Urban Reports narra attraverso la fotografia un lembo della Provincia di Foggia che ha visto negli anni 70 la costruzione di nuovi quartieri oggi abbandonati e in attesa
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CAGNANO VARANO (FOGGIA). Sospeso fra il mare, il lago e la montagna, Cagnano Varano è uno dei tanti paesi in Italia che negli ultimi decenni ha subito un forte spopolamento (una crescita costante fino al 1991 quando raggiunse i 9.158 abitanti per poi subire un declino importante e senza ritorno con i 7.000 di oggi). La sua collocazione ha da sempre permesso ai suoi abitanti di sfruttare le risorse del territorio basate sulla mitilicoltura (il lago è ricco di cozze e vongole, ma anche anguille e capitoni) e la pastorizia. Questo equilibrio si è spezzato negli anni 50 quando molti abitanti sono partiti per la Germania, il Belgio e la Svizzera in cerca di fortuna.
L’attaccamento alle proprie radici ha fatto sì che gli emigrati ritornassero poi in patria e, con i soldi risparmiati durante i lunghi anni di lavoro all’estero, cercassero una forma di investimento economico sicuro nella propria terra d’origine. Inizia quindi intorno agli anni 70 la costruzione dei nuovi quartieri di Cagnano Varano, palazzine di 3-4 piani costruite non per la necessità di rispondere ad una’effettiva domanda abitativa ma piuttosto porre le basi per un futuro solido, fatto di mattoni, per la propria famiglia.
Molte delle nuove palazzine vennero quindi edificate dagli abitanti stessi (che avevano lavorato come muratori, imbianchini e carpentieri nei paesi che li avevo accolti) con l’idea di riunire finalmente l’intera famiglia (comprese le generazioni a venire) sotto lo stesso tetto, dai nonni ai nipoti. Distribuiti sui vari piani, si tratta di veri e propri condomini mono-familiari.
Purtroppo il desiderio dei padri non sempre rispecchia la volontà dei figli e molti di loro, nati all’estero, vi sono rimasti. Così, gli edifici risultano oggi perlopiù vuoti.
Un’edificazione massiccia, la mancanza di pianificazione e i diversi condoni che negli anni si sono susseguiti, hanno avuto come risultato un edificato che oggi sembra più un cantiere a cielo aperto che una città. Molti edifici sono ancora oggi poco più che scheletri di cemento armato senza tamponamenti, alcuni sono abitati solo su alcuni piani, molti di quelli completati non hanno le finiture esterne, mentre nei quartieri costruiti a cavallo del millennio mancano ancora le strade.
Le case sembrano vivere in un stato di perenne attesa, aspettano che qualcuno arrivi e dia un senso a quei mattoni e a quei solai in ombra da cui oggi vedi il mare. Qualcuno che guardi al futuro in questo paese in agonia.
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Che cos’è Urban Reports
Urban Reports (di cui fa parte l’autore del presente report) è un collettivo internazionale di fotografi-architetti residenti in diverse città europee, un network di professionisti nato per sviluppare progetti e reportage in ambito urbano e territoriale. In un’epoca di radicali cambiamenti, in cui l’accelerazione delle dinamiche di urbanizzazione e la crescente complessità dei sistemi territoriali contribuiscono alla trasfigurazione dei luoghi fino a renderli irriconoscibili, quasi estranei, il collettivo utilizza la fotografia come strumento di indagine per esplorare i nuovi paesaggi contemporanei.
Un metodo di lavoro per osservare e comprendere gli effetti di tali dinamiche a supporto di strumenti più consueti, quali dati demografici, socio-economici e i metodi GIS, per costruire un percorso progettuale che vuole incoraggiare la riflessione sui caratteri identitari dei luoghi ed i possibili scenari di trasformazione. Da un lato, un approccio che apre a nuove prospettive e possibilità di analisi; dall’altro, un potente mezzo di comunicazione in grado di nutrire un nuovo immaginario collettivo e costruire una narrazione dei territori capace di raggiungere sia i professionisti che si occupano di architettura e paesaggio, sia un pubblico più vasto.
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fotografia
Last modified: 23 Febbraio 2018