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Alessandro ColomboWritten by: Progetti

Victoria&Albert: il museo è un deposito, e viceversa

Victoria&Albert: il museo è un deposito, e viceversa
Presentato a Venezia, inaugurato a Londra. Il progetto di Diller Scofidio+Renfro sfida le tipologie e propone una nuova forma per la cultura

 

Se si vuole entrare nel cuore di una casa abitata, bisogna frequentare la cucina. Se si vuole capire il valore di un ristorante, bisogna visitare la dispensa con il cuoco. Se si volesse veramente entrare nel mondo di un museo, bisognerebbe poter accedere ai suoi magazzini.

 

Tra l’Arsenale e l’Olympic Park

Al V&A (Victoria & Albert Museum di Londra) hanno pensato che fosse venuto il momento di indagare “l’architettura globale degli spazi di conservazione e stoccaggio”. Nasce così On Storage, progetto speciale del Padiglione della Arti Applicate alla Biennale di Architettura 2025 di Venezia. 

Non a caso, l’occasione è data dall’apertura al pubblico del V&A East Storehouse a Londra, nuovo deposito operativo e centro visitatori aperto gratuitamente al pubblico nell’East Bank, il nuovo polo culturale situato nel cuore del Queen Elisabeth Olympic Park, area realizzata per le Olimpiadi del 2012. L’intervento è stato aperto a fine maggio. 

Non chiamiamolo più magazzino

Ma torniamo ai nostri magazzini e al problema dello stoccaggio. Seguendo Brendan Cornier, il curatore capo dell’installazione nonché Chief Curator del V&A East, “lo stoccaggio è un elemento essenziale e in gran parte invisibile della vita di tutti noi, in quanto consumatori di cultura materiale” e, per farcelo meglio comprendere, il padiglione mette in scena un simpatico film proiettato su sei schermi – il titolo Boxed: The Mild Boredom of Order, diretto da Diller Scofidio + Renfro (DS+R) – che segue il viaggio di uno spazzolino da denti, dai grandi magazzini della distribuzione al ristretto spazio del nostro bagaglio. 

L’espediente narrativo è efficace per portarci a considerare come i magazzini siano fondamentali per il funzionamento di un museo e, quindi, a considerare con cognizione di causa la nuova operazione del V&A che apre il suo nuovo spazio pubblico di conservazione. L’occasione è anche quella per una riflessione a più ampio spettro. Il radicale mutamento che sta coinvolgendo le istituzioni museali, obbligato dalle dinamiche dei grandi numeri del pubblico da una parte, dalla crisi di un modello basato solo sulla conservazione dall’altro, non può che coinvolgere il concetto stesso di “magazzino”. 

Se già siamo passati da musei, soprattutto italiani ed europei, dove le sale ospitavano il “fiore” delle collezioni e i magazzini le seconde scelte, a opzioni museologiche che vedono una rotazione dei pezzi fra stoccaggio ed esposizione alla ricerca di mostre tematiche, i tempi sono maturi per considerare gli spazi di conservazione come dei veri e propri mondi dotati di valore e, per questo, visitabili ed esperibili. 

Il padiglione del V&A mette in luce, con chiarezza e forza, questo aspetto e l’inaugurazione della nuova struttura lo pone subito in pratica e lo offre al giudizio del pubblico. On Storage, il ricordato progetto speciale, è completato dalla presentazione di fotografie in grande formato del V&A East Storehouse, dal modello architettonico di progetto e dal prezioso album di schizzi di DS+R, ed anche da immagini, realizzate da giovani fotografi, del back stage del nuovo deposito in attività. 

Ruoli ribaltati

Indubbiamente la presentazione della nuova realizzazione a est del Tamigi è il vero scopo del padiglione, ma non si può non riconoscere a tutto il team del V&A di avere concepito un allestimento semplice, ma efficace, nel toccare una questione molto generale nella nostra culturale materiale, lo stoccaggio, per oggettivarla in un aspetto museologico di non poco conto, il possibile ruolo dei magazzini in una nuova concezione del museo, ed arrivare, infine, a presentare la nuova importante realizzazione che, in questo modo, viene collocata nella giusta prospettiva culturale, storica, metodologica. 

Stiamo, in ogni caso, riferendoci ad un edificio dalle impressionanti dimensioni, 16.000 metri quadrati, che viene aperto ad un pubblico che si misurerà con 250.000 oggetti, 350.000 volumi e quasi 1.000 archivi, ospitati in quello che era una grande parte dell’ex Centro Media e Broadcast delle Olimpiadi di Londra 2012. 

L’accesso diretto, senza filtri espositivi, permetterà di ammirare nella Weston Collections Hall, cuore del V&A East Storehouse, dei reperti fino ad ora non visibili per le loro dimensioni quali il Kaufmann Office degli anni ’30 di Frank Lloyd Wright, una cucina di Francoforte al vero, il soffitto ligneo intagliato e dorato del XV secolo dal Palazzo di Torrijos di Toledo, la Colonnata di Agra del XVII secolo, un fondale teatrale dei Ballets Russes e, infine, un pezzo reale in cemento armato del complesso residenziale Robin Hood Gardens, testimonianza salvata dalla demolizione che avevamo già avuto modo di ammirare qui a Venezia nella Biennale del 2018, sempre nel padiglione V&A. 

Cosa aggiungere? Che, forse, i magazzini sono in procinto di diventare più belli ed interessanti dei musei stessi.

Immagine di copertina: DS+R, V&A East Storehouse, Londra, 2025 (© Hufton+Crow, V&A)

 

On Storage
Progetto Speciale Padiglione delle Arti Applicate, in collaborazione tra: La Biennale di Venezia e il Victoria and Albert Museum di Londra
Sede: Arsenale
Curatore: Brendan Cormier | Progetto: Diller Scofidio + Renfro | Graphic Design: V&A Design StudioFilm Production: Zuketa | Project Manager: Alexandra Willet
Visitabile fino al 23 novembre 2025

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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Last modified: 4 Giugno 2025