Riceviamo e pubblichiamo una riflessione sui rischi della dismissione (valorizzazione?) di un capolavoro tardogotico, che scaturiscono da un’iniziativa del Demanio
La scelta dell’Agenzia del Demanio di mettere in vendita o affidare in gestione (non è chiarissimo) l’ex carcere di Modica pone molti spunti di riflessione.
In primo luogo l’avviso svela una strana reticenza o approssimazione: l’edificio viene indicato come ex carcere e non come complesso religioso, quale il convento di Santa Maria del Gesù dei Francescani Osservanti è stato per quattro secoli.
Chi lo ha visitato e studiato non ricorda umide celle ottocentesche, corridoi al neon e sbarre, ma uno strepitoso edificio tardogotico, con un impressionante chiostro, che avrebbe reso felice Erwin Panofsky per essere la controprova più evidente di una delle sue più famose teorie: la reinvenzione di un antico biblico a partire da modelli romanici, in questo caso direttamente connessi al celebre sposalizio della Vergine di Robert Campin (Madrid Prado).
Le volte con mattoni posti di piatto delle crociere del chiostro sono di sicura derivazione catalana, mentre il portale della chiesa ricorda quello poco precedente delle Cartuja de Miraflores a Burgos. Un tale ricchezza di eterogenei rimandi è spiegabile con la biografia del promotore: il castigliano Fadrique Enriquez, cugino di primo grado di Ferdinando il Cattolico e, per parte di madre, imparentato con il Connestabile di Castiglia, Pedro Fernández III de Velasco, come è noto, residente a Burgos.
In Italia (e forse non solo in Italia) il complesso di Modica è la più evidente testimonianza di un’epoca dove si sommano e si intrecciano esperienze castigliane, aragonesi oltre a quelle locali.
Ricordiamo poi che il restauro della chiesa e del convento, attuato alla fine del secolo scorso (progettisti Emanuele Fidone e Bruno Messina), costituisce un’importante testimonianza di approccio contemporaneo al passato, uno di quei casi dove il dialogo tra architetture distanti secoli è stato fruttuoso, sino a diventare un modello per altri interventi. Il prestigio del risultato è garantito dal suo inserimento nell’Atlante di architettura contemporanea della Direzione Generale del Ministero della cultura.
Tutto questo nel nostro laconico avviso non esiste, forse perché chi lo ha programmato, pensando solo di salvaguardare la chiesa (si veda la perimetrazione del manufatto), non lo ritiene significativo o, purtroppo, lo ignora completamente.
Potremmo persino non essere entusiasti ma accettare un percorso di passaggio a privati se non ci fosse un ultimo dettaglio che svela tutti i limiti dell’azione. Le destinazioni future previste sono in ordine: terziaria/direzionale/commerciale. Con questo livello di intenti e di sensibilità, per il patrimonio culturale c’è poco da sperare.
Immagine di copertina: chiostro del convento di Santa Maria di Gesù, Modica (Ragusa)
Il complesso religioso di Modica è uno dei 400 beni che l’Agenzia del Demanio ha inserito nel recentemente inaugurato portale web “Crea valore, investi con noi”. Si tratta di un’iniziativa dell’amministrazione pubblica volta a favorire operazioni di valorizzazione, riqualificazione e rifunzionalizzazione, attivando forme innovative di partenariato pubblico-privato.
L’Agenzia, in un position paper liberamente scaricabile, illustra gli obiettivi dell’iniziativa, soffermandosi sul concetto dei “costi del non fare”. Gli immobili, con natura e destinazione diversa, sono distribuiti in tutta Italia, e rappresenterebbero un primo nucleo di asset che il Demanio intende proporre ad investitori e a forze economiche e sociali dei territori.
Insieme alla curiosità per l’iniziativa, molte sono state le voci critiche – in generale e su determinati ambiti – rispetto ai rischi di svendita del patrimonio pubblico a cui questi processi di concessione potrebbero portare.
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Last modified: 19 Maggio 2025