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Daria RicchiWritten by: Forum

L’Olanda riparte dalla lezione di Bakema

L’Olanda riparte dalla lezione di Bakema

Anche il contributo olandese diventa un modello di partecipazione virtuale come quello che l’architetto Jaap Bakema inventò ante litteram nel 1950 attraverso una post box, alla quale invitava architetti e intellettuali da tutto il mondo, per raccogliere idee e progetti che guardassero al futuro della società. «Open. A Bakema Celebration» si dichiara tuttavia come critica al modello contemporaneo di società aperto, e questo avviene attraverso la rivisitazione del lavoro di un maestro del moderno come Bakema che dal primo CIAM e poi come parte del Team X ha rappresentato una delle voci più interessanti delle avanguardie del secondo dopoguerra. L’architettura immaginata da Bakema nasceva con l’intento di realizzare una società democratica e aperta e uno stato sociale previdenziale; il noto progetto per il centro commerciale Lijnbaan a Rotterdam e il piano urbano ad Amsterdam Pampusplaan furono strumenti per raggiungerlo. “Oggigiorno, in una società globalizzata e minacciata da un pericoloso populismo che sembra aver perso i suoi ideali egualitari e dove il dibattito sul ruolo sociale dell’architettura è praticamente assente, il lavoro di Bakema rappresenta ancora un punto di riferimento per riconsiderare i principi di una società aperta”, spiegano i curatori Guus Beumer, direttore di Het Nieuwe Instituut, e Dirk van den Heuvel, docente associato di architettura al Politecnico di Delft e direttore del neonato Jaap Bakema Study Centre. Come dargli torto. Oltre a presentare il lavoro di Bakema attraverso un’installazione multimediale fatta di modelli, lettere d’epoca, fotografie, disegni, materiale televisivo e film, hanno immaginato di riattivare la Post Box for the Open Society, una piattaforma online dove architetti e designer potranno dire la loro su come realizzare una nuova società. Ciononostante il padiglione sembra ridursi a una retrospettiva dell’architetto olandese, sempre interessante ma non particolarmente coinvolgente. E anche l’idea di un dibattito virtuale appare un po’ datata.
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Autore

  • Daria Ricchi

    Laureata in architettura presso l’Università di Firenze nel 2003, sta completando un dottorato in storia e teoria dell’architettura presso l’Università di Princeton. Interessata alla riflessione sui confini tra i generi e le narrative storiche, nonchè ai diversi modi di scrivere di architettura, ha pubblicato un saggio sul ruolo della fantasia nei testi di storia: “There is no Fantasy Without Reality. Calvino’s Architectural Fictions" (NAi, 2015). Collabora con diverse riviste di architettura (Il Giornale dell’Architettura, A10, Area) e quotidiani (Casamica, il Corriere della Sera). Il suo primo libro (2005) raccontava il neo-modernismo olandese attraverso il lavoro dello studio Mecanoo, mentre il suo successivo (2007) riguarda il lavoro dello studio newyorkese Diller & Scofidio + Renfro.

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Last modified: 6 Luglio 2015