VENEZIA. Il curatore Yasser Elsheshtawy spiega ad un concentrato Paolo Baratta che, certamente, grattacieli ed architetture spettacolari fanno parte della cultura urbana degli Emirati, ma nel padiglione ci si vuole concentrare sulla “casa nazionale”, modello abitativo introdotto negli anni ’70 per rispondere alle esigenze insediative delle popolazioni nomadi autoctone.
Quella che si presenta al pubblico della vernice è una mostra ordinata e corretta che parte dalla storia per arrivare agli insediamenti e da qui all’analisi della tipologia con ricchezza di apparati grafici e modelli. Appassionante è la tassonomia delle case dell’insediamento di Al Maquam che rivelano minimi spostamenti e variazioni nella tipologia denunciando una quasi ossessiva ricerca della personalizzazione. La fotografia è usata con perizia e diventa un ottimo strumento per calarsi in una realtà poco conosciuta ed, in fondo, inaspettata. L’ultima sezione, costituita dalle foto di Reem Falaknaz, costituisce forse il lascito migliore di un lavoro di ricerca che porta all’attenzione internazionale le case Sha’bi e che ne rivela l’umanità che vi abita. Se permangono le perplessità su un modello insediativo che, concepito per affrontare un’esigenza nuova come l’inurbazione, ora appare forse un poco privo d’indentità, sicuramente questo padiglione ci permette di aggiungere un importante tassello nella conoscenza di una parte importante della cultura architettonica del Golfo.
D’ora in poi, atterrando o decollando dagli aeroporti degli Emirati, non ci soffermeremo solo a guardare le guglie dei grattacieli che svettano ma osserveremo il tessuto minuto di piccole case che sappiamo essere le Sha’bi houses.
Commissario: Salama bint Hamdan Al Nahyan Foundation Curatore: Yasser Elsheshtawy Sede: Arsenale, Sale d’Armi
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Last modified: 27 Maggio 2016
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