anversa (belgio). DeSingel ospita una mostra realizzata in collaborazione con il Vlaams Architectuurinstituut dedicata ad Andrea Branzi (1938), designer, teorico e architetto fiorentino tra i protagonisti delle avanguardie radicali alla fine degli anni sessanta, attualmente attivo a Milano. Da quarantanni la sua produzione, la riflessione teorica (la rubrica «Radical notes» per «Casabella» dal 1972 al 1976, gli articoli per «Domus» e «Interni», la direzione di «Modo» dal 1983 al 1987, i saggi), la regolare presenza a eventi come Triennale, Biennale e Documenta, lattività didattica per la Domus Academy (della quale è tra i fondatori nel 1982), ne fanno una figura di riferimento dellambiente del design internazionale.
La mostra presenta filmati, modelli, oggetti recenti (tra cui le serie «Nature Morte» del 2010, «Trees» del 2001, «Animali Domestici» del 1985, e le incisioni «assolo di croci» e «architettura povera» del 2011, senza tuttavia dimenticare le citazioni di prassi al contesto storico in cui ha operato (Archizoom, Non Stop City). Scopo dichiarato è quello di esplorare la relazione tra il design e temi antropologici come la storia, la natura, il sacro e la morte. «Il design ha attraversato la storia del XX secolo, caratterizzata da regimi, shoah, bomba atomica, con unindifferenza autoreferenziale», scrive Branzi. È necessario mettere a punto «a new dramaturgy», un linguaggio in grado di affrontare i cambiamenti storici.
Il dramma del design contemporaneo viene messo in scena a DeSingel in maniera impeccabile, soffusa, con unopulenza minimale. Per quanto riguarda «Territoria», il territorio costantemente presente nelle riflessioni di Branzi, la mostra ripropone la «New Charter of Athens» del 2010 (già presentata alla scorsa biennale di Venezia e successivamente al Mak di Vienna), un testo che segue la linea di demistificazione del moderno che egli esplora dallinizio della sua carriera: dieci «modesti» suggerimenti per ripensare la città del XXI secolo, la cosiddetta «metropoli debole». Accanto ai passaggi teorici, un filmato («Infinities») documenta i modelli prodotti per illustrare i dieci punti della carta, mentre quelli esposti hanno esclusivamente un valore evocativo («Casa madre», ad esempio). Forse proprio per limpossibilità di esporre il materiale originario, tali modelli si confondono tra gli oggetti di design e la loro forza teorica non viene esplicitata a fondo.
Non sono previste altre tappe della mostra al di fuori del territorio fiammingo, in cui Branzi è presente dallinizio degli anni novanta (nel 1992 è consulente strategico per la biennale di Kortrijk) non solo con progetti e concorsi, ma anche per la produzione di una parte delle sue opere (le ricerche per la galleria Argentaurum).
Branzi rilancia il decalogo della «metropoli debole» contro lindifferenza del progetto
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