Secondo studi recenti il Brasile, seguito da Canada e Russia, merita il triste primato nella corsa alla deforestazione. Secondo un rapporto divulgato dal Sistema de Proteção da Amazônia relativo allo stato di Mato Grosso (principale responsabile per tale primato soprattutto a causa degli interessi agricoli in gioco) negli ultimi cinque anni sarebbero stati distrutti 683.000 ettari di foresta, più di quattro volte la città di San Paolo. Altro tasto dolente sono le più di 60 dighe idroelettriche che il governo brasiliano ha in programma di costruire nei prossimi 20 anni nel bacino amazzonico: le controversie continuano ad addensarsi (coinvolgendo ambientalisti, popolazioni locali ma anche personaggi dello spettacolo quali regista e attori di del film «Avatar») attorno alla contrastata vicenda della diga di Belo Monte (Pará), che secondo i suoi oppositori comporterebbe un danno ambientale irreparabile ai territori indigeni lungo il fiume Xingu (costringendo circa 20.000 persone a un esodo di massa) oltre che risentire di un difetto congenito di efficienza.
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