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Daria RicchiWritten by: Forum

Israele, l’antropizzazione è una traccia sulla sabbia

Israele, l’antropizzazione è una traccia sulla sabbia

Volatile come la sabbia e precario come i confini dello Stato di Israele, il progetto per il padiglione curato da Ori Scialom, Roy Brand, Keren Yeala-Golan e Edith Kofsky è poetico quanto suggestivo. Sui due piani del padiglione si trovano quattro sabbiere all’interno delle quali altrettante braccia meccaniche velocemente disegnano i contorni di costruzioni, e altrettanto velocemente ne cancellano le tracce, in un ciclo che si ripete. Esse narrano la storia della rapida e controversa pianificazione di Israele degli ultimi cento anni: ad ogni sabbiera corrisponde una scala differente, dai piani urbani all’isolato, fino all’unità residenziale. Il titolo del padiglione, «Urburb», è un neologismo che fa riferimento all’incontro e commistione tra urbano e suburbano, condizione che caratterizza quasi ogni insediamento in Israele. I curatori spiegano come il progetto esprima l’idea di vivere in una “macchina modernista, sotto i segni dell’automazione e la promessa di una redenzione utopica”; non solo, enfatizzano come questi disegni “siano impressi dall’alto in conformità con le ideologie e i piani che cambiano”. Rimane al visitatore la scelta di interpretare il progetto come un disegno divino – forse il codice programmato? – che un braccio umano, o meglio meccanico, realizza, ma che esso stesso distrugge, riedificandolo successivamente sempre uguale. A quali popoli appartengano le braccia non è dato sapere. Rimane il dubbio che volontariamente gli insediamenti palestinesi non siano stati né abbozzati né tantomeno contemplati, in nessun piano urbano e neanche in questo padiglione.

Autore

  • Daria Ricchi

    Laureata in architettura presso l’Università di Firenze nel 2003, sta completando un dottorato in storia e teoria dell’architettura presso l’Università di Princeton. Interessata alla riflessione sui confini tra i generi e le narrative storiche, nonchè ai diversi modi di scrivere di architettura, ha pubblicato un saggio sul ruolo della fantasia nei testi di storia: “There is no Fantasy Without Reality. Calvino’s Architectural Fictions" (NAi, 2015). Collabora con diverse riviste di architettura (Il Giornale dell’Architettura, A10, Area) e quotidiani (Casamica, il Corriere della Sera). Il suo primo libro (2005) raccontava il neo-modernismo olandese attraverso il lavoro dello studio Mecanoo, mentre il suo successivo (2007) riguarda il lavoro dello studio newyorkese Diller & Scofidio + Renfro.

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Last modified: 6 Luglio 2015