Come una città vive, si nutre e si sviluppa grazie al pubblico che attira verso le proprie attività, così una fiera, specchio fedele di questa attitudine e capacità, misura il proprio successo sui numeri, visitatori-espositori, che mette in gioco e sulla qualità della propria offerta. Gennaio è, tradizionalmente, il mese nel quale, archiviato un anno, si riparte progettando e pianificando il nuovo e, mai come ora, lEuropa si affaccia su un avvenire incerto del quale anche il mondo del design non può che soffrire.
Quasi a ripercorrere le recenti cronache della politica internazionale, le fiere di gennaio mettono subito le une di fronte alle altre le protagoniste, nel bene e nel male, di questi mercati europei malati: da Colonia si passa a Parigi per arrivare poi a Milano in un tour ormai consueto, ma che questanno ha riservato delle sorprese.
«Imm Cologne» è fiera storica, solida e forte che ora poggia le sue fondamenta su uneconomia invidiata nel vecchio continente: colgono bene questaspetto le aziende italiane che, lungi dal voler tornare a un passato di fasti che sul Reno non albergano più, sono andate in massa a occupare i posti più ambiti. Il risultato è che quella italiana è la rappresentanza estera più numerosa e dona un soffio vitale che, se non permea tutta la manifestazione, ne irrora i gangli offrendo una visione positiva sul futuro.
La decorazione, sofisticata ed elegante, lieve e di alto profilo, è la cifra che sempre di più contraddistingue le proposte di «Maison&Objet». Quella di Parigi è una casa che tinvita a vivere con gioia una ricchezza non eccessiva anche se spesso al limite: una casa, anche qui, che vede gli italiani non mancare unedizione e, anzi, consolidare i propri risultati nella fascia alta di tutti i settori. A Milano il design è di casa e, anche nella sede del «Macef», regna in buona compagnia: gennaio non è aprile e lattenzione è ora rivolta più allhome-fashion tra design, moda, artigianato, in una competizione con Parigi che vede, in questo caso, loltralpe ancora in vantaggio. Se, infatti, «Maison&Objet» pone laccento su unormai consolidata «art de vivre» che si declina trasversalmente nella sua ricca offerta dei padiglioni tematici, dal tessile alletnico, dalla tavola agli interni, dalla decorazione al design, il «Macef» rimane sempre troppo ancorato al «design del casalingo». Tuttavia, anche in questa manifestazione, le eccellenze e i punti di riferimento in termini dinnovazione e qualità sono numerosi, sia fra le aziende italiane che straniere e, come in Germania, bisogna registrare il ritorno dei grandi marchi, che spesso affidano ai più importanti stilisti le creazioni per i loro cataloghi. Importanti i numeri: sette giorni a Colonia portano 115.000 visitatori in fiera (crescita del 14% sul 2010); mentre 88.658 sono le persone entrate nei padiglioni di Fieramilano (una flessione negativa del 6,3% che sembra legata al clima nazionale non certo tonico), e 85.766 (+2% rispetto alla precedente edizione) quelle della kermesse parigina, che si conferma meta privilegiata grazie anche al richiamo della capitale francese. Il padiglione di spicco di «Imm», dedicato a «Pure» (concetto che non lascia dubbi), unitamente alla rassegna «LivingInteriors» segnano una tendenza che conferma luso privilegiato di materiali naturali e un inevitabile ridisegno dimensionale di tutti i componenti dellarredo per rispondere ai mutati costumi degli utilizzatori e alle nuove tecnologie soprattutto nel campo della comunicazione. «Maison & Objet», allinterno della ricca offerta di esposizioni e iniziative, non manca di presentare come designer dellanno le star Fernando e Humberto Campana, fratelli brasiliani dalla spiazzante creatività, lo scultore e scenografo Hubert Le Gall, ma soprattutto Tokujin Yoshioka: i suoi «progetti cristallizzati», fantastiche composizioni letteralmente fatte crescere dalle vibrazioni prodotte dalle note di Chopin, ci portano in un mondo nuovo dove i confini fra tecnologia, arte e design cadono in favore della creazione di quella che si può quasi definire una nuova natura.
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