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Cristina DonatiWritten by: Progetti

Il Museo del Duomo di Firenze: città sacra dentro la città

Il Museo del Duomo di Firenze: città sacra dentro la città

Visita al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, riaperto e più che raddoppiato, su progetto di studio Natalini con Guicciardini & Magni

 

FIRENZE. La città vive la sua attesa visibilità internazionale con la recente inaugurazione dell’altrettanto atteso Museo dell’Opera del Duomo che ci restituisce un patrimonio inestimabile. Fondato nel 1891, il Museo possiede infatti la maggiore concentrazione di statue e rilievi di artisti come Arnolfo di Cambio, Lorenzo Ghiberti, Donatello, Luca della Robbia, Michelangelo Buonarroti ed altri ancora. Molte di queste opere furono realizzate per adornare le facciate degli antichi «landmark» della città: il Battistero di San Giovanni, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, il Campanile di Giotto.

Questa «urbanità» delle opere ha caratterizzato il progetto architettonico dello studio Natalini con Guicciardini & Magni che hanno sapientemente trasformato la museologia, curata da monsignor Timothy Verdon, in un percorso urbano che culmina nel grande «vuoto» del Teatro degli Intrepidi, riprogettato come spazio in cui far rivivere l’antico connubio tra Arte e Architettura. Questa evocativa «nuova piazza» è la «firma» di Adolfo Natalini che da sempre dichiara la sua passione per la realizzazione di un’architettura urbana, concepita come un frammento di città in cui prevale quel rigore indispensabile ad esprimere la continuità con i luoghi.

Così, la grande sala dell’ex Teatro (500 mq) oggi ospita la messa in scena dell’architettura della facciata trecentesca del Duomo, ricostruita con un modello a grandezza naturale, realizzato con membrature architettoniche in resina caricata in polvere di alabastro su una struttura metallica. Il lato opposto è invece concepito come una contemporanea quinta urbana in marmo su tre livelli da cui intravedere scorci della facciata arnolfiana. L‘evocativo dialogo tra i due fronti è inondato di una suggestiva luce opalina che filtra dai lucernari in copertura. Questa sala, detta anche Sala del Paradiso, è il cuore del museo e il simbolo della sacralità fiorentina. Vi sono esposti anche i due grandi sarcofagi romani che durante il Medioevo e Rinascimento si trovavano all’esterno del Battistero. Si riuniscono così opere nel tempo disperse ma concepite come un «ensemble» che il nuovo progetto ricompone in un ritrovato dialogo tra l’Antichità, il Medioevo, il primo Rinascimento e la Maniera che un tempo fu il vanto di Firenze.

Come ricorda Natalini, «progettare il Museo dell’Opera del Duomo ha voluto dire partecipare a un’impresa durata più di settecento anni. Ha significato aggiungere segni su un palinsesto su cui tanti prima di noi ma anche insieme a noi hanno impresso i loro. Il museo narra una storia lunghissima, ma al contempo è un’opera che rimette insieme sculture pitture e arredi pensati per tempi e luoghi diversi. I luoghi per cui erano state pensate sono vicini gli uni agli altri (il Battistero, il Duomo, il Campanile), mentre i tempi sono lontani tra loro; il museo raduna i luoghi e i tempi attraverso la continuità».

 

 

Il progetto museologico

Dopo 13 anni dal concorso e un investimento di 45 milioni, il museo è stato più che raddoppiato, passando da 2.400 a 6.000 mq. 

Nel 1997, l’Opera del Duomo poté acquistare gli spazi dell’ex Teatro degli Intrepidi, inaugurato nel 1779, chiuso e trasformato in magazzino nel 1914 e successivamente in garage. Questa vasta struttura (oltre 3.000 mq) attigua al vecchio museo, ha permesso di risolvere il problema museologico di come esporre più di 100 frammenti provenienti dalla facciata medievale smantellata nel 1587, tra cui 40 statue monumentali. Come scrive monsignor Verdon, «guardando i 36 m di lunghezza dell’antico teatro, l’altezza che sforava i 20 m e la larghezza altrettanto ampia, abbiamo compreso che qui sarebbe stato possibile ricostruire l’antica facciata di Arnolfo di Cambio, mai portata a termine ma ben conosciuta grazie a un disegno realizzato al momento dello smontaggio nel XVI secolo di Bernardino Poccetti». Il grande spazio dell’ex Teatro (rinominato Sala del Paradiso, già Sala dell’antica facciata) è ridisegnato come una teatrale ricostruzione dell’esterno urbano. Sui due lati lunghi si confrontano due facciate: quella trecentesca arnolfiana con le statue collocate nelle posizioni indicate nel disegno cinquecentesco del Poccetti e quella contemporanea di marmo bianco con tre porte e 30 aperture. Le tre porte sono quelle del Battistero: due sono del Ghiberti (di cui una è la Porta del Paradiso), la terza, di Andrea Pisano, sarà installata tra due anni. La facciata, scandita da tre livelli di gallerie, ospita le statue antiche, quelle del campanile e i modelli storici per la facciata del duomo. La stessa scansione del fronte prosegue nei lacunari della copertura, dove i lucernari, schermati da una membrana opalina, inondano la grande Sala di una suggestiva luce zenitale.

All’esperienza evocante la magnificenza della piazza esterna nella Sala dell’antica facciata, seguono tre ambienti più piccoli: una cappella delle reliquie; una sala con pale d’altare votive con, al centro, la Maria Maddalena penitente di Donatello e, infine, una sorta di santuario in pietra serena dove il visitatore può contemplare la penultima scultura di Michelangelo, una grande Pietà pensata probabilmente per la tomba dell’artista. Realizzata nello spazio della vecchia sala di Bonifacio VIII, la sala è composta da una parte preparatoria e una parte terminale di grande altezza, che ospita il gruppo scultoreo. Il volume puro è illuminato dall’alto attraverso un velario che simula la luce naturale in un interno. Il gruppo della Pietà risalta lievemente sul fondo intonacato della parete terminale, tra il grigio delle pareti laterali e del pavimento in pietra. Un basamento centrale, ad evocazione di una mensa di altare, consente l’apprezzamento dell’opera in analogia alla collocazione immaginata da Michelangelo.

La visita continua al primo piano, nella galleria (lunga 36 m) che ospita le sculture realizzate per il Campanile di Giotto. Una seconda galleria (lunga 20 m e alta 6) ospita oggetti collegati alla costruzione della cupola brunelleschiana.

Il secondo piano ospita, in una galleria analoga a quella del primo piano, opere del tardo Cinquecento e primo Seicento relative agli sforzi dei regnanti medicei di «modernizzare» la Cattedrale: grandi modelli lignei dei progetti di Bernardo Buontalenti, Giovan Antonio Dosio, Gherardo Silvani ed altri per la nuova facciata a sostituzione di quella smantellata nel 1586. A questo punto il percorso museologico riconduce al primo piano del Museo storico, dove un allestimento completamente rinnovato evoca l’interno del Duomo. Prima di avviarsi all’uscita passando per il bookshop ed i servizi, un’ultima sequenza di sale documenta il processo pluridecennale che portò, negli anni 80 dell’Ottocento, alla realizzazione della facciata neogotica che oggi adorna il Duomo.

 

 

Per_approfondire

I crediti del progetto

Committente: Opera Di Santa Maria Del Fiore (OPA) Presidente: Franco Lucchesi Responsabile unico del procedimento: Paolo Bianchini Progetto: Natalini Architetti, Guicciardini & Magni Architetti Gruppo di progettazione: Adolfo Natalini, Fabrizio Natalini, Piero Guicciardini, Marco Magni, Nicola Capezzuoli, Edoardo Botti, Giuseppe Lo Presti Strutture: Leonardo Paolini Impianti elettrici: Giancarlo Martarelli, Daniele Baccellini Ingegneria meccanica: Roberto Innocenti Direzione lavori: Adolfo Natalini Illuminotecnica: Massimo Iarussi Prevenzione incendi: Roano Braccini Identità Visiva: Rovai Weber Design Multimedia: Nilvio Natali, Nicolò Natali Impresa: CMB Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi

Un po’ di date e numeri

29 ottobre 2015: apertura al pubblico del nuovo Museo dell’Opera del Duomo 8 settembre 1296: anno di fondazione del Duomo di Firenze e dell’Opera del Duomo 1420 -1436: Filippo Brunelleschi costruisce la cupola del Duomo 1432: Filippo Brunelleschi viene incaricato di costruire la sede dell’Opera del Duomo nei cui locali 400 anni dopo sarà realizzato il primo Museo dell’Opera 3 maggio 1891: inaugurazione del primo Museo dell’Opera del Duomo, costituito da 2 sale 1997: L’Opera del Duomo acquisisce, per 9,1 milioni di euro, una vasta struttura settecentesca attigua al vecchio museo, il Teatro degli Intrepidi 23 dicembre 1999: Riapertura del Museo con un nuovo allestimento 45 milioni di euro: Investimento complessivo del museo (acquisizioni, costruzione, allestimento e restauro delle opere) 6.000 mq: spazio espositivo del nuovo Museo 25: sale per 3 piani 36 x 20 x 20 m: dimensioni della Sala dell’antica facciata 750: Opere della collezione del Museo 40: Le statue del Trecento e del primo Quattrocento realizzate per l’antica facciata del Duomo, iniziata da Arnolfo di Cambio nel 1296, mai finita e smantellata nel 1587 16: Le statue a grandezza naturale realizzate per il Campanile di Giotto da Andrea Pisano, Donatello e collaboratori 54: I rilievi scultorei provenienti dal Campanile di Giotto 100: I frammenti provenienti dell’antica facciata del Duomo

Autore

  • Cristina Donati

    Prima collaboratrice poi redattrice della testata online fin dagli esordi nel 2014. Prematuramente scomparsa nel 2021. Studia architettura a Firenze dove consegue un Dottorato di ricerca in storia dell’architettura. Dopo la laurea si trasferisce a Oxford dove collabora con studi professionali, si occupa di editoria e cura mostre per Istituti di cultura a Londra. Ha svolto attività didattica per la Kent State University (USA) con il corso di Theories of Architetcure. Scrive per numerose riviste internazionali e svolge attività di ricerca sull’architettura contemporanea e i suoi protagonisti. Dirige la collana editoriale «Single» sul progetto contemporaneo per la Casa Editrice Altralinea. E' autrice di saggi e monografie tra cui: «Michael Hopkins» (Skira, 2006); «L’innovazione tecnologica dalla ricerca alla realizzazione» (Electa, 2008); «RSH+P, Compact City» (Electa, 2014); «Holistic Bank Design» (Altralinea, 2015).

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Last modified: 3 Febbraio 2016