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Ubaldo SpinaWritten by: Forum

L’archiviaggio. Puglia, dove arte e cultura sconfiggono i cliché

L’archiviaggio. Puglia, dove arte e cultura sconfiggono i cliché
Viaggio in una regione in cui l’overtourism costruisce scenari finti. Ma eventi e figure iconiche aiutano a riscoprire l’anima dei paesaggi più autentici, tra mare ed entroterra

 

La Puglia è lunga. Lo sanno bene i suoi abitanti, lo sperimentano ogni estate i vacanzieri. Da Ponte Fortore a Santa Maria di Leuca, secondo le indicazioni stradali fornite dalle carte geografiche online, bisogna percorrere circa 400 chilometri.

È come attraversare due o tre regioni insieme, forse dieci se parliamo di regioni come il Molise o la Valle d’Aosta. Quale migliore suggerimento, quindi, di partire da metà strada, da quell’area geografica che a detta di molti è un unicum paesaggistico, un concentrato di qualità della vita, di buon compromesso tra mare e collina, di ispirata imprenditoria e vivacità culturale? Il nostro Archiviaggio desidera quindi srotolarsi da nord a sud, dagli ultimi chilometri quadrati della provincia di Bari fino all’alto brindisino, concedendosi alcune necessarie puntatine nell’entroterra murgiano alla scoperta della bellezza totale offerta dalla triangolazione dei comuni di Cisternino, Locorotondo e Martina Franca, borghi (se così si può chiamare anche una città come Martina Franca) che si osservano l’un l’altro dai rispettivi colli e cooperano attivamente nonostante facciano riferimento a tre province differenti.

 

Da Pascali a Carmi, passando per il Minareto: storie d’autore

Partiamo da Polignano a Mare, ma non la città dei tuffi spettacolari della Red Bull Cliff Diving World Series o della statua di Domenico Modugno da abbracciare per un “originalissimo” selfie domenicale, ma dal borgo che ha dato i natali a Pino Pascali e che ospita parte delle sue opere in un ex mattatoio comunale restaurato a pochi passi dal mare.

Nessuno saprà mai chi sarebbe diventato Pascali se avesse modificato il suo nome all’anagrafe in Josephin Pascal (sulla scia di un’operazione che trasformò mediaticamente il giovane Andrew Warhola nel celebre Andy Warhol), né cosa la sua creatività avrebbe continuato a produrre se un incidente in motocicletta non avesse posto fine alla sua corsa terrena a soli 33 anni. Ma sono sufficienti, per coloro che amano e si nutrono di arte contemporanea, le attualissime opere ironiche sulle armi, veri e propri giocattoli realizzati con materiali di recupero (metalli, paglia, corde), le radici della sua cultura mediterranea, gli inizi come pubblicitario come nel caso dei tre cuochi che avrebbero animato lo spot Cirio per la Lodolofilm. Sufficienti a (ri)scoprire quanto sia difficile e romantico imporsi in questo campo partendo dalle origini, una località di pescatori schiaffeggiata dalle onde di maestrale.

Molti architetti, si sa, amano il jazz, chi per formazione musicale, chi per autentica passione, chi per scontato sfruttamento del ritmo sincopato e della poliritmia in occasione di inaugurazioni, vernissage ed eventi dove si richiede una buona dose di atmosfera glamour. Dall’1 al 16 agosto, quindi, tappa obbligata al Festival Metropolitano “Bari in Jazz che sale sulle colline panoramiche della Selva di Fasano per trovare nuove suggestioni nella location de Il Minareto, dimora storica in stile moresco. Si tratta di una residenza signorile unica nel suo genere, costruita nei primi del Novecento su commissione di Damaso Bianchi, intellettuale e politico pugliese.

La sua architettura eclettica ne fa uno dei luoghi più affascinanti e suggestivi del territorio. Immersa in un rigoglioso giardino mediterraneo, la dimora è oggi sede di eventi culturali, concerti, mostre e incontri letterari, attirando visitatori, artisti e appassionati d’arte da tutta Italia. Il Minareto rappresenta una perfetta fusione tra paesaggio, architettura e cultura, nel cuore della Puglia più autentica.

Da Fasano e dalle sue frazioni, costeggiando la Murgia che come barriera parallela alle coste adriatiche sale da 0 a circa 400 metri in pochi chilometri, raggiungiamo la bella e viva Cisternino per la quale si potrebbero spendere fiumi di parole in materia di cura del territorio, cultura gastronomica e refrigerio serale (purtroppo non più garantito nelle estati recenti a causa della persistenza dell’anticiclone africano).

Sponda brindisina della Valle d’Itria, merita una visita per il solo fatto di aver accolto per quasi 50 anni della sua vita la fotografa degli ultimi, Lisetta Carmi, e per la piccola collezione da lei donata alla comunità. Le foto dell’artista genovese, autografate e timbrate, sono esposte dal 2024 in mostra permanente presso il secondo piano del palazzo appartenuto alla famiglia dei due deputati cistranesi all’Assemblea Costituente Nicola e Pasquale Lagravinese. I 31 scatti esposti raffigurano i camalli di Genova, i “travestiti” di Via del Campo, i campi profughi palestinesi, i volti dei bambini in Afghanistan, Venezuela, Irlanda, Israele, India, la Sicilia con i testi dello scrittore Leonardo Sciascia in accompagnamento, lo yogi Babaji a Herakkan e il volto invecchiato di Ezra Pound. Una testimonianza preziosa del viaggio artistico e umano di Lisetta Carmi.

Spazi feriti e luoghi di rinascita

Pochi chilometri separano Cisternino da Ostuni, città che ha da tempo consolidato il suo candido status di rinomata destinazione turistica e che è stata interessata da un viavai di committenti e progettisti impegnati ad accaparrarsi le viste più belle sull’agglomerato di case bianche, con cantieri sparsi in ogni dove, dai colli alle distese di ulivi che diradano verso le marine.

Operazioni immobiliari che hanno spesso valorizzato ruderi e trasformato scempi abusivi databili tra gli anni Sessanta e Ottanta, ma che in molti casi hanno ferito l’anima dei luoghi, asservendola ad una idea di Puglia ben distante da quella che gli antenati erano riusciti a tutelare per secoli. E così, come nel migliore dei manuali sui progetti fotocopia, tutte queste zone sono state interpretate come scenari lillipuziani nei quali non possono mancare il trullo, la ricostruzione di muretti a secco con materiale sbancato chissà dove, il cancelletto in lamiera con le iniziali realizzate con taglio laser, il carrubo travasato che non fruttifera, le luci che rispettano gli insegnamenti del Padre Nostro – catenarie di lampadine sventolanti (come in cielo) e segnapasso (così in terra) -, la piccola luminaria su palo e l’immancabile piscina bordata da pietra locale e che genera flussi di autobotti su strade che spesso possono accogliere a malapena una bicicletta.

Al punto che vista dall’alto questa zona della Puglia potrebbe accecare con i suoi riflessi d’acqua anche il più lontano dei satelliti. Tutto bello, si, ma a che costo? Ed è in questo scenario che vale la pena analizzare architetture made in Puglia come Caseddha, un modulo abitativo temporaneo di 25 mq realizzato con tecnologia costruttiva a secco e dotato di vano off-grid (equipaggiato di impianto fotovoltaico da 4 KW completo di batterie di accumulo, collettore solare per il riscaldamento dell’acqua a uso sanitario, serbatoi per la riserva idrica completi di sistema di pressurazione elettronico e Sanitrit per la gestione delle acque di rifiuto di wc, bidet, lavabi e docce), in grado di combinare comfort e rispetto ambientale, interessante per strutture ricettive in zone remote.

E per finire? Cosa consigliare alle progettiste e ai progettisti che amano un dopocena in fresco caftano in cotone o in short e camicia di lino? Sicuramente il Festival dei Sensi, manifestazione itinerante tra i comuni di Cisternino, Fasano, Martina Franca e Ostuni che si terrà dal 21 al 24 agosto. Un format che, a detta degli organizzatori, serve a “frequentare cose sane e sensate, belle e seducenti per riprendere i sensi, lontano dall’anestetico inquinamento che il rumore delle informazioni ci propina ogni giorno”. Un corposo programma di “lezioni a tema tenute da studiosi italiani e stranieri, conferenze itineranti, gite a lenta velocità, esposizioni tattili, biodiversità, sensi e alta tecnologia visti con occhi nuovi”.

Ma soprattutto luoghi privilegiati dove riflettere e recuperare il proprio rapporto con lo spazio, “sentito, percepito, raccontato, raffigurato, costruito, messo in movimento”. Nell’attesa del programma 2025, è possibile curiosare tra i temi e le sintesi della passata edizione. Noi abbiamo selezionato tre incontri, tra l’ironico (il rapporto tra cliente e architetto nel monologo di Lorenzo NettiNon capisco perché le persone chiamano un architetto e poi gli dicono cosa fare”), il preoccupante (“Casa”, divenuta ormai rifugio blindato il più possibile impermeabile al mondo esterno, riflessioni a cura di Matteo Meschiari) e il drammatico (Incompiuti, dove Andrea Masu di Alterazioni video presenta una mappatura delle costruzioni pubbliche mai portate a termine in Italia). 

Immagine di copertina: Polignano a Mare (© Fondazione Pino Pascali)

Autore

  • Ubaldo Spina

    Ricercatore, Industrial Designer e BDM presso CETMA (www.cetma.it), si occupa di design research e servizi di design e innovation management. Consulente di startup, PMI e Grandi Imprese, con focus sulla gestione dei processi di sviluppo di nuovi prodotti e fornitura di servizi avanzati di progettazione concettuale e strategica, ingegneria, prototipazione e protezione IP. Esperto europeo nella ricerca di "Tecnologie emergenti per il design" e membro dello Steering Board del progetto WORTH, il più grande incubatore europeo finanziato all’interno del programma COSME per la creazione e il supporto di collaborazioni transnazionali tra designer, PMI e technology provider, è membro della Commissione "Ricerca per l'impresa" dell'ADI - Associazione per il Disegno Industriale. Per conto del Joint Research Center della Commissione Europea, ha co-curato il rapporto "Innovation Ecosystems in the Creative Sector: The Case of Additive Manufacturing and Advanced Materials for Design". Il suo gruppo di lavoro ha ricevuto diverse segnalazioni ADI Design Index, due Menzioni d'Onore e il Compasso d'Oro ADI per il veicolo a guida autonoma OMNIAGV. Docente nell'ambito delle attività didattiche magistrali della “24ORE Business School, coordina la pagina Design de “Il Giornale dell'Architettura” e le rubriche giornalistiche “SOS Design” (Design for Emergencies), “Design&Startup” e “Professione Designer”.

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Last modified: 21 Agosto 2025