A Roma, la mostra “Ars metallica, la materia, la tradizione e la creatività contemporanea” celebra la nascita della Scuola dell’Arte della Medaglia e la posa della prima pietra del Palazzo della Zecca, la prima “fabbrica di monete” per l’Italia unita
ROMA. L’uomo e la macchina. La tecnica, perfezionata in secoli di pratica, e l’idea progettuale, nuova per definizione. L’incontro fra questi due mondi è da sempre oggetto d’indagine per chi opera nell’ambito del design, così come lo è il rapporto fra industria e artigianato. Diventa sempre più rilevante il peso che proprio l’attività artigianale ha nella produzione in serie, che da un lato punta proprio sulle capacità espressive del maestro d’arte per offrire un prodotto in molteplici varianti e customizzabile, e dall’altro ritrova nell’attenzione al dettaglio di una lavorazione sapiente dei materiali l’unicità dell’oggetto che il cliente ricerca. Il gesto dell’artigiano rende il bene pregiato e irripetibile, così come il designer comprende e include il valore della sua “intelligenza delle mani” fin nelle fasi iniziali del proprio progetto.
Un’occasione per ripercorrere questo filo fra design e tecnica, fra progettualità e alta manifattura è la mostra “Ars metallica” all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, fino al 5 marzo a Roma. Qui le ex officine all’Esquilino aprono le porte al pubblico per la prima volta, esponendo gli antichi macchinari, gli strumenti, le sculture che in 110 anni di attività hanno visto evolvere la produzione artistica e numismatica dell’Istituto e della Scuola dell’Arte della Medaglia dalla sua nascita con l’Italia unita ad oggi.
Il percorso espositivo, nato dal progetto scientifico di Rosa Maria Villani, si snoda in sei sale, che da un lato ripercorrono il processo produttivo e la storia della Zecca, e dall’altro comunicano al pubblico la fascinazione che le tecniche di pressatura e fusione evocano. A partire dalla copia del Marco Aurelio capitolino, realizzato dalla Scuola dell’Arte della Medaglia congiuntamente alla Zecca nel 1997, fino alla perizia certosina delle incisioni nell’alta gioielleria, attraverso installazioni che mostrano i macchinari di fabbrica, la storia della moneta e della coniazione per poi proseguire con la fusione d’arte, dove tecniche tradizionali e ricerca trovano un punto d’incontro. La sala finale espone le opere della collezione che la Scuola di Arte della Medaglia ha raccolto in oltre un secolo di attività, in una selezione delle opere più significative di docenti e alunni, che segnano visivamente il succedersi delle epoche, degli stili, degli autori e di una poetica personale.
La mostra, infatti, rappresenta un’opportunità per conoscere la Scuola dell’Arte della Medaglia, nata nel 1908 quando prendeva forma l’idea di predisporre un luogo che potesse essere non solo “fabbrica” numismatica, ma soprattutto che desse il meritato rilievo all’arte, alla tecnica e alla produzione di monete e medaglie, tramandandone il “saper fare”. Proprio la Scuola di “mestieri d’arte” rappresenta oggi quel legame fra la tradizione, che custodisce e tramanda, attraverso un percorso formativo d’eccellenza, e la vocazione alla ricerca e alla sperimentazione. L’accesso ai corsi – un ciclo triennale per 12 allievi l’anno – avviene tramite un concorso pubblico con esame di ammissione e le attività comprendono tutta la filiera produttiva, dalla progettazione tridimensionale, alla modellazione, dalla computer grafica all’incisione e al restauro.
Un percorso che prepara alle professioni di designer di gioielli, di restauratore, che coltiva talenti provenienti da tutto il mondo per perseguire la maestria e la perfezione come fine ultimo, come prodotto, come metodo. È probabile che trovino lavoro ancora una volta all’estero, nelle Zecche di Paesi stranieri, nell’alta oreficeria, nella grafica d’arte, nell’illustrazione, nel restauro e nell’arte sacra, più in generale nel settore del lusso, dove il “saper fare”, la manifattura d’eccellenza e il design costruiscono un legame sempre più stretto.
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Last modified: 13 Febbraio 2019