VENEZIA. Il front portoghese è un cantiere. Vero, non metaforico: cemento armato a vista, assi in legno, impianti esterni, caschetti gialli. Si muove in questo ambiente famigliare Álvaro Siza. È lui il fulcro e il baricentro dell’esposizione (curata da Nuno Grande e Roberto Cremascoli, ad inaugurarla anche il premier portoghese, António Costa): il ruolo (forse nemmeno troppo benvoluto, sicuramente per nulla ostentato) di archistar, la straordinaria esperienza di ascolto, i progetti.
Leggi l’intervista al curatore nel nostro speciale di avvicinamento
L’idea è di riallacciare alcuni fili, tesi tra le vicende architettoniche e i risvolti sociali. Si vedono disegni e modelli che raccontano le storie di alcuni quartieri costruiti in Europa da Siza. Sulla parete opposta scorrono video, dal taglio giornalistico, che descrivono cosa è cambiato, a distanza di anni: i successi, ma anche le contraddizioni. In questo l’architettura osserva se stessa, attraverso gli occhi e le vite delle persone che la abitano. Lo fa con un misto di sorpresa e di voyeurismo. Stupendosi di ritrovarsi spesso diversa da come era stata immaginata, al tecnigrafo o davanti ad un computer.
Questo approfondimento è parallelo al tentativo di collegare le traiettorie (umane prima che professionali) dello stesso Siza con Aldo Rossi, nella prima parte della mostra. E avviene, soprattutto – scelta non banale e dai risvolti imprevedibili – in un luogo che è una mostra di se stesso: Campo di Marte, le abitazioni popolari, il concorso mai finito. Attorno al cantiere – che si riapre – ci sono pannelli con le foto degli abitanti. Ma ci sono, soprattutto, gli abitanti stessi: un po’ stupiti dell’attenzione mediatica ma anche stupendamente consapevoli e a loro agio. Passa Siza e lo salutano “Ciao Alvaro”. Lui ricambia, e davanti ai microfoni spiega: “E’ tutta una questione di vicinato”. Oggi la vicinanza è qua.
Commissario: Carlos Moura-Carvalho Curatore: Nuno Grande e Roberto Cremascoli Espositore: Álvaro Siza Vieira Sede: Campo di Marte, Giudecca (tra Calle Mason e Calle Michelangelo Buonarroti – vaporetto: Zitelle)
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alejandro aravena , allestimenti , biennale venezia 2016 , reporting from the front , venezia
Last modified: 25 Maggio 2016
[…] PORTOGALLO: “Where Alvaro meets Aldo. 1966/2016” di Michele Roda […]
[…] Nella nostra strategia di acquisizione, non rientrano criteri specifici riguardo le collezioni digitali. Cerchiamo di guardare ai contenuti, valutando piuttosto quei casi in cui progetti e persone hanno influito sul modo di affrontare il progetto, anche mentalmente. I 25 lavori selezionati da Lynn sono a suo avviso determinanti nella divulgazione della cultura progettuale e digitale; la maggior parte di essi mostrano una sperimentazione estrema. Ciò ha reso il progetto estremamente complesso; ma è affrontando le varie problematiche emerse che saremo in grado di gestire archivi digitali che riceviamo, come per esempio quello di Alvaro Siza nel 2014. Il CCA ha preso parte alla produzione della mostra «Neighbourhood, Where Álvaro meets Aldo», inaugurata in occasione della Biennale di Venezia di quest’anno. […]
[…] Nella nostra strategia di acquisizione, non rientrano criteri specifici riguardo le collezioni digitali. Cerchiamo di guardare ai contenuti, valutando piuttosto quei casi in cui progetti e persone hanno influito sul modo di affrontare il progetto, anche mentalmente. I 25 lavori selezionati da Lynn sono a suo avviso determinanti nella divulgazione della cultura progettuale e digitale; la maggior parte di essi mostrano una sperimentazione estrema. Ciò ha reso il progetto estremamente complesso; ma è affrontando le varie problematiche emerse che saremo in grado di gestire archivi digitali che riceviamo, come per esempio quello di Alvaro Siza nel 2014. Il CCA ha preso parte alla produzione della mostra «Neighbourhood, Where Álvaro meets Aldo», inaugurata in occasione della Biennale di Venezia di quest’anno. […]