M15, il Magazzino delle Professioni, è un’esperienza di rigenerazione urbana che si sta concretizzando a Verona, grazie anche all’intervento dell’Ordine degli Architetti. Ce lo illustra il vicepresidente Nicola Brunelli, annunciando inoltre il convegno inaugurale l’11 febbraio
VERONA. Negli ex Magazzini Generali è in fase di ultimazione un esemplare caso di rigenerazione di spazi post industriali, risalenti ai primi anni del secolo scorso e da diversi decenni dismessi e in stato di degrado. Il piano di riqualificazione dell’intera area è guidato da Mario Botta ma, nello specifico, gli ex Magazzini 15, 16 e 17 sono stati oggetto di un meticoloso progetto di recupero culturale, prima che architettonico, promosso direttamente dall’Ordine degli Architetti P.P.C. di Verona e coordinato dall’architetta Paola Ravanello. Ciò è stato possibile attraverso il coinvolgimento della proprietà (Fondazione Cariverona) in un programma di progettazione partecipata, guidato dall’architetto Antonio Ravalli, che ha visto l’inclusione di varie competenze. Il recupero dei tre fabbricati, dal punto di vista tecnico e cantieristico, ha avuto un iter complesso e prolungato nel tempo.
Dalla fine degli anni ottanta l’intera area (circa 95.000 mq), prevista dal PRUSST (Programma di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio) di Verona Sud come nuovo Polo culturale, è rimasta abbandonata in uno stato di degrado crescente. Risalgono al 2006 i primi contatti interlocutori tra l’Ordine degli Architetti P.P.C. di Verona e la proprietà dell’area, con l’intenzione esplicita di trasferire all’interno di quegli edifici, una volta recuperati, la propria sede. Fu una proposta innovativa per il contesto politico, culturale, economico e sociale cittadino dell’epoca; un programma pionieristico e lungimirante, soprattutto per le modalità d’intervento indicate e per le metodologie progettuali suggerite, all’insegna della compartecipazione e di un preventivo ampio dibattito culturale sul tema.
L’intervento
Il progetto ha dovuto rispettare alcune condizioni indispensabili, come ad esempio la valorizzazione del ruolo storico degli edifici, obbligando quindi al mantenimento pressoché invariato della loro immagine esterna. Altro obiettivo prioritario è stato il raggiungimento di una classe di resistenza sismica degli edifici pari al 70% di miglioramento statico rispetto all’esistente (superiore a quanto si ottiene normalmente con un intervento di restauro), all’insegna di una rigenerazione anche funzionale degli edifici, adeguando quindi tecnologie impiantistiche e comfort degli ambienti interni alla nuova destinazione d’uso. Per gli edifici è prevista infatti una nuova vita come centro direzionale: in particolare l’ex Magazzino 15 ospiterà il “Magazzino delle Professioni”, cioè la sede di tre ordini provinciali, tra cui l’Ordine degli Architetti PPC. Tutto questo, infine, doveva essere ottenuto investendo la minor quantità di energia possibile, alla luce anche di un budget limitato. La combinazione delle condizioni di partenza e soprattutto la volontà di valorizzare la presenza storica dei fabbricati, testimoni nell’ultimo secolo dello sviluppo economico e produttivo della città, hanno determinato il ricorso allo svuotamento completo degli edifici al fine di conservarne solo l’involucro esterno. Nella contrapposizione tra edificio storico e nuovo intervento, emerge in maniera preponderante il ruolo delle murature perimetrali, alla cui matericità è demandata la funzione di testimoniarne il passaggio nel tempo. Si tratta di un involucro omogeneo, una sorta di fondale scenico sul quale risaltano le emergenze del progetto.
Come conseguenza diretta di questo approccio, i progettisti hanno optato per la convergenza tra il progetto architettonico e il progetto strutturale: la necessità di contenere i costi e la scelta di un linguaggio formale essenziale hanno determinato la scelta di lasciare per quanto possibile a vista le opere strutturali, rendendole conseguentemente componente attiva nella percezione d’insieme degli edifici e parte espressiva del progetto.
Lo schema compositivo si basa su una geometria chiara e ben riconoscibile: l’accentuato sviluppo longitudinale degli edifici è assecondato con l’introduzione di una spina centrale, costituita da una serie di setti di controventamento trasversali in calcestruzzo armato, intervallati dai nuovi vani scala, blocchi monolitici anch’essi in calcestruzzo armato a vista. I solai dei tre piani fuori terra, demoliti e ricostruiti, sono realizzati con solette collaboranti in acciaio e calcestruzzo; la copertura, infine, è sostenuta da capriate in acciaio, mentre le murature esistenti sono state consolidate mediante iniezioni.
Gli interni
Al fine di privilegiare una percezione plastica degli edifici e di nascondere i sofisticati impianti tecnologici, è stata predisposta una membrana tecnica che si districa lungo il pavimento e che, piegandosi verticalmente lungo l’asse longitudinale degli edifici, si trasforma in una sequenza di armadi al cui interno si nascondono cavedi e vani tecnici. La scelta del legno come materiale per contenere e mascherare le componenti impiantistiche è dettata dalla volontà di enfatizzare il contrasto con l’involucro storico in muratura e i nuovi setti strutturali in cemento a vista. Infine, un’anti-materica sequenza di pareti trasparenti organizzano gli ambienti e delimitano gli spazi comuni e gli uffici, consentendo al visitatore di apprezzare il volume interno in tutta la sua interezza. Grazie alla loro presenza discreta, tali spazi sono inondati dalla luce naturale e godono di assoluta trasparenza. Le sale conferenze poste al piano terra, complete della necessaria tecnologia, possono ospitare grandi convegni ma anche piccole riunioni, a seconda di come vengono suddivisi gli spazi, tramite l’utilizzo delle apposite partizioni scorrevoli, in pannelli di legno.
Gli ambienti comuni e di aggregazione ricoprono un ruolo prioritario e la scelta di non frammentarli in base alla mera funzionalità ne è testimonianza; mentre gli spazi amministrativi, seppur dotati della necessaria riservatezza, percorrendoli mostrano continuità e coerenza, dovuta essenzialmente alla congruenza nella scelta dei materiali per finiture interne e arredi fissi.
Il contesto circostante
Tra le condizioni di partenza vi era anche la ricerca di un sistema di scambio e interrelazione tra la vasta area degli ex Magazzini Generali e l’intorno urbano, rappresentato dai quartieri residenziali limitrofi e dal quartiere fieristico. Attualmente tale istanza non ha dato riscontri evidenti e il rapporto con il contesto cittadino risulta ancora incerto. Ciò dipenderà probabilmente dall’influsso che l’intera area rigenerata sarà capace di trasmettere e non dal singolo edificio, e potrà essere valutato obiettivamente solo al termine dell’intero progetto di rigenerazione, previsto per il 2019.
Le iniziative
La rassegna “C’è vita nello spazio”, organizzata dall’Ordine di Verona e con la quale s’intende accompagnare il progetto della nuova sede e sensibilizzare sul tema della rigenerazione urbana sostenibile, prosegue il suo programma con il convegno “Fabbriche d’arte e cultura, il riuso culturale e creativo dell’archeologia industriale”. L’appuntamento, proprio nelle sale di M15, è in programma sabato 11 febbraio dalle ore 10 alle 13 e illustrerà alcuni casi di rigenerazione urbana in Italia e all’estero, soffermandosi in particolare sulla trasformazione del Matadero di Madrid in centro culturale e per le attività artistiche (interventi di Luca Gibello, Michele Roda, Serafina Amoroso e Carlos Batzan Lacasa).
Successivamente, in un secondo appuntamento, saranno Simone Sfriso e Raul Pantaleo di TAMassociati, curatori del Padiglione Italia alla recente Biennale di Venezia, a introdurre il tema dell’architettura sostenibile e del recupero delle periferie, grazie anche all’illustrazione dell’esperienza appena conclusasi, che ha visto Pantaleo operare con il gruppo di lavoro G124, voluto da Renzo Piano, nella problematica area di Venezia-Marghera.
Per saperne di più: consulta la pagina fb di M15
Guarda i video di M15: il cantiere – l’intervento – gli eventi – wallpaint – l’intervista a Mario Cucinella (programma convegni “C’è vita nello spazio”, 17 giugno 2016)
Foto di copertina: © Michele De Mori
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rigenerazione urbana , verona
Last modified: 4 Febbraio 2017