che invadono lo spazio pubblico antistante il museo firmato da Zaha Hadid Architects sono palcoscenici in legno ricoperti di gomme riciclate fluo e colonizzati da sagome pop di un immaginario naturale antropizzato, a metà tra il reale e il fantastico. Un tirannosauro sull’Himalaya, un ufo in neon con frecce rubate a Las Vegas, lampadine da set a corona di due palmizi, dolmen in mezzo a un arcobaleno, meteoriti e pianetini incagliati e un serioso guardiano moai dell’Isola di Pasqua. Su cui con la tecnologia del green screen si può proiettare incontaminati (forse) paesaggi naturali dal mondo, contribuendo a una sorta di spaesamento virtuale e catapultandosi in fondali intercontinentali nel più fine stile trash televisivo anni ‘90.

Le ironiche scenografie che si aggiudicano il contest di promozione per giovani architetti organizzato dall’alleanza tra MAXXI, MoMA/MoMA PS1 di New York, Constructo di Santiago del Cile, Istanbul Modern e MMCA di Seul sono quasi disarmanti. Non sono dispositivi, non attivano processi comunitari, non s’impegnano socialmente nella soluzione dei problemi dell’umanità, come si sarebbe forse potuto prevedere entro il dibattito architettonico à la page. Lo smembramento del padiglione in tre parti e le abbacinanti e ipersaturate scenografie perfette per i selfie da social network sono, al più, una sarcastica riflessione intorno all’insostenibilità della pratica architettonica votata al paradigma dell’immagine. Apoteosi dell’Instagram Architecture, l’installazione e la fitta programmazione culturale a essa connessa rivendicano con forza un ritorno al reale e al ruolo intellettuale dell’architetto. In grado non tanto di salvare l’umanità e rigenerare le città quanto, piuttosto, di riconoscere come “deserti urbani” i luoghi delle inaspettate interazioni tra artificio e natura. Per trasformarli, senza invaghirsi mai dei dogmi, in isole dell’utopia.

 

22 giugno – 5 ottobre 2016

YAP MAXXI 2016. “MAXXI Temporary School: The museum is a school. A school is a Battleground”

MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo

Roma, via Guido Reni, 4A

www.fondazionemaxxi.it

 

Autore

  • Michele Cerruti But

    Dottorando in Urbanistica all’Università IUAV di Venezia e collaboratore alla didattica al Politecnico di Torino. Con una formazione che tiene insieme studi filosofici e di architettura, studia la città e il territorio nella sua relazione con l’economia e la società. A partire dalla ricerca internazionale “Territories in Crisis”, cui ha preso parte, lavora a Torino con il gruppo guidato da Cristina Bianchetti e si occupa in particolare di distretti industriali e di territori produttivi, con un’attenzione specifica alle idee e alla costruzione teorica della disciplina

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Last modified: 24 Giugno 2016