Breve tour europeo tra gli esempi che conciliano rifunzionalizzazione e tutela
Al di là dell’eclatante operazione all’Hôtel-Dieux di Lione, il tema del riuso e della valorizzazione degli ospedali storici in Europa continua ad essere d’attualità, vista la progressiva dismissione di quelli ancora operativi, dovuta all’impossibilità di adattarli alle funzioni che le contemporanee machines à guérir devono garantire dal punto di vista prestazionale. E, se nel caso delle capitali europee, le cubature generate da questi complessi, nel cuore delle città, li rendono appetibili per progetti di trasformazione sempre più orientati ad un mix di funzioni in parte pubbliche e, in parte, a destinazione privata, nel caso delle città più piccole questo appeal viene a mancare rendendone difficile la conversione a nuovi usi. La casistica è complessa e, ancor più, si arricchisce d’incognite se, oltre agli edifici che hanno ospitato in passato funzioni ospedaliere, aggiungiamo tutti quei beni che sanitari non sono ma che, invece, fanno parte dei beni degli enti ospedalieri, ossia cascine, appartamenti, terreni, frutto nel tempo di lasciti e donazioni. La faccenda si complica ulteriormente se, oltre a riconoscere un valore alle architetture, ci spingiamo a considerare i beni mobili – strumenti, opere d’arte, documenti d’archivio, biblioteche – che costituiscono il patrimonio della storia della cura in Europa.
La responsabilità di pensare per questi siti una riconversione necessaria, allora, deve accompagnarsi ad una più ampia operazione di conoscenza e valorizzazione che non tema l’intervento privato ma che sappia correttamente integrarlo con il valore comunitario che questi luoghi, le pertinenze e gli archivi, offrono alla città contemporanea. Gli esempi cui guardare ci sono, anche nel nostro paese; e, soprattutto nelle città più piccole, dovrebbero incoraggiare le amministrazioni pubbliche a pensare, con coraggio, al riuso di questi siti che può, assolutamente, andare di pari passo con la loro tutela.
Milano – Ca’ Granda
Uno dei primi – e sempre illuminanti – esempi nel Novecento di trasformazione di un complesso ospedaliero in istituto universitario, a seguito dei danni provocati dalla Seconda guerra mondiale. Attualmente sede dell’Università degli Studi di Milano – e location d’eccellenza durante la Design Week – è imprescindibile per chi voglia fare una riflessione sull’argomento. Conserva ancora l’archivio storico in loco e ha avviato da alcuni anni un lavoro di valorizzazione che ha portato recentemente all’inaugurazione del percorso espositivo “I Tesori della Ca’ Granda”, per mostrare i ritratti dei benefattori e la storia del complesso. Va segnalato anche che tutto l’insieme dei beni connessi all’ospedale – terreni, appartamenti, cascine – è oggetto non solo di gestione in quanto patrimonio immobiliare, ma anche di progetti di valorizzazione.
Siena – Santa Maria della Scala
Uno fra i complessi ospedalieri più antichi d’Europa, situato di fronte al Duomo, a ricordarci dello stretto legame che un tempo vi era fra cura del corpo e cura dello spirito, è sede oggi di un museo in costante crescita per numero di visitatori. Museo di se stesso, museo della città, museo archeologico, luogo di esposizioni temporanee, ostello, rappresenta un esempio, apprezzato anche all’estero, di conversione a funzioni completamente pubbliche. [Nella foto di copertina, il Pellegrinaio _ © Elena Franco]
Lessines (Belgio) – Museé de l’Hopital de Notre Dame à la rose
Ospedale autarchico di fondazione medievale, dopo un periodo di abbandono è stato trasformato in un museo della storia della medicina e della storia del sito. Funge da attrattore culturale e turistico per la città di Lessines, in Vallonia, la quale, nonostante abbia dato i natali a René Magritte, stenta a trovare una nuova identità, a seguito della crisi dell’industria estrattiva su cui basava la propria sussistenza. Capace di fare rete in Europa con altri siti ospedalieri come i famosi Hospices de Beaune, in Francia – altro sito museale d’eccellenza per la storia della medicina – e forte di un’efficace capacità progettuale, promuove progetti di valorizzazione e attrae finanziamenti a livello locale ed europeo.
Biberach (Germania) – Alte Spital
Biberach an der Riß è una città di circa 30.000 abitanti situata nel land del Baden-Württemberg. Il suo complesso ospedaliero nel centro storico è stato recentemente recuperato con un articolato intervento di rigenerazione urbana. Essendo che il sito, come in molte città tedesche, non è costituito da un unico edificio ma si estende a un quartiere e ingloba diverse tipologie edilizie, anche l’intervento di riconversione è stato letto come l’occasione per ripensare a una scala urbanistica un pezzo di città, lavorando su accessibilità, realizzazione di parcheggi anche interrati, ridisegno degli spazi pubblici e inserimento di nuove funzioni quali il museo della città, spazi espositivi e la mediateca, vero luogo di rigenerazione e integrazione che mantiene una funzione di servizio importante in seno al complesso.
Nördlingen (Germania) – Heilig-Geist-Spital
La cittadina bavarese lungo la turistica Romantische Strasse ha recuperato – e ancora vi sta lavorando – il suo complesso ospedaliero situato all’interno della famosa cinta di mura e formato da un insieme di edifici non solo per l’accoglienza dei malati e dei poveri ma anche per la loro sussistenza, come ad esempio, i granai. Funzioni residenziali tout court, funzioni assistenziali per la cura degli anziani o per garantire alloggi a prezzi calmierati, funzioni culturali e museali, mantenimento degli edifici di pregio e loro restauro, costituiscono in tal senso un esempio interessante per tutte le città medio piccole.
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ospedali , restauro , riuso
Last modified: 13 Novembre 2019