Venezia. Prima presentazione ufficiale alla stampa -stamane- per Rem Koolhaas, investito stavolta con largo anticipo del ruolo di curatore della prossima Biennale di Architettura veneziana.
Alla fine dell’incontro con i rappresentanti dei Paesi partecipanti, l’architetto olandese che rifiuta l’etichetta di archistar e dichiara di svolgere la professione in maniera “amatoriale” si materializza in dolcevita nero accompagnato dal presidente dell’istituzione veneziana Paolo Baratta. “Fundamentals. Absorbing Modernity: 1914-2014” ecco il titolo della XIV edizione che sembra inaugurare l’inizio di “un’epoca nuova”, come dichiara lo stesso Baratta, una Biennale non piú sorella minore di quella dedicata all’arte bensì ad essa equiparata come calendario (con l’opening anticipato al 7 giugno) e ripensata nel format. Grande peso al ruolo fondamentale del curatore, coinvolto in un percorso di vera e propria ricerca e occupato nel coinvolgimento di altri soggetti interessati. Superamento quindi del semplice invito a partecipare, rivolto a singoli progettisti, ma coerenza con una linea che la Biennale sembra decisa a continuare a percorrere: l’indagine del rapporto tra architettura, società civile e storia, rifiutando per contro la recente tendenza a trasformare gli architetti in artisti, come sempre Baratta puntalizza. L’intento di Rem si preannuncia impegnativo ma meritorio, se non altro nelle premesse: offrire una panoramica globale dell’estetica moderna alla ricerca della sopravvivenza di caratterizzazioni “nazionali” che nell’era della globalizzazione sembrano ormai smarrite. Una riflessione sulla scomparsa di movimenti e sull’omologazione contemporanea: “Cent’anni fa aveva un senso parlare di architettura cinese o svizzera. Oggi siamo arrivati a produrre tutti le stesse cose”. Una mostra-ricerca insomma che parta dai fondamenti (soffitto-porta-fineste…), per “farci capire quali siano le materie prime del fare architettura”. “Nell’Arsenale, prosegue il progettista, vorrei fare qualcosa che definisca lo stato dell’Italia; nel Padiglione centrale, ai Giardini, cercherò di raccontare la storia universale degli elementi architettonici documentandone il passato e il presente; nei singoli padiglioni chiederemo a ciascun Paese di raccontare la propria storia da 1914 al 2014 per restituire un’idea di modernità. Spetterà poi alle singole nazioni interpretare il tema”.
In merito al progetto per Benetton di recupero e trasformazione del Fontego dei Tedeschi sul Canal Grande, chiamato in causa dalla domanda di una giornalista, Rem replica così: “Non evitiamo di parlarne perchè argomento doloroso bensì perchè siamo oramai giunti alla fine di un percorso, seppur diffcile”; mentre a una giornalista straniera che gli chiede se non trovi Venezia una città delirante, Koolhaas risponde con contrariata pacatezza di non apprezzare il quesito e di non voler replicare. Paolo Baratta raccoglie al volo e chiude: “Il nostro delirio invece continua” e congeda così tutti gli astanti.
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