Visit Sponsor

Luca GibelloWritten by: Città e Territorio

Parola d’ordine a Catania e Taranto: rigenerazione urbana!

Parola d’ordine a Catania e Taranto: rigenerazione urbana!

Presentate a Urbanpromo le proposte di riqualificazione per il quartiere San Berillo a Catania e per il waterfront di Taranto

MILANO. Le città del Sud alzano la voce. È risuonata nelle sale della Triennale, in occasione della dodicesima edizione di Urbanpromo, la manifestazione nazionale di riferimento per il marketing urbano e territoriale, organizzata dall’Istituto Nazionale di Urbanistica e da Urbit dal 17 al 20 novembre.

A Catania, dai primi mesi del 2016  le gru dovrebbero fare la loro comparsa in un’area di 70.000 mq, incredibilmente abbandonata da 50 anni a seguito di una gigantesca operazione di sventramento edilizio. Ci troviamo nel quartiere San Berillo, lungo corso Martiri della Libertà, in adiacenza al centro storico a ovest e alla stazione ferroviaria con la retrostante area portuale a est. Dopo decenni di paralisi, pare giunto il momento dell’azione grazie alla volontà politica dell’Amministrazione, alla presenza di uno sviluppatore proprietario dell’area (il gruppo immobiliare Parsitalia) e di un masterplan firmato da Mario Cucinella Architects insieme a studio Land per le parti a verde. Si tratta di una grande operazione di ricucitura urbana a partire dal disegno dello spazio pubblico che si fa tettonica del paesaggio nell’articolazione dei giardini pensili, dei percorsi e delle rampe su più livelli, culminanti nelle coperture calpestabili degli edifici che, lungo il boulevard pedonale alberato, non presentano vere e proprie facciate ma un sistema di terrazze e logge. Un’operazione da oltre 200 milioni per funzioni di tipo ricettivo e commerciale, mentre il soggetto pubblico dovrebbe beneficiare di uno spazio museale dedicato all’arte contemporanea, un teatro, un’area mercatale e 350 posti auto (da aggiungere ai 2.000 privati). All’estremità occidentale, piazza della Repubblica dovrebbe trasformarsi in grande parco urbano, dominato dagli spazi liberi, di 5 ettari: il più grande del centro dopo il giardino Bellini. Inoltre, in corrispondenza del boulevard corre il tracciato della linea metropolitana in costruzione, la quale dovrebbe essere pronta nel 2022. Seppur sconti qualche compiacimento formalistico nell’articolazione dei volumi, l’intervento si pone a scala nazionale come riferimento sia quantitativo – sarebbe il principale del Meridione – sia qualitativo. Giusto per fare un esempio, la città di Savona, che presenta un analogo e quasi altrettanto eclatante vuoto urbano dalla stazione in direzione del centro, potrebbe trarne qualche spunto…

Aria più pesante si respira a Taranto dove, complice la delicata situazione dell’Italsider e la stagnazione economica, l’agenda della trasformazione urbana da tempo non registra fatti di rilievo. Risale al maggio 2008 il concorso bandito dall’Autorità portuale per un Centro servizi polivalente presso il molo San Cataldo, aggiudicato l’anno seguente a un raggruppamento guidato da Rosario Pavia. L’idea premiata prevedeva anche la sistemazione del waterfront a partire dal molo Sant’Eligio. Tuttavia, ogni iniziativa è rimasta sulla carta. Recentemente, almeno sul fronte giuridico e istituzionale, qualcosa sembra essersi sbloccato, grazie al Decreto legge n. 1 del 5 gennaio 2015 (convertito dalla legge del 4 marzo 2015, n. 20). L’Autorità portuale, d’intesa con il Comune e le Soprintendenze MIBACT, tenendo validi il progetto del Centro servizi e l’idea di sistemazione paesaggistica, ha promosso un progetto di rigenerazione del tratto compreso tra il molo San Cataldo e il Castello aragonese situato sull’isola della città vecchia, dal lato del mare aperto. Una sorta di rete infrastrutturale articolata, a spessore e quota variabili, in grado di assumere, a seconda dei contesti, molteplici configurazioni: struttura di protezione dei tratti di costa sottoposti all’azione erosiva del moto ondoso, sistema d’interazione porto-città, percorso pedonale sulla linea di frontiera tra porto, città e mare, spettacolare affaccio sul mar Grande al fine di restituire alla comunità un nuovo spazio pubblico.

Autore

  • Luca Gibello

    Nato a Biella (1970), nel 1996 si laurea presso il Politecnico di Torino, dove nel 2001 consegue il dottorato di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica. Ha svolto attività di ricerca sui temi della trasformazione delle aree industriali dismesse in Italia. Presso il Politecnico di Torino e l'Università di Trento ha tenuto corsi di Storia dell’architettura contemporanea e di Storia della critica e della letteratura architettonica. Collabora a “Il Giornale dell’Architettura” dalla sua fondazione nel 2002; dal 2004 ne è caporedattore e dal 2015 direttore. Oltre a saggi critici e storici, ha pubblicato libri e ha seguito il coordinamento scientifico-redazionale del "Dizionario dell’architettura del XX secolo" per l'Istituto dell’Enciclopedia Italiana (2003). Con "Cantieri d'alta quota. Breve storia della costruzione dei rifugi sulle Alpi" (2011, tradotto in francese e tedesco a cura del Club Alpino Svizzero nel 2014), primo studio sistematico sul tema, unisce l'interesse per la storia dell'architettura con la passione da sempre coltivata verso l’alpinismo (ha salito tutte le 82 vette delle Alpi sopra i 4000 metri). Nel 2012 ha fondato e da allora presiede l'associazione culturale Cantieri d'alta quota

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 3.763 times, 1 visits today)
Share

Tag



Last modified: 26 Novembre 2015