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Cristina DonatiWritten by: Professione e Formazione

Firenze premia le architetture del territorio

Firenze premia le architetture del territorio

FIRENZE. Il «Premio Architettura Territorio Fiorentino AT’12» nasce già come una sfida e cioè, come affermano gli stessi organizzatori, come un percorso di «scoperta e di indagine per tracciare un quadro sullo stato dell’architettura fiorentina contemporanea, ma anche per delineare il volto della società che l’ha prodotta». Obiettivi eccellenti, nonché atto d’innaturale modestia per i fiorentini, che hanno accettato di mettersi in gioco per «stimolare una riflessione intorno alla loro contemporaneità». Il Premio ha voluto coinvolgere anche committenza e impresa per ricordare quanto il progetto non sia solo un atto di creativo autocompiacimento ma il risultato di un dialogo con ricadute economiche e sociali. Un Premio, quindi, parafrasando Cedric Price, rivolto a una «Architecture as a necessary Art», cioè a una disciplina che sia strumento per l’avanzamento sociale, l’innovazione tecnologica e la trasformazione urbana. La giuria, composta da tre accademici e un critico internazionale, ha decretato un vincitore per ognuna delle cinque categorie in gara e cioè: nuova costruzione, restauro, allestimento e interni, architettura del paesaggio e opera prima. Un’organizzazione curata con premesse di grande correttezza e «realismo critico». Condizioni indispensabili in un contesto locale in cui il patrimonio ereditato dagli architetti del passato è, ancora oggi, l’unica fonte di prestigio culturale nell’immaginario internazionale.
É infatti un dato ineludibile che le trasformazioni urbane e i grands projets fiorentini, faticosamente maturati negli ultimi dieci anni, siano passati quasi del tutto inosservati dalla critica e dalla pubblicistica europea. È quindi doveroso interrogarsi sullo stato di questa peculiare identità, sicuramente penalizzata da un’imprenditoria al collasso e da burocrazie amministrative asburgiche. Fattori che strangolano l’appetibilità di Firenze come dinamico centro economico e catalizzatore di rinnovamento.
Consapevoli di questi connaturati limiti, quale radiografia si evince dalla selezione delle opere che hanno partecipato a questa kermesse? A questo proposito, Colomba Pecchioli, neo-eletta presidentessa dell’Ordine di Firenze, coraggiosamente ha sottolineato che «la giuria ha premiato opere di qualità, progettate per lo più da professionisti affermati. I premiati rappresentano però la difficoltà delle nuove generazioni a partecipare attivamente alla trasformazione dello spazio in cui viviamo». Così, nonostante le accese battaglie generazionali dei massimi vertici della dirigenza fiorentina, in questa occasione, i «figli» hanno voluto o dovuto premiare i «padri»: inedita strategia per sottolineare un passaggio di potere o un legame difficile da superare?
Aldilà della missione competitiva, forse ancora prematura per il territorio, tra i partecipanti, in modo trasversale, spicca qualche «new entry» come il restauro della Dex showroom di Studio 63. Originale l’architettura industriale della Cabel Industry di Massimo Mariani e impeccabile l’interno di Luisa via Roma di Claudio Nardi. Illustre assente, nella categoria nuove costruzioni, Fabrizio Rossi Prodi che ha preferito concorrere tra le opere di landscape, vincendo il premio di categoria.
Sempre con spirito d’indagine, il riferimento al «territorio fiorentino», che si suppone non indichi solo un confine geografico ma soprattutto un incentivo culturale, suscita qualche interrogativo. Come si colloca la contemporaneità fiorentina nel contesto italiano e, non ultimo, europeo? Quali orizzonti di sviluppo identitario sono ipotizzabili per questo territorio? E infine, consapevoli che esiste una peculiarità del tutto italiana che, dal sistema formativo all’affollamento professionale, nega al nostro paese idonei strumenti competitivi, come possono i fiorentini combattere le molte arretratezze, affinché l’eccellenza non sia solo un’occasione episodica?
Domande giustificate dal fatto che la contemporaneità fiorentina non ha ancora raggiunto, nella sua globalità, una riconoscibile personalità e, nella migliore delle ipotesi, esibisce qualità attraverso l’alta professionalità di pochi protagonisti locali. Valutazione che si potrebbe declinare anche per gran parte della produzione italiana che ricorre spesso ai déjà vu di matrice minimalista-tecnologica o si nasconde dietro al confortante alibi di un disegno, reminiscente delle ortodosse regole dei maestri della prima generazione del Moderno. Qual è quindi la nuova etica della contemporaneità? Come si differenzia dalla modernità storicizzata del xx secolo?
Stimolati dal premio AT’12, gli architetti del territorio fiorentino potranno riflettere su questi e altri temi ma anche, come ha ricordato Carmen Andriani, sull’importanza delle proprie radici culturali. In questo senso, la mostra è opportunamente ospitata in Palazzo Medici Riccardi, capolavoro del Quattrocento fiorentino e opera di Michelozzo architetto e Cosimo il Vecchio committente (dell’impresa non ci è dato sapere). Non dobbiamo però neanche dimenticare che, come afferma Renzo Piano, l’architettura è un’«arte corsara» che non può prescindere dal rischio e dalla passione per la scoperta del nuovo.
È comunque apprezzabile che gli organizzatori e gli architetti abbiano, con entusiasmo, accettato questa sfida che porta con sé l’augurio che questo premio non sia solo un gesto retorico ma l’inizio di una ricerca da cui scaturiscano nuove direzioni che riportino Firenze e il suo territorio a dialogare con protagonismo nel mondo.

Il premio, la giuria e i premiati
Promosso dall’Ordine degli Architetti di Firenze, Provincia, Ance e Fondazione Centro Studi e Ricerche Professione Architetto, il Premio «Architettura Territorio Fiorentino AT’12» ha riguardato opere realizzate tra il 2002 e il 2012. La giuria, presieduta da Carmen Andriani (architetto, Università di Pescara) con Joseph Grima (direttore di «Domus»), Pier Paolo Tamburelli (architetto, Università di Genova) e Leonardo Chiesi (sociologo, Università di Firenze), ha valutato 70 opere tra cui ha selezionato i vincitori delle cinque categorie in gara e cioè: Elio Di Franco con il nuovo padiglione accrediti della Fortezza da Basso e Paolo Felli – CSPE con il Polo pediatrico Meyer (Nuova costruzione), Roberto Bruttini con la Torre dell’acqua di San Casciano Val di Pesa (Restauro), Adolfo Natalini con la scala di ponente dei nuovi Uffizi (Allestimento e interni), Fabrizio Rossi Prodi con le opere di mitigazione ambientale del tratto AV Firenze-Bologna nel territorio di San Pellegrino (Architettura del paesaggio), Riccardo Miselli con la sistemazione di piazza Garibaldi a Lastra a Signa (Opera prima). La mostra in Palazzo Medici Riccardi è aperta al pubblico (ingresso libero, ore 9-19) fino al 27 novembre. Il catalogo e l’allestimento, che ben si coniuga con lo spazio e lo spirito della mostra, è a cura di D’Apostrophe. www.premio-at.it

Autore

  • Cristina Donati

    Prima collaboratrice poi redattrice della testata online fin dagli esordi nel 2014. Prematuramente scomparsa nel 2021. Studia architettura a Firenze dove consegue un Dottorato di ricerca in storia dell’architettura. Dopo la laurea si trasferisce a Oxford dove collabora con studi professionali, si occupa di editoria e cura mostre per Istituti di cultura a Londra. Ha svolto attività didattica per la Kent State University (USA) con il corso di Theories of Architetcure. Scrive per numerose riviste internazionali e svolge attività di ricerca sull’architettura contemporanea e i suoi protagonisti. Dirige la collana editoriale «Single» sul progetto contemporaneo per la Casa Editrice Altralinea. E' autrice di saggi e monografie tra cui: «Michael Hopkins» (Skira, 2006); «L’innovazione tecnologica dalla ricerca alla realizzazione» (Electa, 2008); «RSH+P, Compact City» (Electa, 2014); «Holistic Bank Design» (Altralinea, 2015).

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Last modified: 18 Luglio 2015