Monumenti effimeri è la terminologia scelta da Barbara Ferriani e Marina Pugliese per esprimere i caratteri distintivi delle installazioni, concentrando lo studio sul rapporto dialettico tra installazione e allestimento, tra opera e architettura degli interni della galleria o del museo, attraverso lanalisi dinterventi dautore che segnano i passaggi fondamentali nella storia disciplinare e nella loro conservazione attuale e futura. Monumenti in quanto ambienti percorribili, immersivi, celebrativi di modi e riti di una collettività globale indistinta e in continuo mutamento; effimeri come arte in transito che investe lo spazio restandone svincolata (in-stallo); ma anche medium in evoluzione poiché le installazioni coinvolgono il pubblico e comunicano con lempatia delle sculture del passato la complessità della società contemporanea. Il lessico e quindi la necessità dindividuare delle distinzioni tra arte ambientale, environment, happening, intervento in-situ è il primo passo nel tracciare la storia dellinstallazione, qui introdotta da Germano Celant il quale risale alla prima metà del Novecento quando, dal Futurismo fino a Andy Warhol, si concreta una «visione sferica» dellarte, comprensiva di tutti i linguaggi creativi ed estesa a un territorio polivalente e totalizzante. La genealogia tratteggiata da Pugliese nella prima parte del volume offre una lettura critica dellarte contemporanea e della relazione tra le arti, dove genesi, realizzazione ed esposizione dellopera sono inscindibili. Una caratteristica che determina anche il processo di conservazione dellinstallazione raccontato da Ferriani, la quale mette a fuoco limportanza dellinterpretazione nelle fasi di ricostruzione, manutenzione e trasformazione della composizione nello spazio. La «visione dellartista» è la chiave di lettura attraverso cui si dipana levoluzione del concetto dinstallazione e al contempo determina la struttura del libro, culminante con cinque schede volte a documentare la vita di opere complesse, coinvolgendo altrettanti musei italiani. Dal Gabinetto degli Astratti di El Lissitzky, allAmbiente spaziale a luce nera di Lucio Fontana, alle installazioni di Michael Asher e Mark Wallinger, affiora il ruolo di attore del museo sia nel processo dideazione, messa in opera e conservazione dellinstallazione, sia nel promuoverne lo studio con iniziative come il Dic (Documentare installazioni complesse), un progetto sostenuto da Museo del Novecento di Milano, Maxxi, Palazzo Grassi e Collezione Peggy Guggenheim.
Dai mutamenti in atto nelle interferenze tra museo, artista e pubblico evolve il significato e la forma delle mostre che, sostiene Italo Rota nel suo Installation exhibit. Creating worlds through objects, oggi non sono più pedagogiche: diventano strumenti dindagine, dove colui che espone assume la posizione di co-autore dellopera. Il viaggio dentro le installazioni progettate da Rota è impresso in questa monografia composta come una mostra da sfogliare, unesperienza intellettuale, visiva e tattile che attraverso larchitettura grafica comunica lo spirito di ciascun intervento, narrato da una miscellanea dimmagini, appunti, disegni, oscillanti tra architettura degli interni, exhibition design e opera darte. Rota associa linstallazione alla dimensione di realtà alternativa, alla fiction, al videogame, delineando il passaggio del pubblico da spettatore-osservatore, a viewer e artista. Tra i progenitori dellinstallazione, lautore cita Alexandre Lenoir, Eugéne Viollet-Le-Duc, John Soane, Marcel Duchamp, Allan Kaprow, Claes Oldenburg, fino agli allestimenti di Jean Nouvel e Frank O. Gehry. Antenati e compagni di strada in questa rassegna dinstallazioni fluttuanti tra arte multimediale e iperrealtà.
Barbara Ferriani, Marina Pugliese, Monumenti effimeri. Storia e conservazione delle installazioni, Electa, Milano 2009, pp. 279, euro 35.
Italo Rota, Installation exhibit. Creating worlds through objects, Electa, Milano 2009, pp. 441, euro 55
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