Kassel. Lo statement che linestimabile Carolyn Christov-Bagarkiev antepone al suo lavoro di direttrice artistica recita: «dOCUMENTA (13) è guidata da una visione olistica e non-logocentrica, scettica rispetto al persistente credere nella crescita economica». E se fosse anche NoLogoCentrica, questa dOCUMENTA (13), richiamando il pensiero di Naomi Klein, la donna che con il suo NoLogo ha aperto il nuovo millennio? Senza ripetere quanto già scritto dai cugini (cfr. «Il Giornale dellArte», giugno 2012), volendo qui occuparci di quanto dal mondo dellarte può essere utile agli architetti anche per gli aspetti allestitivi, vale dare misura dellassoluto livello di qualità dellintera mostra che consta di 193 artisti, ha sedi a Kassel, Kabul, Alexandria/Cairo, Banff, con 13 location principali a Kassel oltre a quelle secondarie.
Tra la notevolissima quantità di opere prodotte per questa edizione (svoltasi dal 9 giugno al 16 settembre), e naturalmente site-specific, vale almeno riflettere sul lavoro di Theaster Gates alla Huguenot House: come già altre volte lautore (che ha un interessante profilo multitask, avendo anche fatto un investimento personale per riuso di un edificio dismesso a Chicago) presenta una trasformazione in corso. Loperazione, coinvolgente in modo diretto, fisico, riguarda linterno di una vecchia casa con una sua storia di gloria e abbandono, ove appunto sinsedia una colonia di artisti-falegnami-carpentieri che lavora recuperando e trasformando direttamente (porte esistenti che divengono armadi e mobili, un solaio che si apre per un doppio volume con luce dallalto ecc.). Una strategia vivace, sostenibile e intelligente, che non disdegna limmaginario largo e molto materiale del fai-da-te preferendolo al voyeurismo worldwide dellimmaterial/digitale.
Diverso il caso del lavoro di Mark Dion che recupera, con grande raffinatezza concettuale, la straordinaria xiloteca realizzata da Carl Schildbach nel 1771-1779, nella collezione del Museo di storia naturale allOttoneum di Kassel. Tipico caso in cui la collaborazione con un designer capace avrebbe regalato efficacia al progetto, che resta invece unottima idea, realizzata però in meste forme retrò: la grande vetrina introvertita ottagonale in legno, appositamente disegnata, ha tutte quelle buone intenzioni (cornicette ecc. fino agli improbabili intarsi, pure molto grandi) che ne fanno un finto-antico o «in stile» segnatamente imbarazzante rispetto al contenuto di meraviglia.
Sia dato infine, per questa garibaldina e brevissima incursione, sottolineare il lavoro di Nedko Solakov, che al museo dei Fratelli Grimm racconta la sua fiaba dironia e fantasia, riuscendo con tali mezzi a tenere insieme pittura di ogni formato, video proiettato e a schermo, manichini, stampe fotografiche a grande scala, oggetti: il tutto, con il ritmo sincopato del batterista mancato.
d13.documenta.de
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