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Michele RodaWritten by: Biennale di Venezia

Portogallo: “Neigbourhood. Where Alvaro meets Aldo. 1966/2016”

VENEZIA. Il front portoghese è un cantiere. Vero, non metaforico: cemento armato a vista, assi in legno, impianti esterni, caschetti gialli. Si muove in questo ambiente famigliare Álvaro Siza. È lui il fulcro e il baricentro dell’esposizione (curata da Nuno Grande e Roberto Cremascoli, ad inaugurarla anche il premier portoghese, António Costa): il ruolo (forse nemmeno troppo benvoluto, sicuramente per nulla ostentato) di archistar, la straordinaria esperienza di ascolto, i progetti.

Leggi l’intervista al curatore nel nostro speciale di avvicinamento 

L’idea è di riallacciare alcuni fili, tesi tra le vicende architettoniche e i risvolti sociali. Si vedono disegni e modelli che raccontano le storie di alcuni quartieri costruiti in Europa da Siza. Sulla parete opposta scorrono video, dal taglio giornalistico, che descrivono cosa è cambiato, a distanza di anni: i successi, ma anche le contraddizioni. In questo l’architettura osserva se stessa, attraverso gli occhi e le vite delle persone che la abitano. Lo fa con un misto di sorpresa e di voyeurismo. Stupendosi di ritrovarsi spesso diversa da come era stata immaginata, al tecnigrafo o davanti ad un computer.

Questo approfondimento è parallelo al tentativo di collegare le traiettorie (umane prima che professionali) dello stesso Siza con Aldo Rossi, nella prima parte della mostra. E avviene, soprattutto – scelta non banale e dai risvolti imprevedibili –  in un luogo che è una mostra di se stesso: Campo di Marte, le abitazioni popolari, il concorso mai finito. Attorno al cantiere – che si riapre – ci sono pannelli con le foto degli abitanti. Ma ci sono, soprattutto, gli abitanti stessi: un po’ stupiti dell’attenzione mediatica ma anche stupendamente consapevoli e a loro agio. Passa Siza e lo salutano “Ciao Alvaro”. Lui ricambia, e davanti ai microfoni spiega: “E’ tutta una questione di vicinato”. Oggi la vicinanza è qua.

 

Commissario: Carlos Moura-Carvalho Curatore: Nuno Grande e Roberto Cremascoli  Espositore: Álvaro Siza Vieira Sede: Campo di Marte, Giudecca (tra Calle Mason e Calle Michelangelo Buonarroti – vaporetto: Zitelle)

 

Autore

  • Michele Roda

    Nato nel 1978, vive e lavora a Como di cui apprezza la qualità del paesaggio, la tradizione del Moderno (anche quella svizzera, appena al di là di uno strano confine che resiste) e, soprattutto, la locale squadra di calcio (ma solo perché gioca le partite in uno stadio-capolavoro all’architettura novecentesca). Unisce l’attività professionale (dal 2005) come libero professionista e socio di una società di ingegneria (prevalentemente in Lombardia sui temi dell’housing sociale, dell’edilizia scolastica e della progettazione urbana) a un’intensa attività pubblicistica. È giornalista free-lance, racconta le tante implicazioni dei “fatti architettonici” su riviste e giornali di settore (su carta e on-line) e pubblica libri sui temi del progetto. Si tiene aggiornato svolgendo attività didattica e di ricerca al Politecnico di Milano (dove si è laureato in Architettura nel 2003), confrontandosi soprattutto con studenti internazionali. Così ha dovuto imparare (un po’) l’inglese, cosa che si rivela utilissima nei viaggi che fa, insieme anche alla figlia Matilde, alla ricerca delle mille dimensioni del nostro piccolo mondo globale

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Last modified: 25 Maggio 2016