Semel in anno licet insanire. Gli antichi sentenziavano che una volta allanno è possibile impazzire, perdere il controllo.
Il rito collettivo, momento liberatorio in cui tutti sono autorizzati a comportarsi come fossero altre persone, è anche il modo che permette a una comunità di prepararsi gioiosamente alladempiere ai propri doveri nella rimanente parte dellanno. A Milano succede ad aprile e dura una settimana. In verità non si tratta di pazzia, ma anzi di ragionata e articolata strategia commerciale e di comunicazione, ma il risultato più evidente è che la città sia presa da unallegra follia.
Se una volta il paradigma di unimpresa impossibile era dato dal numero di ristoranti di New York – si era calcolato non bastasse una vita per provarli tutti – ora lasticella è posta più in alto: neanche i migliori podisti del design riescono a presenziare a tutti gli eventi della fatidica settimana. La gara non vede pochi partecipanti: in sei giorni sono stati accreditati trecentoventinovemilacinquecentosessantatre visitatori alla Fiera di Milano Rho secondo Cosmit, lorganizzatore dei Saloni. Aumento, quindi, rispetto alla scorsa edizione e quota maggioritaria di operatori dallestero.
Meno scientifico il calcolo delle presenze al Fuori salone, ma lordine di grandezza è pur sempre le centinaia di migliaia. Registrata lormai indiscussa, ma mai scontata, leadership mondiale dellevento, ciò che risulta sempre più interessante è la dimensione di fenomeno mediatico e di costume che la manifestazione possiede.
Ormai da anni i Saloni investono negli eventi culturali che, coinvolgendo la città, rendono indissolubile il legame fra il mondo degli affari e la società provocando quel gioioso «incendio» che, diffondendosi nelle vie e nelle piazze, rende Milano un luogo speciale per una settimana allanno. Il progetto «La città dei Saloni», un network di mostre che coinvolge le case museo di Milano, il Planetario, la Pinacoteca di Brera e la Villa reale di via Palestro, sancisce il passaggio da quelli che erano considerati eventi collaterali a un sistema organico in cui fare cultura è uno dei valori fondamentali e imprescindibili del sistema industriale del settore.
Sistema fanno anche le aree della città consacrate al Fuori salone: Brera Design District, Zona Romana, Zona Tortona e, last but not least, Ventura Lambrate sono stati gli epicentri di una miriade di iniziative inesplorabili nel numero. Lantico borgo di Lambrate, anello di quella «cintura della ruggine» che una volta cingeva la città con le sue industrie, ha visto lennesimo miracolo di spazi industriali riaperti e convertiti, vie in festa, colonizzazione da parte di comunità di designer provenienti dallestero. La periferia est è piaciuta molto agli olandesi, al punto che lambito premio di un concorso indetto lo scorso inverno è stato, appunto, uno spazio espositivo di 25 mq in questarea.
E ora, finita la settimana «folle»? Ci si misura con il mercato, la sfida globale, la crisi non ancora sconfitta, forti di un viatico fatto di creatività, entusiasmo, nuove proposte e con un fantastico obiettivo: lanno prossimo i Saloni festeggiano i cinquantanni!
Articoli recenti
- La sostenibilità dimezzata 25 Novembre 2025
- Clive Grinyer: come ridisegnare l’America 24 Novembre 2025
- L’archintruso. Controstoria del condono edilizio italiano 24 Novembre 2025
- Cesare Cattaneo e il suo Asilo: 4 mostre per un restauro 22 Novembre 2025
- Quali sono i più bei casinò del mondo dal punto di vista architettonico? 19 Novembre 2025
- Se l’architettura non incanta (quasi) più nessuno 19 Novembre 2025
- Spazi, colori, materie: a Lugano un dialogo a tre voci 18 Novembre 2025
- L’archiviaggio. Giappone, le piccole isole dell’arte totale 18 Novembre 2025
- Sostenibilità, retorica del capitalismo 18 Novembre 2025
- Ri_visitati. La modernità scomoda della Città Universitaria di Roma 17 Novembre 2025
- Mendrisio: satira e reality show a Teatro 12 Novembre 2025
- Firenze, 25 anni dopo: al paesaggio serve un progetto 12 Novembre 2025
- Paesaggi italiani contemporanei: adattamenti, contaminazioni, fragilità 12 Novembre 2025
- Essere paesaggisti in Italia: poca chiarezza, molti ostacoli 12 Novembre 2025
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Michele Roda. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Ilaria La Corte, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Maria Paola Repellino, Veronica Rodenigo, Cecilia Rosa, Ubaldo Spina. Editore Delegato per The Architectural Post: Luca Gibello.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. a The Architectural Post, editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A., oggi Società Editrice Allemandi a r.l.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2025 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata























