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Written by: Città e Territorio

Nuovi strumenti governeranno il territorio

A distanza di più di trent’anni dalla gloriosa L.R. 56 del 1977 su Tutela e uso del suolo («legge Astengo») e a dieci dal primo Piano Territoriale Regionale (1997), il Piemonte sta rinnovando il proprio apparato legislativo per il governo del territorio. Lo stato dell’arte del processo, ormai prossimo alla conclusione (è prevista l’entrata a regime entro la fine della legislatura a marzo 2010), è stato illustrato nel corso di un dibattito al Museo regionale di scienze naturali di Torino il 18 settembre.
Anche a seguito della «riforma Bassanini» e della riforma del Titolo V della Costituzione (2001), il nuovo schema normativo marca una differenza forte rispetto alla precedente stagione pianificatoria, ponendo l’accento, piuttosto che sugli aspetti gerarchici (istituzionali e di contenuti) e regolativi, su orientamenti di sussidiarietà, cooperazione e co-pianificazione. Com’è stato sottolineato, l’atteggiamento passa da correttivo nei confronti di modelli di sviluppo, a promozionale nei confronti di modelli sostenibili.
La molteplicità degli attori – in primo luogo istituzionali – che giocano sul tavolo sempre più complesso degli interventi territoriali è riconosciuta e fatta propria dal nuovo assetto legislativo attraverso l’articolazione degli strumenti che lo compongono.
Il nuovo impianto pianificatorio prevede, in estrema sintesi, un Quadro di governo del territorio (Qgt) all’interno del quale si articolano il Documento strategico territoriale (Dst), il Piano territoriale regionale (Ptr) e il Piano paesaggistico regionale (Ppr). Il Qgt, sorta di «contenitore» dei successivi dispositivi, assicura la coerenza tra essi e con le istanze di pianificazione e co-pianificazione locale. Il Dst è un documento d’indirizzo e di programma, di riferimento per la governance territoriale e per i progetti integrati; il Ptr sviluppa gli aspetti d’interpretazione strutturale del territorio e di riferimento normativo per la pianificazione alle diverse scale; il Ppr, infine, in linea con i dettami della Convenzione europea del paesaggio e del Codice del paesaggio, riguarda gli aspetti di preservazione e disegno paesaggistico, dalla scala vasta fino a quella insediativo-edilizia.
Se, da un lato, l’abbandono delle modalità tradizionali di pianificazione ingenera qualche timore, in particolare rispetto al problema del consumo di suolo e al rischio di confusione tra livelli diversi degli assetti territoriali, dall’altro è evidente l’ormai diffusa insofferenza nei confronti di sistemi vincolistici. Tra questi due estremi si gioca la scommessa di costruire uno strumento flessibile per gestire trasformazioni sempre più imprevedibili.

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Last modified: 17 Luglio 2015