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Michele RodaWritten by: Biennale di Venezia

Thailandia: “Class of 6.3”

Thailandia: “Class of 6.3”

VENEZIA. Il pavimento è instabile, sottili assi di legno tremano ad ogni passo. E così le sequenze di steli metallici sono in continua oscillazione, tanto da muovere anche i blocchi in legno che sostengono. Rappresentano scuole di piccole comunità e ne ricordano la fragilità. C’è un tragico fenomeno naturale al centro del racconto che il Ministero della Cultura thailandese porta all’Arsenale.

E’ il 4 maggio 2014, quando un terremoto di scala 6.3 gradi Richter colpisce la provincia settentrionale di Chiang Rai: nessun morto, pochi feriti, ma molti edifici distrutti. Tra questi 9 scuole elementari. Per mesi maestri e bambini sono costretti a fare lezioni in tende e strutture improvvisate. «Questo evento ci ha insegnato che una catastrofe naturale deve essere una priorità nell’agenda architettonica», spiegano gli organizzatori (al fianco del Ministero c’è l’associazione no profit Design for Disasters). Decine di architetti e tecnici si sono rapidamente organizzati cogliendo l’emergenza come l’occasione per un ripensamento dei luoghi per l’istruzione in ambienti rurali. Nessuna riparazione dei vecchi edifici ma nuove costruzioni (descritte nei video che circondano la bella installazione centrale, affascinante anche per il ricercato effetto scenografico) che puntano su luce naturale e aria. Non c’è un modello unico di riferimento ma tecnologie e materiali diversi (dal bambù al metallo, dai tetti in paglia ai brise-soleil in legno) che contribuiscono a comunicarci che nei momenti più critici si possono trovare le energie per slanci creativi. E che l’architettura – proprio in quei frangenti – ha un ruolo centrale. Anche in Thailandia.

 

Commissario: The Office of Contemporary Art and Culture, Ministry of Culture Curatore: Teeranuj Wongwaisayawan Espositori: Pitupong Chaowakul, Chatpong Chuenrudeemol, Jeravej Hongsakul, Kanika R’Kul, Jun Sekino Chutayaves Sinthuphan, Suriya Umpansiriratana, Twitee Vajrabhaya, Varudh Varavarn Sede: Arsenale

Autore

  • Michele Roda

    Nato nel 1978, vive e lavora a Como di cui apprezza la qualità del paesaggio, la tradizione del Moderno (anche quella svizzera, appena al di là di uno strano confine che resiste) e, soprattutto, la locale squadra di calcio (ma solo perché gioca le partite in uno stadio-capolavoro all’architettura novecentesca). Unisce l’attività professionale (dal 2005) come libero professionista e socio di una società di ingegneria (prevalentemente in Lombardia sui temi dell’housing sociale, dell’edilizia scolastica e della progettazione urbana) a un’intensa attività pubblicistica. È giornalista free-lance, racconta le tante implicazioni dei “fatti architettonici” su riviste e giornali di settore (su carta e on-line) e pubblica libri sui temi del progetto. Si tiene aggiornato svolgendo attività didattica e di ricerca al Politecnico di Milano (dove si è laureato in Architettura nel 2003), confrontandosi soprattutto con studenti internazionali. Così ha dovuto imparare (un po’) l’inglese, cosa che si rivela utilissima nei viaggi che fa, insieme anche alla figlia Matilde, alla ricerca delle mille dimensioni del nostro piccolo mondo globale

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Last modified: 30 Maggio 2016