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Cecilia RosaWritten by: Progetti

Aperto, urbano, sobrio. Il Grande Maxxi si prepara al cantiere

Aperto, urbano, sobrio. Il Grande Maxxi si prepara al cantiere
Partono le gare per l’affidamento dei due lotti di lavori per l’ampliamento del Museo romano, firmato da LAN.

 

ROMA. A tre anni dal concorso vinto dal team multidisciplinare capitanato dallo studio italo-francese LAN, e che ha visto la partecipazione di oltre cento gruppi di progettazione, il Maxxi di Roma annuncia la messa a bando per l’affidamento dei lavori di realizzazione dei capitoli Hub (il nuovo edificio) e Green (la riqualificazione di piazza Alighiero Boetti) del progetto del Grande MAXXI.

I dettagli della gara (da poco pubblicata) e gli approfondimenti progettuali sono stati illustrati durante un articolato e polifonico incontro pubblico, che ha riunito i protagonisti del progetto, i rappresentanti del Maxxi, l’Ordine degli Architetti di Roma (che da poco ha cambiato presidente, eleggendo Christian Rocchi) e Provincia, le istituzioni pubbliche coinvolte, la stampa e le associazioni dei costruttori.

Il bando, gestito dal Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, prevede due lotti di realizzazione, di cui il primo, da 14 milioni di euro, rientra in un investimento complessivo di 25 milioni. Il completamento di parte del Maxxi Green è previsto per il 2026, mentre l’inaugurazione del Maxxi Hub, compatibilmente con i fisiologici tempi di burocratici e di cantiere, è attesa per il 2027.

Misura e sobrietà

Il nuovo edificio si propone come un sobrio parallelepipedo che evita di misurarsi direttamente sul piano linguistico con l’opera di Zaha Hadid – un confronto inevitabilmente poco risolvibile – e che sceglie invece di instaurare un dialogo, per così dire, urbano; la tensione verso l’urbanità, espressa dal Maxxi attraverso giaciture che si aprono alla città rinunciando alla forma chiusa, viene infatti ribadita del progetto dell’Hub, che si colloca in continuità con il tessuto urbano preesistente sul fronte nord del lotto (via Masaccio).

Il Maxxi Hub ospiterà al suo interno aule, laboratori di restauro del contemporaneo e depositi visitabili. Con queste nuove strutture, il Maxxi si allinea agli standard dei grandi musei internazionali, che sempre più spesso affiancano alle attività espositive spazi di ricerca, conservazione e formazione. In particolare, il tema del museo-deposito – a partire dal progetto pioniere dello Schaudepot Vitra di Herzog e de Meuron, fino ai più recenti Depot Boijmans Van Beuningen di MVRDV a Rotterdam e al V&A Storehouse di Londra a firma di Diller Scofidio+Renfro – è al centro di riflessioni museologiche ed architettoniche su nuove possibili forme di curatela e fruizione museale.

 

Flaminio, il quartiere del contemporaneo

Il fulcro spaziale dell’edificio è costituito da un grande vuoto centrale, intorno al quale si dispongono le diverse funzioni e che, in diretta connessione con lo spazio pubblico antistante, conduce direttamente all’ampio tetto giardino, punto panoramico di osservazione dal quale si potrà godere di una nuova prospettiva sull’edificio e sulla piazza del Maxxi. La stessa piazza Alighiero Boetti si prepara a ricevere un importante intervento di rigenerazione attraverso il progetto dello studio belga di Bas Smets che, nel rispetto delle fluide direttrici architettoniche del disegno di Hadid, ha ideato un parco lineare, che verrà realizzato con nuove piantumazioni a sostituzione di porzioni minerali, con l’obiettivo di mitigare gli effetti della crisi climatica nello spazio pubblico.

Il progetto del Grande Maxxi si inserisce in un più ampio processo di trasformazione urbana che coinvolge il quartiere Flaminio, destinato – come ha sottolineato l’assessore all’Urbanistica di Roma Maurizio Veloccia – a diventare il “nuovo distretto del contemporaneo” della Capitale. In questo scenario si colloca anche l’atteso Museo della Scienza, progettato da ADAT Studio, vincitore del concorso del 2023, che sorgerà negli spazi delle ex caserme di via Guido Reni, proprio di fronte al Maxxi.

Nelle parole del direttore scientifico dell’operazione Margherita Guccione, il nuovo progetto, dunque, “amplia le prospettive e il raggio di azione del Museo con una serie di operazioni organiche che daranno forma fisica, nel loro insieme, a una profonda rigenerazione dell’intera area urbana”. A 15 anni dalla sua apertura e a pochi mesi dal riconoscimento come Monumento nazionale, il Maxxi affronta dunque una nuova stagione di trasformazioni, continuando a interrogarsi sul proprio ruolo e sul rapporto con la città e con il suo pubblico.

Immagine di copertina: Grande Maxxi, 2025, Maxxi Hub+Green, render (@LAN Architecture)

Autore

  • Cecilia Rosa

    Nata a Roma (1990), dove vive e lavora, studia Architettura tra Roma, Milano e Porto, laureandosi con lode nel 2016 presso il Politecnico di Milano. Nel 2019 consegue un Master di II livello presso lo IUAV di Venezia in “Architettura digitale”. Dopo diverse collaborazioni tra Roma e Bologna, dal 2016 porta avanti la professione collaborando con lo studio romano STARTT (studio di architettura e trasformazioni territoriali) su diversi progetti a varie scale, seguendo principalmente progetti museografici. Dal 2019 è assistente alla docenza presso il Dipartimento di Architettura all'Università degli Studi “Roma Tre” e dal 2023 è dottoranda presso il medesimo Dipartimento

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Last modified: 1 Ottobre 2025