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Bergamo ritrova l’Accademia Carrara e cerca spazio per la GAMeC

Bergamo ritrova l’Accademia Carrara e cerca spazio per la GAMeC

Il ritorno dell’Accademia Carrara

Il 23 aprile scorso è stata riaperta la pinacoteca di Bergamo, l’Accademia Carrara, e dopo sette lunghi anni di chiusura la città ha potuto rivedere con grande gioia uno dei suoi spazi museali più amati. In un paese come l’Italia che, seppur dotato di un ricco patrimonio, è spesso portato alle cronache per episodi d’incuria, degrado o sottoutilizzo dei propri tesori artistici e culturali, la notizia della riapertura di uno storico museo depositario di autentici capolavori dell’arte è degno certamente della migliore attenzione. Una folla da grandi occasioni ha accompagnato la cerimonia d’apertura, alla presenza delle autorità cittadine e salutata dai messaggi augurali del presidente della Repubblica e del ministro ai Beni culturali. Le celebrazioni sono proseguite per tre giorni, con l’apertura gratuita del museo e un caleidoscopio di manifestazioni e iniziative collaterali che hanno ravvivato l’intero borgo di San Tomaso. A completare l’evento, sull’altro lato di piazza Carrara, la mostra dedicata a Palma il Vecchio negli spazi della GAMeC ha offerto l’occasione di approfondire la conoscenza di uno degli artisti più celebrati nella Venezia rinascimentale, attraverso capolavori provenienti da grandi musei europei.
La riapertura del museo bergamasco è il lieto epilogo che conclude un lungo percorso progettuale, avviato agli inizi degli anni 2000 e proseguito con le varie fasi di cantiere. Ripercorriamo le tappe più significative, partendo dalle origini di quella che nel corso del Novecento è diventata una delle istituzioni più importanti della città.

Dagli inizi al terzo millennio
Se oggi Bergamo può annoverare fra il suo patrimonio culturale una prestigiosa pinacoteca, lo si deve principalmente all’illuminato conte Giacomo Carrara (Bergamo 1714-1796), il generoso intenditore e mecenate che offrì alla città la sua preziosa collezione, fondò l’Accademia di belle arti ancor oggi attiva a fianco del museo, diede a queste istituzioni una giusta dimora architettonica. All’iniziale sede settecentesca seguì il progetto d’inizio Ottocento di Simone Elia, al quale si deve il caratteristico e distintivo fronte neoclassico, ancor oggi autentico emblema dell’Accademia Carrara che fronteggia l’omonima piazza e che raggruppa dietro al suo rigoroso ordine architettonico un insieme composito di corpi edilizi.
Nel tempo il corpus originario della collezione Carrara si è arricchito dei contributi di oltre 240 donatori – tra i quali meritano d’essere ricordati per il loro notevole lascito Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli e Federico Zeri – arrivando oggi a contare quasi 1.800 dipinti, 3.000 disegni, 130 sculture, 1.300 libri antichi, oltre a un numero rilevante di oggetti d’arte vari e fondi grafici. Fra le opere custodite dal museo bergamasco ci sono capolavori che hanno segnato la storia dell’arte italiana di autori quali Baschenis, Giovanni Bellini, Bergognone, Botticelli, Canaletto, Carpaccio, Cima da Conegliano, Donatello, Fra’ Galgario, Lorenzo Lotto, Andrea Mantegna, Giovan Battista Moroni, Raffaello, Piccio, Pisanello, Pellizza da Volpedo, Tiepolo, Tiziano. Dopo un primo periodo di amministrazione privata successivo la morte del conte, nel 1958 la collezione dell’Accademia Carrara è passata sotto la gestione pubblica del Comune di Bergamo divenendo, a tutti gli effetti, una rinomata istituzione civica collegata alla scuola d’arte.
Nel corso del Novecento si sono susseguiti interventi di ammodernamento dei corpi edilizi originari: ma, per la continua crescita del proprio patrimonio artistico e per adeguare gli spazi museali alle evidenti mutate esigenze espositive, all’inizio del terzo millennio l’amministrazione comunale ha avviato un complesso progetto di restauro e adeguamento funzionale dell’intero edificio, che ha portato al protrarsi della chiusura al pubblico fino allo scorso 23 aprile.

Un progetto ambizioso
L’intervento di restauro e adeguamento dell’Accademia Carrara è stato sviluppato da un team coordinato da Aimaro Isola e Luca Moretto: dal 2002 sono state valutate tre soluzioni progettuali, l’ultima delle quali è giunta alla fase esecutiva di cantiere nell’autunno 2008. La soluzione prescelta adegua l’antico edificio dal punto di vista funzionale e strutturale, operando consistenti consolidamenti statici, il restauro delle facciate e degli interni e, senza stravolgere l’antica fabbrica, integrando un’anima tecnologica complessa necessaria per rendere gli spazi della pinacoteca rispondenti agli standard di qualità impiantistica ormai imprescindibili.
L’intervento più radicale ha interessato la «barchessa» occidentale (uno dei due corpi di fabbrica che si protendono verso la piazza), letteralmente svuotata dalle preesistenti strutture, e la cosiddetta «manica lunga», il corpo che collega il museo alla scuola d’arte in cui è stato attuato un sofisticato consolidamento delle fondazioni mediante micropali, il consolidamento delle murature perimetrali e il rifacimento della copertura, con l’eliminazione dei precedenti lucernari.
Se a sud sono state rigorosamente conservate le facciate verso la piazza, sul lato nord è stato aggiunto all’organismo architettonico un nuovo fronte, rivolto verso il giardino interno che confina con la scuola d’arte: una sorta di quinta tecnologica che cela un’intercapedine di distribuzione degli impianti. L’addizione del nuovo prospetto costituisce la parte dell’intervento più integrale e rinnova completamente l’affaccio nord del corpo centrale, mai del tutto compiuto e interessato da superfetazioni accumulatesi nel tempo. La nuova quinta si presenta come un fronte muto in mattoni, il cui disegno riprende un partito architettonico classico che riecheggia le proporzioni dell’Elia, dietro al quale scorrono silenziose e invisibili le articolate condutture impiantistiche che dalle centrali al piano tecnologico interrato servono tutto l’edificio. Evitando ingombri e impatti visivi all’interno del museo, la nuova facciata si mostra oggi palesemente con la sua trama di corsi in laterizio, anche se nelle intenzioni dei progettisti dovrebbe essere ricoperta da vegetazione rampicante, mimetizzando l’artificio architettonico a favore di una natura dialogante con il giardino. Soprassedendo sulle volontà mimetiche dei progettisti, ora la grande parete di laterizio si mostra senza timore reverenziale, e senza foglie d’edera, con omogenea matericità. I 40 metri di lunghezza della superficie di laterizio sono interrotti sull’asse centrale dal portale ad arco del piano terra e dal contrappunto procurato dalla trasparente leggerezza di un «cubo» di vetro che, fuoriuscendo dalla galleria espositiva del piano superiore, ne perfora la continuità. Quest’artificio permette di guardare dall’alto il giardino e il fronte dell’Accademia di Belle arti e consente, come mai in precedenza, un dialogo fisico e concettuale fra il museo e la scuola – le due facce della medesima medaglia voluta da Giacomo Carrara –, generando un riuscito gioco di reciproche prospettive. Molto meno convincente appare invece la soluzione riservata al rivestimento del vano che racchiude scale e ascensori, sempre sul lato nord dell’edificio, formato da una pelle metallica in pannelli di lamiera stirata di alluminio, (volutamente) avulsa rispetto sia all’edificio storico sia alla nuova quinta tecnologica.
Non senza imprevisti di percorso, il cantiere si è protratto fino al 2013 e ha permesso di riconsegnare alla città un organismo edilizio restaurato e consolidato in tutte le sue parti, mancante solamente della sua nuova anima interna, ovvero di un allestimento museografico in grado di accogliere degnamente il ritorno dei preziosi tesori d’arte della pinacoteca.

Il nuovo allestimento

Mentre il restauro volgeva al termine, nel 2012 è stato avviato il progetto del nuovo allestimento degli spazi espositivi, curato da Attilio Gobbi in collaborazione con Gabriella Mastroleo e Tullio Imi con la consulenza di Pietro Palladino per gli aspetti illuminotecnici e Sandro Mascheroni per gli impianti tecnologici. Il progetto d’interni ha potuto beneficiare del finanziamento della Fondazione Credito Bergamasco ed è stato sviluppato a stretto contatto con l’amministrazione e le commissioni museografica e interassessorile del Comune, le Soprintendenze e la stessa Fondazione finanziatrice.
Il nuovo concept museale ha attuato alcune soluzioni inedite, come la riuscita scelta di destinare l’intero piano terra a funzioni di servizio e complementari – quali l’ingresso/biglietteria, il guardaroba, il bookshop, i locali per la didattica e i supporti audiovisivi –, dedicando i soli piani superiori agli spazi espositivi. Questi sono stati sensibilmente ampliati e consentono ora di poter esporre più di 600 opere, comprese sculture e bassorilievi, ossia il 30% in più rispetto al precedente allestimento. Le opere sono disposte in 28 sale organizzate su due piani secondo un percorso che segue una linea cronologica e tematica che abbraccia secoli di storia dell’arte, dal Quattrocento all’Ottocento, e che considera le principali scuole pittoriche italiane senza dimenticare alcune testimonianze provenienti dall’Europa.
L’allestimento ha un carattere «architettonico» che lo contraddistingue tuttavia senza entrare in contrasto con la natura storica dell’involucro: accurato controllo degli elementi formali, cromatici, materici e puntuale studio dei fondamentali aspetti illuminotecnici. Gli spazi si sviluppano in sequenza, alternando stanze differenziate secondo un repertorio di quattro diverse soluzioni, ognuna pensata per stimolare un diverso livello di attenzione e di stato d’animo del visitatore. Molto riuscite le scelte cromatiche per le pareti delle sale, con tinte non sature di varie tonalità di grigio che permettono di apprezzare maggiormente la percezione dei dipinti, come anche il sofisticato sistema di illuminazione a LED ad alta resa cromatica, privo di raggi UV e infrarossi, che illumina uniformemente le pareti delle sale o, in altri casi, direttamente le opere esposte.
La non facile sfida della nuova Carrara ha permesso di dar forma a uno spazio museale che contempera esigenze di attualizzazione e capacità di costruire una stimolante narrazione in grado di restituire, attraverso i capolavori artistici selezionati, cinque secoli della nostra storia. E il successo di pubblico senza precedenti in occasione della riapertura del museo non può che essere la testimonianza della passione e dell’affetto che il ritorno dell’Accademia Carrara ha saputo suscitare nell’animo dei bergamaschi.

Per maggiori informazioni: www.lacarrara.it/ www.accademiabellearti.bg.it/

Quale sarà il destino della GAMeC
Il sistema dei musei d’arte del Comune è essenzialmente costituito dall’Accademia Carrara e dalla Galleria d’arte moderna e contemporanea (GAMeC), che si completano vicendevolmente. La seconda, dedicata all’arte dal Novecento in qua, è nata nel 1991 ed è attualmente ospitata in via San Tomaso, proprio di fronte all’Accademia, nell’edificio di origine quattrocentesca – già monastero delle Dimesse e delle Servite poi traformato nella caserma Camozzi – che è stato restaurato e rifunzionalizzato su progetto di Gregotti Associati. Nei suoi 1.500 mq di spazi espositivi, dall’apertura a oggi Gamec ha ospitato numerose mostre di arte antica, moderna e contemporanea, oltre a essere la sede di un’importante collezione permanente, principalmente formata dalle raccolte Spajani e Stucchi e dalla collezione Manzù.

Ristrettezze spaziali

Da tempo GAMeC fa parlare di sé non solo per gli eventi artistici che ospita ma anche per il dibattito scaturito attorno alle ipotesi di spostamento della sua sede. Che gli spazi di via San Tomaso siano ristretti e non siano adatti per allestimenti di arte contemporanea, che notoriamente abbisognano di strutture più generose e diversamente articolate, è un fatto noto.
Ma, a parte i limiti dello spazio fisico, il ruolo e l’importanza che un’istituzione come Gamec ricopre ormai stabilmente nella città richiedono un potenziamento, come ricordato in varie occasioni dal presidente Alberto Barcella. La carenza attuale, già manifesta negli ultimi anni, lo sarà ancora di più nel futuro, sia per gli allestimenti temporanei sia per la Collezione Permanente. Quest’ultima è oggi esposta in uno spazio angusto che limita anche la possibilità di acquisire nuove donazioni,, che è sottodimensionato al pari degli spazi per la conservazione delle opere, non adeguati alla caratura del museo. A queste carenze ‘strutturali’, si devono aggiungere anche le limitazioni temporali: l’edificio di via San Tomaso infatti è proprietà del Comune di Bergamo e l’uso da parte di GAMeC è regolato da una convenzione che stabilisce, tra l’altro, che ogni anno gli spazi espositivi devono essere messi a disposizione dell’Accademia Carrara per l’allestimento di mostre temporanee, come nel caso dell’evento attualmente in corso e dedicato all’opera di Palma il Vecchio.
Un altro aspetto critico da considerare, e che forse ai più sfugge, riguarda il fatto che un’istituzione come GAMeC ha una propria ‘mission’ culturale a cui rispondere e che le impone di promuovere l’arte contemporanea, in tutte le sue forme, con un coinvolgimento e un’apertura verso la città che richiede e invoca contaminazioni con le altre espressioni artistiche, come ad esempio il cinema, il teatro, la musica. E questo aspetto, di conseguenza, invoca la disponibilità di spazi multifunzionali che attualmente non ci sono. La funzione di un museo che si vuole calare nella contemporaneità, sia dal punto di vista del tempo in cui si colloca sia delle forme artistiche a cui si rivolge, non può limitarsi a essere mero luogo d’esposizione ma dev’essere evidentemente un luogo d’incontro aperto alla collettività, funzione che evidentemente implica disponibilità di spazi che attualmente hanno limiti condizionanti.

Molte ipotesi, nessuna certezza

Attorno alla ricollocazione di GAMeC negli ultimi sette anni si sono susseguite varie ipotesi, tutte peraltro pertinenti e stimolanti, alle quali nella storia recente se ne sono aggiunte altre. Vediamole nel dettaglio.
1) La previsione del PGT. Lo strumento di pianificazione locale, approvato nel 2009 e ancora vigente, definiva un ampio «ambito strategico», denominato AS_1 (polo dell’arte, della cultura e del tempo libero), nel quale si prevede, tra i vari indirizzi di piano, il potenziamento del sistema museale cittadino con la conferma e l’ampliamento degli spazi dell’Accademia e della GAMeC. A oggi l’AS e i relativi ambiti di trasformazione previsti al suo interno, non hanno visto attuazione e rimangono comunque un possibile sfondo di coerenza pianificatoria per alcune delle ipotesi di progetto che, come vedremo, interessano proprio quest’ambito.
2) Il riuso della caserma Montelungo/Colleoni. La rifunzionalizzazione dell’ex presidio militare limitrofo al parco Suardi e ricadente nel citato AS_1 ha costituito, ancor prima dell’approvazione del PGT, un’accreditata ipotesi per il potenziamento del sistema Carrara/GAMeC. Da anni ridotta in stato di penoso abbandono, il riuso dell’ex caserma a scopo culturale era al centro di una proposta presentata nel 2008 su iniziativa di un gruppo di architetti bergamaschi (Walter Barbero, Giuseppe Gambirasio, Giorgio Zenoni) che con un intraprendente progetto avevano sviluppato l’idea di realizzare un «Parco della cultura» multifunzionale, relazionato con il contesto urbano e museale esistente. Lo studio proponeva una soluzione architettonica e funzionale per la conversione dell’intero isolato dismesso: come una sorta di «Politecnico delle arti», l’organismo rifunzionalizzato avrebbe dovuto comprendere anche spazi per la musica, la danza, il teatro, la letteratura, abbracciando le istituzioni museali già presenti nei vicini borghi storici di San Tomaso e Pignolo (vale a dire l’Accademia Carrara, la GAMeC e il Museo Bernareggi), operando una strategia riqualificativa sinergicamente estesa alle parti urbane limitrofe. Tuttavia, dopo l’accordo stretto qualche mese fa dal Comune con l’Università di Bergamo per convertire le ex strutture militari in residenza studentesca e servizi complementari (e oggetto di un bando di concorso lanciato lo scorso 11 maggio da Cassa depositi e prestiti, Comune e Università), l’ipotesi culturale pare abbia perso terreno, anche se per alcuni strenui sostenitori rimane la soluzione migliore per il futuro di GAMeC.
3) Il riuso degli ex Magazzini generali. La rigenerazione dell’area di prima periferia occupata dai dismessi Magazzini generali è l’ipotesi più concreta fra quelle oggi note, in quanto permetterebbe di ricavare gli spazi espositivi della GAMeC con un’operazione finanziata interamente dalla Fondazione UBI Banca per il consistente importo di 4,5 milioni. Il progetto porta la firma dello studio Traversi + Traversi e configura il recupero di un edificio produttivo con rifunzionalizzazione completa di un’area che è già di proprietà dell’istituto bancario. Al suo interno, a fianco della conversione dell’edificio da destinare a museo, verrebbero realizzati anche altri spazi per attività di formazione dello stesso istituto di credito, oltre a un auditorium e funzioni complementari. Il progetto era stato caldeggiato dalla precedente amministrazione Tentorio, mentre l’attuale amministrazione Gori ha avanzato delle riserve, in particolare riguardanti la viabilità e relativi problemi di compatibilità delle nuove funzioni, anche se a oggi il Comune non ha espresso una posizione ufficiale definitiva, lasciando aperta la possibilità di perseguire questa soluzione. Dal punto di vista tecnico, il progetto soddisfa le necessità espositive di GAMeC, come confermato dal presidente Barcella, e dal punto di vista economico verrebbe realizzato senza l’impegno di risorse pubbliche. Per contro, la posizione periferica dell’area non sembra di certo delle migliori in quanto è situata in un contesto a cui sono connesse anche le aree del decaduto piano di Porta Sud (leggi l’approfondimento all’interno del focus dedicato a Bergamo), che presenta diversi settori da riqualificare ed è – a oggi – mancante di una strategia di fondo.
4) Il riuso del palazzetto dello sport. Anche questa è un’ipotesi che coinvolge un edificio esistente ricadente nell’ambito strategico del polo dell’arte e della cultura/AS_1 ed è stata ventilata dall’attuale amministrazione comunale negli ultimi mesi. Il palazzetto dello sport è una struttura sportivo-polifunzionale localizzata a poca distanza dall’attuale GAMeC, di lato al parco Suardi e all’ex caserma Montelungo/Locatelli. L’edificio ormai datato abbisogna d’interventi di sistemazione e ammodernamento anche se venisse mantenuta l’attuale destinazione funzionale, ma offre una superficie in grado di soddisfare le esigenze di spazio di un museo d’arte contemporanea. Inoltre, la sua posizione garantirebbe le positive sinergie con le altre presenze museali della zona. A differenza del progetto per gli ex Magazzini generali, il lato debole sta nell’aspetto economico dell’operazione che, oltre a non godere di risorse private, implicherebbe la realizzazione un nuovo palazzetto in un’altra area della città. I due aspetti, non proprio positivi, lasciano intendere che questa soluzione potrebbe incontrare non poche difficoltà, anche se per ora rimane una delle possibili alternative.
5) Il riuso della Casa della libertà. L’edificio littorio progettato da Alziro Bergonzo alla fine degli anni 30 gode di un’invidiabile posizione centrale, nell’area del centro piacentiniano, ed è prospiciente Piazza della libertà al di sotto della quale è ricavato uno dei parcheggi pubblici più capienti di Bergamo. Attualmente è solo parzialmente utilizzato come sede di uffici pubblici e, al piano terra, come auditorium. Lo caratterizzano ampi spazi monumentali ove potrebbero prender posto, a fianco di GAMeC, anche eventuali attività complementari. La proprietà attuale non è comunale ma demaniale, e questo potrebbe determinare qualche problema, a cui si deve aggiungere che vi è già l’ipotesi d’insediarvi la Prefettura, trasferendola dall’attuale sede di via Tasso.

Come si può notare, le ipotesi sul tavolo sono molte, forse troppe. E, nell’incertezza del momento attuale, in attesa che il Comune sciolga le sue riserve non resta che auspicare che il futuro della Gamec si possa presto palesare. In ogni caso, qualsiasi soluzione venisse infine attuata, dallo spostamento della GAMeC dall’attuale sede beneficerebbe anche l’Accademia Carrara (che potrebbe finalmente utilizzare a tempo pieno gli spazi dell’ex convento aumentando le proprie potenzialità), e quindi l’intero sistema dell’arte di Bergamo.

Per maggiori informazioni: www.gamec.it/it
Si ringrazia il presidente di GAMeC Alberto Barcella per la cortese disponibilità

Autore

  • Marco Adriano Perletti

    Architetto e PhD, svolge attività professionale occupandosi di progettazione architettonica e paesaggistica, pianificazione urbanistica e valutazione ambientale strategica. Ha svolto attività didattica al Politecnico di Milano partecipando a programmi di ricerca. Collabora con «il Corriere della Sera» e ha pubblicato: «Nel riquadro dei finestrini. L'architettura urbana nello spazio cinetico» (Milano 2005); «Novara. Sebastiano Vassalli tra città e paesaggio globale» (Milano 2008); con A. Femia e M. Paternostro, «1 e 3 Torri. Palazzo MSC a Genova» (Parigi 2017); «Architettura come Amicizia. Conversazioni con Mario Botta, Aurelio Galfetti, Luigi Snozzi, Livio Vacchini» (Brescia 2018); "Costruire sostenibile con la canapa. Guida all’uso in edilizia di un materiale naturale e innovativo" (Santarcangelo di Romagna, 2020)

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Last modified: 29 Giugno 2015