Resi noti gli esiti della 15° edizione del concorso europeo per under 40. Focus sui vincitori nei due siti italiani
I numeri, come sempre, sono il primo segno di riconoscimento di Europan, ormai storico concorso europeo per architetti under 40 giunto alla quindicesima edizione e dedicato, come nella precedente tornata, al tema delle “Città produttive”. A disposizione dei partecipanti, quest’anno, c’erano 47 siti distribuiti in 12 Paesi europei. Tra i 901 progetti candidati complessivamente, le singole giurie nazionali, tra luglio e ottobre scorso, hanno preselezionato 230 proposte, per l’analisi comparativa europea svoltasi nel “Forum delle città e delle giurie”, ospitato a Innsbruck dal 18 al 20 ottobre. In seguito, la selezione conclusiva ha visto la premiazione di 136 progetti (44 vincitori, 47 runner up, 45 menzioni speciali). I 136 team premiati provengono da 17 Paesi; due terzi di essi si sono affermati “in casa”, gli altri all’estero. I vincitori più “esterofili” sono stati proprio gli italiani (9 team su 13 hanno ottenuto un riconoscimento fuori dai confini nazionali), seguiti da tedeschi (3 team su 6) e spagnoli (8 su 34). Guardando ancora alla composizione dei gruppi vincitori, vi si contano 424 progettisti, più 115 collaboratori, di cui il 67% architetti, il 17% urbanisti, il 4% paesaggisti e il 2% ingegneri, mentre gli studenti master – ammessi a partecipare al concorso con almeno un professionista – rappresentano l’8,5% della compagine e sono distribuiti tra 14 team premiati. L’età media è di 30 anni. Ai gruppi vincitori e segnalati spettano rispettivamente 12.000 e 6.000 euro, per un montepremi totale di 800.000 euro.
I risultati in Italia
In gara due siti, tra loro molto diversi per collocazione urbana, vocazioni e attese, che hanno complessivamente ricevuto 44 proposte, di cui il 29% provenienti dall’estero (Spagna, Francia, Grecia, Turchia e gruppi misti), valutate dalla giuria presieduta da Roberto Grio e composta da Lucio Contardi, Chloe Duflos, Paolo Favole, Luca Gibello, Antonella Mari, Margherita Manfra e Bernard Reichen.
A Verbania si trattava di concepire la completa rigenerazione di un vasto comparto industriale dismesso, l’ex Acetati, in posizione defilata ma strategica per le connessioni territoriali, di proprietà privata in regime fallimentare (un’anomalia, rispetto alla consueta prassi di Europan, rivolto ad aree in mano alla pubblica amministrazione). Pur senza particolari vincoli alle possibili destinazioni, le vocazioni suggerivano che si ragionasse alla vasta scala, da un lato inquadrando gli interventi nell’ambito di un parco urbano che, alle funzioni ricreative, affiancasse funzioni terziarie e di logistica innovativa (ad esempio, un polo del riuso e del trattamento di alcuni materiali come la pietra, la cui lavorazione è piuttosto diffusa nella zona). Il tutto, puntando alla demolizione selettiva dei molti capannoni presenti in una parte del lotto, e riducendo al minimo gli interventi di nuova costruzione. Tra le 16 proposte, hanno prevalso le trentenni Metaxia Markaki (Grecia) e Simona Ferrari (Italia), con il progetto dal titolo «Landscape in between»: un masterplan di grande respiro e coerenza che, nel trattare il tema della memoria ex industriale (dal riutilizzo adattativo degli scheletri dei capannoni come “strutture aperte”, al trattamento delle superfici pavimentate e delle aree a verde), prospetta scenari paesaggistici che dimostrano la metabolizzazione di alcuni episodi della Ruhr tra natura e cultura, favorendo le riconnessioni territoriali. Il secondo premio è invece andato al progetto dal titolo «Lung hub. An ecosystem for the urban regeneration of Verbania», del gruppo piemontese guidato da Grazia Carioscia con Alice Barreca, Sarah Damiana Russo, Ambra Seghesio e Guido Pavia.


Più circoscritto il tema a Laterza (Taranto), inerente la riqualificazione di un sistema di spazi pubblici, fulcro tra il centro storico e le aree di prima espansione, in modo da favorirne anche la relazione con lo spettacolare paesaggio naturale costruito dall’ampio solco della gravina che lambisce il paese. Su 28 proposte ha prevalso quella del gruppo romano composto da Luca Petroni, Edoardo Fabbri, Maria Pone, Margherita Erbani, Francesca Melissano e Francesco Scillieri, con Miriam Di Nardo e Antonio Pone. «’O Sciuvilo», questo il motto del progetto, riconfigura lo spazio aperto in modo unitario, partendo dalla gestione delle acque piovane, che divengono variabile di progetto a seconda della loro presenza o assenza. La soluzione si rivela tanto elegante quanto contestuale, senza tuttavia scadere nel formalismo o nel mimetismo. Provocatoria ma azzeccata, inoltre, la scelta di utilizzare come terrazza panoramica pubblica la copertura dell’edificio multipiano che sbarra il nesso visuale con la gravina. Il secondo premio è invece andato al progetto «LA3: a Productive Square», del giovane team padovano (età media, 26 anni) composto da Fabiana Cortolezzis, Giada Thuong Campigotto, Andrea Babolin e Francesco Bortolato. Qui è stata assegnata anche la menzione speciale: a “Upcyclingravina” dei marchigiani Caterina Rigo, Benedetta Staccioli, Martina Campanelli, Nicolò Agostinelli, Claudia Massioni e Leonardo Binni, per la strategia alla scala territoriale allargata alla mobilità dei percorsi ciclo-pedonali.
Proprio la cittadina pugliese ospiterà il Forum nazionale dei risultati, con la cerimonia di premiazione e la mostra dei progetti, il 30 gennaio 2020. Un’occasione importante per i progettisti, che saranno da subito coinvolti in un workshop operativo voluto dall’Amministrazione comunale. Perché le buone idee non restino solo sulla carta.
Per i risultati italiani in dettaglio: europan-italia.eu










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Last modified: 9 Dicembre 2019