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Written by: Professione e Formazione

Biennale di Venezia: Ministro Bray, a quando la nomina del curatore del padiglione italiano?

Il Giornale dell’Architettura e Zeroundicipiù lanciano una petizione online per chiedere al ministro Massimo Bray la nomina del prossimo curatore del padiglione italiano della Biennale di Architettura.
La Biennale di Architettura si è sempre caratterizzata per un certo ritardo nelle nomine: Sejima e Chipperfield, rispettivamente nel 2010 e nel 2012, erano stati investiti del prezioso ruolo appena sette mesi prima. Questa volta il presidente Baratta ha invece mantenuto le promesse e ha comunicato il nome del curatore, Rem Koolhaas, a gennaio del 2013, ben un anno e mezzo in anticipo. Due anni fa a quattro mesi dall’aperura della Biennale avevamo pubblicato un articolopreoccupati del fatto che mentre la maggior parte dei paesi stranieri avessero già scelto curatore e tema della Biennale di Architettura diretta da David Chipperfield l’Italia non ci fosse.  A maggio, cioè solo tre mesi prima, era poi stato annunciato il curatore, Luca Zevi, dopo una procedura di selezione (almeno questo era un aspetto positivo) dai criteri però alquanto oscuri. Molti gli interrogativi che lasciavano sempre più perplessi circa la gestione delle politiche culturali in Italia. Perchè aver tergiversato tanto a lungo nella nomina? Perchè non aver reso nota una procedura di selezione di per sè virtuosa?
In un paese normale l’affidatario di un così importante e prestigioso incarico dovrebbe essere annunciato in conclusione della mostra precedente, in modo che abbia tutto il tempo di lavorare.
Quest’anno sembra ripetersi l’ennesima cosa. Da un recente sondaggio realizzato daZeroundicipiù su 40 paesi chiamati a lavorare da Koolhaas su un unico tema: «Absorbing Modernity: 1914-2014», sono già 15 i paesi che hanno comunicato il curatore. A ciascun paese si chiede di raccontare la propria storia negli ultimi 100 anni in relazione all’idea di modernità, che sia stata accettata o rifiutata. «Cercheremo insieme di capire come mai 100 anni fa era possibile parlare di architetture nazionali e ora non più. Ci chiederemo come siamo arrivati a una situazione in cui tutti costruiscono le stesse cose», aveva detto Koolhaas nella conferenza stampa di presentazione di gennaio scorso.
Ecco l’elenco stilato da Zeroundicipiù:
Australia: felix., Sophie Giles, Simon Anderson and Philip Goad
Belgio: Bernard Dubois, Sarah Levy, Sébastien Martinez Barat and Judith Wielander
– Gran Bretagna: FAT Architecture, Crimson Architectural Historians and Owen Hatherley
– Chile: Pedro Alonso, Hugo Palmarola, Gonzalo Puga, Felipe Aravena and José Hernández– Canada: Lateral Office
Estonia: Johanna Jõekalda, Johan Tali and Siim Tuksam
Francia: Jean-Louis Cohen
– Indonesia: Avianti Armand, Setiadi Sopandi, David Hutama, Achmad Tardiyana and writer     Robin Hartanto
Irlanda: Gary A. Boyd and John McLaughlin
Giappone: The Japan Foundation
Corea: Cho Min-suk
Russia: Strelka Institute
Spagna: Iñaki Ábalos
Svizzera: Hans Ulrich Obrist
Stati Uniti: Storefront for Art and Architecture and PRAXIS Journal

E l’Italia?
Persino Koolhaas ha pensato all’Italia perchè ha dichiarato di  voler definire lo stato dell’Italia nell’Arsenale.

Per aderire alla petizione:
https://www.change.org/it/petizioni/massimo-bray-ministro-beni-culturali-e-turismo-%C3%A8-giunto-il-momento-di-indicare-il-nome-del-i-curatore-i-del-padiglione-italiano-alla-14a-mostra-di-architettura-della-biennale-di-venezia-2

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Last modified: 23 Settembre 2015