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Francesco SelmiWritten by: Progetti

G-Factor, Golinelli cala il tris a Bologna

G-Factor, Golinelli cala il tris a Bologna

 

Visita a G-Factor, l’incubatore d’impresa dell’Opificio Golinelli che, su progetto di diverserighestudio, continua a crescere

 

BOLOGNA: Il 25 febbraio nella dinamica periferia di Santa Viola è stata inaugurata la sede di G-Factor, incubatore-acceleratore d’imprese, all’interno dell’Opificio Golinelli. Il complesso, casa dell’omonima Fondazione Marino Golinelli dedita alla diffusione della scienza fra i giovani, era già costituito da un edificio industriale riqualificato nel 2015 per ospitare una scuola per laboratori e attività formative, cui si è aggiunto lo scorso anno l’adiacente Padiglione Arti e Scienze per mostre ed eventi, a firma di Mario Cucinella Architects.

Instancabile imprenditore e filantropo, Marino Golinelli (classe 1920) ha affidato la progettazione del nuovo fabbricato al team bolognese diverserighestudio (Simone Gheduzzi, Nicola Rimondi e Gabriele Sorichetti), ormai noto oltre i confini locali e già artefice del primo intervento. Scelta coerente in quanto l’espansione è dovuta avvenire, per una rapida esecuzione compatibile con gli strumenti urbanistici, attraverso una demolizione e ricostruzione in sagoma dei restanti capannoni delle ex Fonderie Sabiem non interessati dal progetto originario. La candida volumetria esterna è dunque composta, come nel fabbricato adiacente, da una serie di moduli rettangolari con copertura a shed, in questo caso caratterizzati da esili aperture a tutta altezza protette da trasversali frangisole forati, presenti nelle facciate principali.

Nella distribuzione interna si apprezzano invece sostanziali differenze con la parte riqualificata dell’Opificio: la chiara composizione degli spazi disposti attorno ad una “serra connettiva” risulta più ordinaria rispetto all’adiacente ampio spazio coperto, quasi urbano, punteggiato di volumi di varie forme e dimensioni. Ciò è dovuto alla diversa destinazione d’uso delle due strutture e, in particolare, all’incertezza sulle necessità spaziali dei futuri occupanti. Infatti, l’intero primo piano sarà destinato a varie start-up recentemente selezionate attraverso un bando da G-Factor, le quali lavoreranno sull’innovazione tecnologica, soprattutto nel settore biomedico. Per questa ragione sono stati progettati spazi flessibili, o meglio “adattabili”, come li ha definiti Gheduzzi, in quanto modificabili nella disposizione interna e anche con la possibilità di espansioni verticali grazie alla notevole altezza dei due cluster al piano superiore. Le sale che occupano il piano terra saranno invece dedicate ad iniziative innovative per imprese, tra cui il competence center bi-rex, un partenariato pubblico-privato per la formazione e l’orientamento nel campo delle nuove tecnologie e dei big data. Questi spazi ancora spogli saranno ulteriormente definiti sempre da diverserighestudio, garantendo una non scontata continuità.

Lo sforzo progettuale si è concentrato perciò sugli spazi serventi, data anche l’importanza di tali ambienti di connessione e comunicazione nell’ottica olistica e dell’incontro fra scienza e creatività, protagonisti nella visione di Fondazione Golinelli. L’estrema linearità del sistema distributivo è stata mitigata attraverso un sapiente uso dei vuoti: tre corti interne che danno luce alla parte inferiore della “serra”, al secondo piano illuminata dalla diafana copertura a shed, e due grandi spazi a doppia altezza anti-simmetricamente contrapposti, dominati entrambi da una scala a due rampe staccata dalle pareti e dagli elementi verticali in calcestruzzo a vista. A differenza di molte nuove architetture, il verde non è presente in forma di alberi sui terrazzi o prati sul tetto, ma nell’impattante colore dei pavimenti e delle pareti in pannelli di policarbonato di tutto il piano terra, che distinguono la destinazione d’uso di questa parte rispetto alle altre del complesso. Un colore di speranza in accordo con il positivo messaggio che s’intende veicolare: esistono anche in Italia realtà filantropiche virtuose che favoriscono lo sviluppo del territorio e che nella loro dinamica crescita non tralasciano la qualità architettonica dei nuovi spazi che occupano.

Autore

  • Francesco Selmi

    Nato a Foggia (1994), si laurea in Ingegneria edile - architettura a Bologna nel 2018 con una tesi in Storia dell’architettura e Urbanistica sul ruolo della ricerca storica nelle pratiche partecipative per la progettazione di spazi pubblici, studiando il caso di piazza Rossini a Bologna. È stato redattore della rivista online Edarchibo

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Last modified: 5 Marzo 2019