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Caterina PagliaraWritten by: Progetti

Zurigo al top

Zurigo al top

La qualità diffusa in ogni dettaglio della città. Questo colpisce subito di Zurigo. Non c’è soluzione di continuità tra l’archeologia industriale e le nuove aree per lo svago e la cultura, perché una trama di fili perfetti sembra unire le cose. L’arte entra nelle fabbriche di inizio secolo, preservate nella loro funzionale bellezza; una cultura latina dell’intrattenimento, dell’accoglienza e del benessere si appropria di spazi austeri, rendendoli caldi e accoglienti, senza ignorare l’esistenza di un mondo glamour. Lo sguardo del visitatore curioso non può che soffermarsi sull’affascinante mix di innovazione e storia che anima oggi Hürlimann Areal. La ciminiera dell’ex birrificio segnala già da lontano le preesistenze, adiacenti ai nuovi uffici di Google. Uno spazio aperto lastricato, sereno e a misura d’uomo unifica i volumi puri della sede aziendale e i bassi fabbricati in mattoni a vista di inizio secolo; attraverso uno di essi si accede alle terme. Il culto antico del corpo si traduce in un rilassato lifestyle contemporaneo, che riunisce, in un solo luogo, giovani, turisti e ingegneri dell’IT: insolita e riuscita condivisione di spazi in un rito collettivo e intimo.
La “Casa di bollitura” dove veniva preparato il malto è oggi l’elemento architettonico centrale del sito: un oggetto monumentale restaurato che mantiene la leggibilità delle fasi costruttive nell’articolazione varia delle ampie finestrature.
La storia del progetto, raccontata direttamente dai progettisti, è la scoperta di una vocazione insita nell’edificio stesso. Già dal 1996 agli studi di fattibilità seguono operazioni immobiliari per la valorizzazione dell’intero complesso, con una cooperazione tra la società PSP (coinvolta anche nella riqualificazione della Löwenbräuareal), la municipalità di Zurigo, gli architetti. Da un primo concorso di idee si definisce la riconversione ad uso alberghiero e termale della casa di bollitura e dei locali ipogei voltati (prima vani di lavorazione e stoccaggio presenti sotto la collina artificiale). Il raggruppamento, composto da Margrit Althammer, René Hochuli, Ushi Tamborriello, elabora la proposta definitiva. La sfida è comporre un’unità organica tra l’edifico, le sue radici e il cielo; ripensarlo in sezione, alimentando una tensione verticale e una visione di rinascita che si concretizza nella scultorea cavità di nuovo impianto, nucleo portante ed elemento di irrigidimento: convoglia la luce nella sala riunioni e ai corridoi ad anello di ogni piano dell’hotel, lasciando percepire la presenza dell’acqua sul tetto. Senza banalità, solo accennata con un riflesso liquido che fa vibrare il calcestruzzo delle pareti nel cavedio: l’acqua è raccontata con la luce.
In ogni stanza (dai 25 ai 38 mq) entro un box in legno di quercia e vetro si compatta guardaroba, doccia, bagno e bar. I dettagli sono eseguiti con assoluta precisione, unificati dalla medesima logica costruttiva, ma riproposti in formule e dimensioni sempre diverse per layout e panoramica. Tra le soluzioni abitative più interessanti ci sono i duplex di 50 mq con terrazza, ricavati nel sottotetto areato e ventilato un tempo usato per il raffreddamento della birra: un involucro permeabile racchiude uno scrigno. Sono peraltro le uniche stanze in cui è permesso fumare… l’eccezione che conferma la regola: salute e benessere non vanno mai in vacanza! Al piano terra, in un vano adiacente alla reception del B2 Hotel, è conservata e restaurata la macchina a turbine che alimentava l’impianto, con l’originale pavimentazione in piastrelle e il solaio nervato a travetti (soluzione riproposta nelle terme per ricostruire alcuni orizzontamenti). La hall accoglie come spazio bianco e compresso, si dilata nella lounge con una biblioteca a doppia altezza di oltre 30.000 libri a parete e 3 alte finestre in stile neo-romanico. I testi sono liberamente consultabili e la caffetteria è aperta anche a clienti che non pernottano nell’hotel. Dal blocco scala-ascensori è possibile accedere direttamente al complesso termale. L’acqua termale sgorga direttamente dalla sorgente. Grandi vasche in legno e acqua color smeraldo, stanza di meditazione con musica subacquea, volte a botte in arenaria a vista della Spa romano-irlandese. Nei rinzaffi e nelle tessiture murarie miste, nei passaggi voltati e nella concatenazione fluida delle stanze ipogee, ricorre il senso di scoperta dell’antichità, evocata, senza finzioni con onesti materiali proto-industriali. La capacità di leggere il luogo da dentro, di farne emergere lo spirito e la potenza espressiva anche dalle superfici scabre e délabré, è il raffinato e femminile atteggiamento che ricorre nelle scelte: progetto come scoperta, come rinvenimento, messa in luce di valori e proprietà dello spazio. Un gioco di sovvertimenti: sul tetto un interno ctonio, se le viste dal cavedio non permettessero di percepire la propria posizione reale nell’edificio. Dai locali di ristoro rivestiti in bacchettato ligneo si esce a riveder le stelle. La piscina riscaldata, a raso, caldo rifugio dall’aria fresca di primavera. Appoggiati ai bordi si ammira il paesaggio urbano in cui i segni d’acqua sono molteplici, dal lago ai tratti fluviali; una città orizzontale, verde e ordinata, Zurigo dall’alto rilassa lo sguardo, ha proprietà curative forse, almeno per l’occhio affaticato dal junkspace di molte altre città. Pochi sono i simboli multipiano di modernità, forse perché non è necessario gridarla al cielo: il senso dei tempi è già evidente nella ricerca di eccellenza, in uno scenario globale dove la crisi economica non ammette più la mediocrità. I grattacieli presenti, appaiono certo meno innovativi dell’Hürlimann Areal recuperata.

Autore

  • Caterina Pagliara

    Architetta e giornalista pubblicista, vive e lavora in Regno Unito dove svolge attività professionale e di consulenza nel campo dell’edilizia residenziale e dello sviluppo immobiliare. Dopo la laurea, consegue un dottorato di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica presso il Politecnico di Torino. Interessata agli elementi strategici e managariali della pratica di architettura, consegue un Master of Business Administration. Ha collaborato con istituti universitari per attività di docenza, tutoraggio di workshop internazionali di progettazione architettonica e come referente di ricerca storica su progetti urbani strategici, in Italia e all’estero. Coltiva la passione per la scrittura, i viaggi, la tutela ambientale e il giornalismo d'inchiesta. Collabora con «Il Giornale dell’Architettura» e «Abitare»

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Last modified: 19 Luglio 2015