Seconda parte del viaggio nella capitale dell’Albania. Tra i numerosi interventi e concorsi di architettura, spicca il progetto del nuovo stadio nazionale griffato Archea Associati, che non convince per collocazione e rapporto col preesistente impianto monumentale
Sono sempre più numerosi i progetti che interessano il nucleo centrale della capitale, ‘‘l’arena della politica albanese’’. Possiamo citare la TID Tower progettata dai belgi 51N4E, la 4 Evergreen Tower dello studio Archea Associati, artefice del progetto per il nuovo stadio previsto nel cuore della città.
La grande casa della nazionale albanese aprirà le porte entro due anni, almeno sulla carta. Un gruppo di architetti italiani di Firenze costruì lo stadio nel secolo scorso, un altro team italiano da Firenze è stato chiamato a costruire il nuovo. La struttura ha una lunga storia e fu ancora una volta Gherardo Bosio, l’architetto fiorentino a cui fu affidato il compito di progettare la Tirana moderna, che qui ideò uno dei complessi più importanti della sua carriera. Il lavoro di Bosio [di cui è uscita nel 2016 a cura di Riccardo Renzi l’Opera completa per i tipi di Edifir; ndr] fu un atto senza precedenti per un paese come l’Albania. Dopo l’occupazione italiana nel 1939, Bosio diventa direttore generale dell’Ufficio centrale albanese dell’edilizia e dell’urbanistica e viene incaricato di progettare il nuovo centro della capitale. Il progetto comprende l’edificio del Grand Hotel Dajti, la Casa del fascio, il Palazzo della luogotenenza, il Palazzo presidenziale e infine lo stadio «Qemal Stafa». Nel disegnare il nuovo piano regolatore Bosio propone di mantenere il vecchio nucleo della città, per non cancellare le orme e i segni dell’antico insediamento musulmano. In questo modo la nuova Tirana, progettata con criteri “occidentali” e ispirati al razionalismo, avrebbe mantenuto il suo carattere. Il progetto, che include lo stadio, parte dall’Università che si affaccia su piazza Madre Teresa e prosegue verso piazza Italia lungo il colonnato del Museo nazionale, per concludersi con la presenza monumentale della facciata d’ingresso allo stadio.
Oggi l’impianto non possiede i parametri necessari per ospitare partite internazionali importanti. Si ha dunque la necessità di avere una struttura progettata secondo le normative dell’UEFA, in modo da poter supportare adeguatamente il movimento calcistico albanese, in forte ascesa negli ultimi anni e prossimo ai ben più affermati standard europei. E a 73 anni dalla costruzione ecco il progetto per il nuovo impianto che sorgerà sulle “ceneri” dell’attuale struttura, in pieno centro città. Finalmente anche l’Albania avrà uno stadio che potrà ospitare partite internazionali.
Ma può uno stadio in pieno centro storico essere una soluzione valida per Tirana? Data per assodata la scelta del punto precedente, si salvaguardano almeno la matrice storica della piazza e dello stadio stesso? A una prima anamnesi basata sulle immagini disponibili, il progetto cerca d’integrare la nuova facciata con quella preesistente ideata 70 anni fa da Bosio ma senza raggiungere l’obiettivo. Esalta il colore rosso all’esasperazione, quasi a volersi appiattire al livello populista dell’elogio dei colori nazionali ad ogni costo, rendendo quasi “invisibile” la facciata originaria. Al di là dei pareri sull’architettura stessa, ciò che fa maggiormente riflettere è che, dal punto di vista urbanistico, il luogo per un progetto di queste dimensioni, in una città “affollata” come la Tirana attuale, potrebbe rivelarsi quantomeno inadatto. Quella che poteva essere stata una buona scelta 70 anni fa non è detto che lo sia oggi. Attualmente le infrastrutture e il trasporto pubblico non possono garantire il funzionamento ottimale di una struttura che andrà a sovraccaricare ulteriormente il centro, creando verosimili disagi a tutta la zona limitrofa e a cascata sulla vivibilità della città nel suo complesso.
Insomma, l’occasione c’è, le idee sono state messe sul piatto, la voglia di fare (e disfare) non manca. E come sempre è facile criticare senza proporre alternative. Certo è che nel masterplan di Tirana non si parlerà dello stadio e, simmetricamente, il progetto del nuovo impianto è “cieco” nei confronti del nuovo piano. Due progetti così importanti dovrebbero invece confrontarsi direttamente, in modo da dare una risposta organica a esigenze che non possono essere viste separatamente. Vorremmo che a Tirana le penne degli architetti potessero incrociarsi sin dall’inizio per un’idea globale di città.
Concorsi a go-go
I concorsi lanciati nell’ultimo anno da Atelier Albania (struttura statale deputata allo sviluppo del territorio) sono stati numerosi. Citiamo quelli per il Museo nazionale vinto dal gruppo Casanova, Hernandez e “SON” Engineering & Construction; per il rinnovo della Corte suprema e la scuola della Magistratura (Sadar Vuga con i locali PRG*BR); per la riqualificazione della Città studi (BAUKUH, F&M Ingegneria, Space Caviar, Bodà). Tuttavia, tanti altri interessano non solo Tirana ma l’intero territorio albanese.
Saranno gli ennesimi progetti che rimarranno sulla carta? Da parte del governo c’è tutta la fretta di realizzare una serie d’interventi che dovrebbeno portare al miglioramento della vita dei cittadini e allo sviluppo del territorio. E a noi non resta altro che aspettare.
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concorsi , rigenerazione urbana
Last modified: 30 Settembre 2016
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[…] è passata quasi sotto silenzio. Qualche polemica ha accompagnato ladistruzione nel 2017 dello stadio monumentale progettato da Gherardo Bosio (1939-41), avvenuta nonostante TR030 comprendesse fra i suoi indirizzi strategici la […]