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Alessandro ColomboWritten by: Reviews

Un nuovo viaggio in Italia per Wright

Un nuovo viaggio in Italia per Wright

Visita alla mostra “Frank Lloyd Wright tra America e Italia”, a cura di Jennifer Gray; fino all’1 luglio alla Pianacoteca Agnelli di Torino

 

Giugno 1951: Frank Lloyd Wright è in Italia per promuovere la mostra sulla sua opera che si tiene a Firenze a Palazzo Strozzi, Sixty Years of Living Architecture.

Marzo 2018:  Wright torna in Italia per la piccola, ma preziosa mostra alla Pinacoteca Agnelli di Torino, Frank Lloyd Wright tra America e Italia.

Ovviamente oggi a Torino possiamo ammirare solo i disegni del grande architetto americano (1867-1959), mentre nel dopoguerra l’Italia godette della sua presenza per molte settimane vedendolo impegnato in un Voyage en Italie che era già toccato più volte anche ad una personalità forte e critica come la sua. In The Sovereignty of the Individual in the Cause of Architecture (introduzione a Ausgeführte Bauten und Entwürfe von Frank Lloyd Wright, pubblicazione artistica di litografie dei suoi progetti), Wright scrive, riflettendo sulla sua visita del 1910 a Fiesole ove si fermò alcuni mesi, che «in Italia non vi è prova più grande di un felice abitare. I palazzi, i dipinti e le sculture sembrano “nascere come fiori al lato della strada e cantare la loro esistenza”». La “mostra italiana” del ‘51 ebbe anche risvolti diplomatici e politici oltreché architettonici diventando, soprattutto negli intenti degli intellettuali che la promossero, da Bruno Zevi a Giuseppe Samonà, Giancarlo De Carlo e Carlo Scarpa, l’occasione per parlare degli ideali democratici e organici che la figura del grande architetto d’oltreoceano evocava. Da questa rete di relazioni nacque anche l’incarico per il progetto del monumento commemorativo sul Canal Grande a Venezia all’architetto Angelo Masieri, giovane professionista tragicamente morto in un incidente stradale nel 1952 mentre tornava da Taliesin West, dove peraltro non era riuscito ad incontrare Wright, e ove si era recato per conferirgli l’incarico per la progettazione della casa di famiglia in laguna. Il progetto fu seguito a Venezia da Bruno Morassutti, allora anche lui giovane architetto che era stato due anni nello studio di Taliesin e che aveva presentato Masieri a Wright nel ‘51. Come si sa il progetto venne rifiutato e, quindi, non realizzato, confermando la difficoltà dei rapporti fra la città lagunare e l’architettura moderna.

Alla pinacoteca Agnelli la bella mostra, contraddistinta da disegni originali di squisita fattura ed eccezionale importanza, è articolata in sei sezioni. La prima dedicata appunto alla “mostra italiana” come usava chiamarla l’architetto americano. La seconda presenta le prairie houses, meravigliose case a pianta aperta, tetti piani e finestre a nastro che, nel primo decennio del Novecento, Wright costruì a Chicago e dintorni presentando una visione moderna dell’abitare in sintonia con l’ambiente, visione che costituì la base della sua carriera e della sua fama. La terza che racconta la sperimentazione degli anni Venti con i blocchi di calcestruzzo, materiale plasmabile dalla creatività progettuale e che si confrontava con i climi della California e del sudovest americano. La quarta celebra le opere fra le più famose, da Fallingwater al Johnson Wax Building e Wingspread, opere che valsero a Wright 1938 la copertina della rivista “Time” e che spinsero nel 1935 il direttore di “Casabella”, Edoardo Persico, a definirlo il “profeta dell’architettura” (dal 1945 vennero pubblicate in Italia Architettura e democrazia e Architettura organica: L’architettura della democrazia  per poi arrivare alla famosa Verso un’architettura organica nella quale Bruno Zevi, a causa della scarsità di carta, sceglie Fallingwater come l’unica illustrazione del volume facendola diventare un simbolo per generazioni di architetti). La quinta dedicata ai grattacieli a “fittone”, metafora biologica del sistema radicale di alcune piante, che vede la struttura dell’edificio consistente in un nucleo centrale in cemento armato profondamente affondato nel terreno e dal quale i pavimenti aggettano con eleganza e leggerezza. L’idea viene portata alle sue estreme conseguenze con la proposta per un grattacielo alto un miglio, visione futuristica di fine carriera controfirmata anche da Pierluigi Nervi. Si conclude con la sesta, dedicata agli edifici pubblici e civici, luoghi dove nella visione wrightiana si esplica la democrazia attraverso lo scambio sociale, culturale e politico; edifici che vedono icone come lo Unity Temple. Da notare che in questi progetti l’automobile e l’infrastruttura stradale vengono tenute in grande considerazione quali parti integranti della città e del paesaggio, con l’idea che la tecnologia possa risolvere i problemi del sovraffollamento urbano.

Molti gli spunti che la mostra propone sul rapporto fra Wright e l’Italia e sulla diffusione dei concetti dell’architettura organica nel nostro paese. Una vicenda ancora da studiare ed approfondire, ancor più oggi che la distanza storica ci permette di guardare meglio a questo particolare ed affascinante momento della storia dell’Architettura del Novecento fra America e Italia.

 

Frank Lloyd Wright tra America e Italia

a cura di Jennifer Gray

dal 28 marzo all’1 luglio 2018

Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli

Lingotto Torino

La mostra è presentata dalla Avery Architectural & Fine Arts Library, Columbia University in collaborazione con la Miriam & Ira D. Wallach Art Gallery, Columbia University.

Allestimento: Marco Palmieri

Catalogo: Corraini

Ausgeführte Bauten und Entwürfe von Frank Lloyd Wright, Ernst Wasmuth A.-G., Berlin 1910

The Sovereignty of the Individual in the Cause of Architecture, Palazzo Strozzi, Firenze 1951

F:L. Wright An Autobiography, Longmans, Green, New York 1932

F.L. Wright Architettura e Democrazia  (intervento al convegno del FORUM della NEW YORK HERALD TRIBUNE dedicato al tema della ricostruzione post-bellica, in Metron , n°13, Ed. Sandron, Roma, 1947)

L. Wright Architettura organica. L’architettura della democrazia, a cura di A. Gatto e G. Veronesi, Muggiani, Milano 1945

Zevi, Verso un’architettura organica. Saggio sullo sviluppo del pensiero architettonico negli ultimi cinquant’anni, Giulio Einaudi Editore, Torino 1945

Gatto, Destino di Angelo Masieri, in “Metron”, n° 49-50, gennaio-aprile 1954

E.N. Rogers, Seguito ad un incontro, in “Metron”, n° 49-50, gennaio-aprile 1954

E.N. Rogers, Polemica per polemica, in “Casabella-Continuita”, n. 201, maggio-giugno 1964

Troy Michael Ainsworth, Modernism contested: Frank Llyod Wright in Venice and the Masieri Memorial debate, dissertation in land–use planning, mangement and design,Teax University, 2005

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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Last modified: 10 Aprile 2018