Nella cornice del “Festival all’insù”, gli esiti del Premio nazionale per opere sopra i 600 metri: buone pratiche architettoniche
Tra le numerose iniziative, il “Festival all’insù. Architettura in montagna”, organizzato dal 4 al 12 aprile dalla Comunità Montana di Valle Camonica (Brescia), ha visto anche l’assegnazione del Premio di architettura “Abitare minimo in montagna”. Volto a selezionare opere realizzate nelle aree montane italiane, caratterizzate dalla piccola scala (ridotto impatto volumetrico e minimo consumo di suolo e di energie), il riconoscimento rappresenta la versione “anomala” del Premio internazionale “Architettura minima nelle Alpi”, la cui prima edizione si è svolta nel 2023/24, adattata in quanto il “Festival all’insù” rientrava nella terza edizione del Festival Architettura promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, che richiedeva iniziative a scala nazionale.
Così, se da un lato è venuto meno il contributo dal versante settentrionale delle Alpi, dall’altro si è allargato il campo di osservazione a tutto il territorio nazionale sopra i 600 metri di quota. Non, dunque, solamente montagna in senso stretto, ma anche aree interne.
Articolato nelle due sezioni “Architettura minima” e “Architettura minima degli interni”, il Premio ha raccolto 42 candidature, testimonianza di buone pratiche di trasformazione, riuso, riabilitazione, conservazione e ricucitura del patrimonio edilizio, capaci di rigenerare volumi esistenti storici o del recente passato, innescando dinamiche di evoluzione abitativa e comunitaria, con particolare attenzione alle aree decentrate. L’intervento di piccola scala, compresi gli ampliamenti di contenute dimensioni, perseguono infatti l’ottimizzazione delle risorse, per l’utilizzo integrato e compatibile dei mezzi impiegati e per la durabilità e l’adattamento delle strutture edilizie, in una continua dialettica tra l’esistente e il nuovo.
Le maglie larghe del bando dal punto di vista temporale (realizzazioni dell’ultimo decennio) hanno giocoforza posto all’attenzione della giuria (presieduta da Dario Costi e composta da Carla Bartolomucci, Antonio De Rossi, Federica Visconti e dal curatore scientifico del festival Giorgio Azzoni) lavori almeno in parte noti. La pressoché uniforme distribuzione geografica delle candidature ha restituito un significativo quadro d’insieme, riflesso nell’altrettanto equilibrata distribuzione dei riconoscimenti. Gli esiti riflettono l’articolazione degli approcci e delle geografie.
Se l’area alpina ha fornito riscontri tra loro più raffrontabili in ragione di possibili analogie di contesto, ovviamente non lo stesso si può dire dell’area appenninica e insulare (solo siciliana).
I premi: sezione “Architettura minima”
Su 31 candidature ha prevalso Spluga Climbing Gym a Campodolcino (Sondrio), ampliamento che qualifica e rende segno territoriale un’anonima palestra attraverso il settore di arrampicata, di ES-ARCH (Enrico Scaramellini, 2024), già vincitore del Premio IN/Arch «I luoghi per lo sport».
Due le menzioni speciali: alla sostituzione del Bivacco Oreste Bossi e Andrea Filippi al Colle del Breuil (Valtournenche, Aosta), di Stefano Girodo e Roberto Dini (2023), e a Casa G a Palazzolo Acreide (Siracusa), di Gianfranco Gianfriddo (2003-16).
Ben nove le menzioni: la ristrutturazione di una casa a Lottano (Sondrio), di Emanuele Scaramellini (2023), già Premio Giovane talento dell’Architettura italiana 2024; il recupero di una villa anni ‘60 a Pedara (Catania), di Tuttiarchitetti (2016); il pregevole quanto discreto restauro di una serie di cantine a Cairano (Avellino), di Federico Verderosa e altri (2015-24); la riconversione di un fienile a Chiesa in Valmalenco (Sondrio), di Filippo Valaperta (2015-16); l’elegante quanto essenziale riqualificazione di una casa rurale con annesso stalla/fienile a Marzabotto (Bologna), di Ciclostile Architettura (2019-20), già Premio IN/Arch Emilia-Romagna; la piacevole sorpresa delle fermate dell’autobus a Sesto (Bolzano), di Plasma Studio (2024); la riqualificazione di casa De Franceschi, degli anni ’50, a Paluzza (Udine), di Federico Mentil (2022); l’ascetica quanto pleonastica (unica opera ex novo) cappella laica a Farnocchia di Stazzema (Lucca), dello studio Grazzini Tonazzini Colombo (2023); la rifunzionalizzazione in ostello del rifugio alpino al Curò a Valbondione (Bergamo), di Paolo Belloni Architetti (2014).

I premi: sezione “Architettura minima degli interni”
Su 11 candidature ha prevalso la riconversione di un edificio religioso a Prazzo (Cuneo), di Dario Castellino (2024): un’essenziale quanto concettuale scatola ricavata all’interno di un suggestivo fabbricato storico di cui si era sostanzialmente preservato solo l’involucro in pietra.
Anche in questo caso, due menzioni speciali, che riguardano entrambe la riconfigurazione di fabbricati rurali: a casera Gianin a Coi di Zoldo (Belluno), di Clinicaurbana (2014) e al rifugio dell’anima di Vincenzo Tenore (2024) nuovamente a Calitri (Avellino), a conferma del fertile lavoro sul recupero del patrimonio in alcune aree dell’Irpinia.
Tre le menzioni, sempre inerenti ristrutturazioni e adattamenti di fabbricati rurali: a Frassinetto (Torino), di Studioata (2019); nuovamente a Palazzolo Acreide (Siracusa), di Bruno Messina e Francesco Infantino (2016-18); e ancora a Paluzza (Udine), sempre a firma di Federico Mentil (2021).
Immagine copertina: Primo premio Intersezioni: la scatola nel convento, Dario Castellino, Prazzo (© festival-allinsu.it) – Festival all’insù. Architettura in montagna, Premio di architettura “Abitare minimo in montagna
Scarica qui il pdf del catalogo con tutte le opere partecipanti
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architettura alpina , aree interne , montagna , premi
Last modified: 16 Aprile 2025