VENEZIA. La controversa eredità architettonica del periodo comunista continua a generare dibattiti e riflessioni discordanti tra l’opinione pubblica, che preferirebbe ingentilire o cancellare manufatti mai compresi e accettati, e la comunità degli architetti che vorrebbe invece salvaguardarne le qualità originarie. Per raccontare questo scontro di aspirazioni, che vede spesso indifferenti le autorità, i curatori della mostra «Care for Architecture: Exemplum of the Slovak National Gallery or Asking Arche of Architecture to Dance» scelgono l’area della Slovak National Gallery progettata da Vladimir Dedeček tra il 1963 e il 1979, indicata da molti come l’incarnazione delle mostruosità del vecchio regime comunista.
Un modello in scala dell’edificio posto al centro del padiglione divide anche a Venezia le posizioni contrapposte che i curatori definiscono della lotta da un lato e della danza dall’altro, intendendo con quest’ultima la possibilità di relazionarsi in maniera empatica e armonica con tale opera. I video installati sui muri laterali mostrano opinioni e testimonianze di cittadini, interpretazioni esplorate da artisti, studenti, critici, il progetto originale di Dedeček e le proposte avanzate dagli architetti nel corso di due concorsi banditi nel 2003 e 2005 per la riqualificazione dell’edificio, chiuso da dieci anni. Tra questi, il progetto vincitore elaborato da Martin Kusy e Pavol Paňák (Architekti BKPS studio), attualmente in fase di avvio.
Commissario: Monika Mitášová, Monika Palčová Curatori/Espositori: Benjamín Brádňanský, Petr Hájek, Vít Halada, Ján Studený, Marián Zervan (Academy of Fine Arts and Design in Bratislava and University in Trnava) Sede: Giardini
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alejandro aravena , allestimenti , biennale venezia 2016 , reporting from the front , venezia
Last modified: 26 Maggio 2016
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