Nella gestione dell’emergenza post sisma la categoria è stata solo parzialmente coinvolta. Eppure, dalla formazione all’auto-organizzazione, la professione si è molto adoperata
La campagna di rilievo del danno e della valutazione dell’agibilità post-sismica immediatamente avviata a seguito degli eventi sismici del 2012 ha visto una grande disponibilità volontaria di molti tecnici, non solo locali – tutti appositamente abilitati nella gestione dell’emergenza, rilievo del danno e valutazione dell’agibilità – che hanno percorso a tappeto, da maggio ad agosto, la vastissima area del “cratere”.
A posteriori si è riscontrato che i tecnici, ed in particolare gli architetti, sono stati coinvolti solo per sopralluoghi negli edifici civili. Unica eccezione è stata rappresentata dagli ingegneri, impegnati, insieme ad esperti provenienti dalle università, per i sopralluoghi nei fabbricati adibiti ad attività produttive, per la singolarità dei danni verificatisi in particolare nella tipologia degli immobili prefabbricati. Gli architetti volontari non sono stati coinvolti nemmeno per il rilievo del danno negli edifici considerati “beni culturali” e soggetti a tutela ministeriale, eseguito esclusivamente da tecnici delle Soprintendenze e coordinato dalla UCR del Mibact regionale.
Le seimila schede AeDES1 compilate dagli architetti, poiché rappresentano solo il 15% del totale dei controlli eseguiti, forniscono un dato che evidenzia la sottovalutazione del loro ruolo nella gestione dell’emergenza, sia per gli aspetti specifici relativi al danno, che come eventuale supporto agli uffici delle pubbliche amministrazioni per l’elaborazione e la comunicazione dei dati raccolti. Si ritiene pertanto necessario incentivare l’implementazione di progetti finalizzati ad attivare efficienti rapporti di collaborazione di professionalità qualificate e costantemente aggiornate con organismi ed enti regionali e nazionali, per addivenire a modalità condivise di valutazione del danno e ad una più efficace gestione della prima emergenza.
Un esempio è il progetto avviato con la Protezione civile nel 2004, che ha come obiettivo la realizzazione di una rete di Presidi locali di Protezione civile, composta da tecnici volontari. Con un Accordo quadro sottoscritto dal CNAPPC con il Dipartimento nazionale della Protezione civile (DPC), cui ha fatto seguito il Protocollo d’intesa tra Regione Emilia-Romagna e Federazione degli Ordini degli Architetti PPC dell’Emilia-Romagna, del 2010, è stata disciplinata l’attività formativa sul tema della gestione tecnica dell’emergenza e dell’agibilità post-sismica. Essa prevede dapprima la pre-formazione dei coordinatori/tutor, e in seguito l’attivazione di corsi decentrati per la formazione dei volontari aderenti al progetto. Per la Regione Emilia-Romagna, la formazione decentrata è stata avviata nel 2010 e si è conclusa nel 2011. I due corsi attivati sono stati frequentati da circa 140 tecnici, architetti in prevalenza oltre all’apertura dei corsi alla partecipazione di un gruppo di ingegneri.
A seguito del sisma, nel 2012 il CNAPPC ha avviato la costituzione della Rete nazionale dei Presidi degli architetti volontari per la Protezione civile, formati dagli architetti qualificatisi nel corso del 2011 e che hanno manifestato la loro adesione. L’obiettivo principale del progetto è quello di alimentare un efficiente rapporto di collaborazione con gli organismi nazionali e regionali della Protezione civile, sia in emergenza che in regime ordinario, offrendo la professionalità di volontari qualificati e costantemente aggiornati, in materia di protezione civile. Con il DPCM 8 luglio 2014 è stata stabilita l’istituzione del Nucleo tecnico nazionale (NTN) per il rilievo del danno e la valutazione di agibilità nell’emergenza post-sismica e approvazione dell’aggiornamento del modello per il rilevamento dei danni, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica e del relativo manuale di compilazione. NTN comprende anche la sezione CNAPPC, costituita da architetti professionisti, iscritti ad un ordine provinciale.
La collaborazione fra le varie professionalità, intrapresa anche in fase di formazione, consentirebbe di organizzare squadre di rilevo miste, con pluralità di competenze, per ottenere un più efficace impiego delle diverse professionalità specialistiche.
Immagine di copertina: il complesso della canonica di San Biagio in Padule, Modena (foto di Paolo Campagnoli)
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Last modified: 11 Maggio 2016