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Written by: Progetti

Buon compleanno Marino Golinelli!

Buon compleanno Marino Golinelli!

Visita al Centro Arti e Scienze, nuovo tassello della Fondazione Golinelli inaugurato a Bologna l’11 ottobre su progetto di Mario Cucinella Architects

 

BOLOGNA. Marino Golinelli festeggia il suo 97° a ritmo di tamburi e ballando al futuro. L’irruzione di una banda di percussionisti all’opificio Golinelli nella notte dell’11 ottobre ha colto impreparato qualche ospite, persino più giovane del festeggiato, ma forse d’animo più antico… Al contrario Golinelli: il mondo s’infutura e al futuro bisogna andare incontro danzando! (Guarda la videointervista a Marino Golinelli).

All’origine della festa, oltre al genetliaco di un gigante dell’imprenditoria e della filantropia del nostro tempo, l’inaugurazione del nuovo padiglione Arti e Scienze disegnato da Mario Cucinella Architects per il quadrante nord ovest dell’Opificio Golinelli, nell’area libera dagli edifici industriali già recuperati da Diverserighestudio nel 2015. Sarà però una nuova tappa intermedia nello sviluppo della Fondazione Golinelli. Il prossimo passo, già annunciato, punta al 2018: l’inaugurazione d’un incubatore d’imprese, un nuovo edificio a servizio di ricercatori dottorali e post-dottorali che porterà a 14.000 i mq dell’Opificio, facendone uno dei più ampi centri al mondo dedicati alla ricerca interdisciplinare e intergenerazionale. All’Opificio Golinelli i progetti educativi coinvolgono anzitutto l’infanzia, perché a partire dalle età più precoci si possa imparare-giocando, assorbendo il proprio eventuale errore nell’esperienza e farne anzi un’arma della creatività e dell’innovazione.

Con il padiglione Arti e Scienze, sono 85 i milioni del proprio patrimonio personale che Marino Golinelli ha donato alla collettività mediante la Fondazione a lui intitolata, i cui progetti sono stati frequentati dal 2015 ad oggi da oltre 200.000 persone. 

Rispetto ad un’azione così ampia, l’architettura è solo un epifenomeno, l’elemento visibile di un sogno più vasto che è appunto insegnare a sognare, ed anzi a coltivare sogni di lungo periodo, capaci d’indirizzare il futuro; non tanto quello personale, beninteso, ma piuttosto quello sociale, quello originariamente politico, quello comune. Il lascito che si sta costruendo Golinelli, prima e più che una serie di edifici eccellenti, è quello di uno spazio a custodia di una speranza sul futuro e di una positiva concezione dell’uomo. Una fortissima responsabilità sociale è all’origine di spazi che in ultima analisi proprio all’educazione alla responsabilità sociale sono dedicati, supportando la creatività e l’innovazione.

La chiarezza e la nobiltà dei suoi intenti, Golinelli l’ha palesata davanti alla nobile platea dell’inaugurazione, e il discorso sembrava arrivasse da lontano e dall’alto, del tutto al di sopra del chiacchiericcio della politica, o del mercanteggiare degli interessi privati. Il discorso di Golinelli ha il coraggio dell’ideale, e di una visione che scruta l’orizzonte (per quanto esso si lasci osservare) fino al 2065, primo obiettivo delle azioni della Fondazione.

 

Il nuovo Centro Arti e Scienze

Completato in soli 9 mesi, si tratta di una teca in policarbonato di circa 20 x 30 metri, alta 8 metri e priva di partizioni all’interno, per consentire la massima libertà di utilizzo. Il padiglione, interamente bianco e diafano, ad esclusione della copertura, riceve la luce diurna così come cede quella degli eventi serali, contribuendo a vivacizzare il contesto periferico ove l’intero Opificio è incastonato senza però lasciarvisi condizionare, perchè l’ampio volume è sì permeabile alla luce ma non alla visione, dimodoché la sola concentrazione possibile è quella sulle esposizioni. Ogni altro elemento è lineare, semplice e bianco, per sfuggire ad ogni appariscenza e continuare a catalizzare l’attenzione dei visitatori sul contenuto e non sul contenitore, destinato a vedere la rotazione delle mostre e delle collezioni, a partire da quella di Marino Golinelli, tra i più importanti estimatori di arte contemporanea. E, in linea con il sogno di Golinelli (e anche con un Paese che ha davvero bisogno di proiezioni positive), il padiglione è stato inaugurato con la mostra “Imprevedibile-Essere pronti per il futuro senza sapere come sarà”, intreccio di arte e scienza per promuovere del futuro un’intuizione, ma soprattutto un’immagine incoraggiante, come suggerisce la scritta al neon che accompagna all’uscita, “Don’t worry”, opera di Martin Creed (Work no. 2833 – 2017).

All’esterno il padiglione fiorisce in un aggregato di cubi, che si assommano sulla copertura e sulle pareti dell’edificio in un gioco di accostamenti che pare suscettibile di nuove aggregazioni e compone spazi disponibili ad annunciare in molti modi le mostre all’interno, come è già accaduto ricevendo le proiezioni dei graffiti virtuali di Rusty Young, nella serata inaugurale, accompagnati all’interno dal maestro Ezio Bosso e dalla STRADIVARIfestival Chamber Orchestra. Dal punto di vista linguistico, un peccato che la teoria dei cubi non sia effettivamente portante, e che all’interno la leggerezza della struttura molecolare sia supportata da un ritmo piuttosto serrato di pur eleganti pilastrini perimetrali in acciaio che, dipinti di bianco, hanno almeno il merito di sparire quasi allo sguardo. Resta poi il dubbio sui materiali, perché se il policarbonato sta diventando un materiale ricorrente in architettura, esso ha caratteristiche coibenti piuttosto scarse: forse, allora, a livello energetico questo nuovo padiglione consuma quanto la restante parte della Fondazione risparmia.

In ogni caso, il bilancio per il futuro è comunque ampiamente positivo!

La carta d’identità del progetto

Cronologia: 2016-2017
Progetto: Mario Cucinella Architects (Mario Cucinella, Enrico Iascone, Cecilia Patrizi, Giovanni Sanna)
Partnership tecnica: Italcementi Group
Consulenti strutture: Ballardini Studio di Ingegneria
Consulenti impianti: STEP Engineering
Consulenti antincendio: Ingegneria del fuoco s.r.l.
Impresa costruttrice: N.B.I. S.p.a. (Gruppo Astaldi)
Superficie: 700 mq

Autore

  • Luigi Bartolomei e Paola Bianco

    Luigi Bartolomei è Nato a Bologna (1977), vi si laurea in Ingegneria edile nel 2003. È ricercatore presso il Dipartimento di Architettura dell'Università di Bologna, ove nel 2008 ha conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica. Si occupa specialmente dei rapporti tra sacro e architettura, in collaborazioni formalizzate con la Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna ove è professore invitato per seminari attinenti alle relazioni tra liturgia, paesaggio e architettura. Presso la Scuola di Ingegneria e Architettura di Bologna insegna Composizione architettonica e urbana, ed è stato docente di Architettura del paesaggio e delle infrastrutture. È collaboratore de "Il Giornale dell'Architettura" e direttore della rivista scientifica del Dipartimento, “in_bo. Ricerche e progetti per il Territorio, la Città, l’Architettura”. Paola Bianco è nata a Padova (1969) e laureata in Architettura a Venezia nel 1997. Nel 1998 ottiene un Master in Energy and Sustainable Development presso la De Montfort University di Leicester (UK). Nel 2000 è a Bruxelles per uno stage alla Commissione Europea (DG Transport and Energy). Successivamente si trasferisce a Bologna, dove si occupa per alcuni anni di temi ambientali presso varie pubbliche amministrazioni. Dal 2004 si iscrive all’Ordine degli Architetti della Provincia di Bologna, presso il quale si impegna in diverse Commissioni. Nel 2006 apre il suo studio, dove si occupa prevalentemente di certificazione energetica, sicurezza nei cantieri e dove ospita periodicamente mostre legate a diverse forme d’arte (fotografia, scultura, fumetto, giardinaggio). Partecipa a concorsi di architettura e a bandi di pubbliche amministrazioni. Collabora dal 2008 con "Il Giornale dell’Architettura".

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Last modified: 27 Febbraio 2019