Approcci urbani sperimentali e motivi materici sofisticati. Un ritratto dell’architetto dell’anno
Il Pritzker Architecture Prize 2025 va a Liu Jiakun, il secondo architetto cinese ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento istituito nel 1979, dopo Wang Shu (2012). La giuria (presieduta dall’architetto cileno e Pritzker Prize 2016 Alejandro Aravena) celebra la sua architettura, misurata e onesta, realizzata negli ultimi quarant’anni rivelando un approccio inedito nella città cinese contemporanea.
Come evidenzia la motivazione: “Liu Jiakun mantiene un delicato equilibrio per integrare tutte le dimensioni della vita urbana. In un mondo che tende a creare infinite periferie noiose, ha trovato un modo per costruire luoghi che sono allo stesso tempo un edificio, un’infrastruttura, un paesaggio e uno spazio pubblico. Il suo lavoro può offrire indizi su come affrontare le sfide dell’urbanizzazione, in un’epoca di città in rapida crescita”.
In questo senso il progetto per il West Village a Chengdu (2015) è emblematico. Qui Liu Jiakun esplora il tema del grande isolato urbano, ideando una megastruttura in calcestruzzo faccia a vista atipica ma capace di valorizzarne la dimensione comunitaria.
Da sperimentatore ad architetto globale
Classe 1956, Liu Jiakun vive e lavora a Chengdu, sua città natale e capitale della provincia del Sichuan. Appartiene a quella generazione di architetti cinesi nati a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta e formatisi dopo la Rivoluzione Culturale (1966-76), che iniziano a fondare i propri studi di progettazione privati e a praticare autonomamente a fianco dei grandi istituti di progettazione parastatali. Architetti come Ai Weiwei (FAKE Design), Yung Ho Chang (Atelier Feichang Jianzhu), Ma Qingyun (MADA s.p.a.m.) e Wang Shu (Amateur Architecture Studio) che passano nel giro di pochi anni dall’essere etichettati come experimental architects all’essere eletti vere e proprie archi-star internazionali.
Le sperimentazioni architettoniche sviluppate da questi progettisti mettono in discussione le idee e i principi della cultura architettonica dominante e dell’architettura commerciale post-moderna, maturando una più o meno consapevole ricerca architettonica d’avanguardia e una crescente sensibilità verso la dimensione etica, ecologica e sociale del progetto.
“Aspiro sempre a essere come l’acqua, a permeare un luogo senza portare con me una forma fissa e a infiltrarmi nell’ambiente locale e nel sito stesso. Nel tempo, l’acqua si solidifica gradualmente, trasformandosi in architettura e forse persino nella più alta forma di creazione spirituale umana. Eppure, conserva ancora tutte le qualità di quel luogo, sia buone che cattive”, scrive il neo-vincitore.
Materiali, comunità e luoghi
Secondo la giuria, Liu Jiakun “immagina e costruisce nuovi mondi, liberi da qualsiasi vincolo estetico o stilistico. Invece di uno stile, ha sviluppato una strategia che non si basa mai su un metodo ricorrente, ma piuttosto sulla valutazione delle caratteristiche e dei requisiti specifici di ogni progetto in modo diverso. Vale a dire, Liu Jiakun prende le realtà presenti e le gestisce fino al punto di offrire uno scenario completamente nuovo della vita quotidiana”.
Ogni suo progetto indaga con attenzione il contesto sociale, cercando di cogliere a livello individuale e collettivo il senso di appartenenza al luogo.
La sua visione dell’architettura rimane aperta alla cultura architettonica tradizionale cinese, fiducioso della compatibilità tra tradizione e contemporaneità. Il lavoro di Liu Jiakun sviluppa una poetica legata all’artigianalità della costruzione, che si rivela attraverso la cura dei dettagli e l’uso dei materiali, la cui espressività è strettamente legata alla tecnica costruttiva adottata.
Queste sperimentazioni legate all’uso dei materiali permettono di creare sofisticati motivi ornamentali e assicurano una valenza tettonica a superfici realizzate anche da manodopera inesperta. Ma è proprio attraverso l’uso estremamente raffinato dei materiali e delle superfici che il progetto raggiunge inedite qualità espressive, rivelando un profondo legame con l’ambiente circostante.
Memorie che rinascono
Emblematico è l’uso del rebirth brick, ideato a seguito del terribile terremoto che devastò la provincia del Sichuan nel 2008. L’idea di Liu Jiakun consiste nel far rinascere macerie e rovine, aggregando i detriti degli edifici crollati con fibre di grano e cemento, secondo un approccio al riuso dei materiali molto meno ostentato rispetto ai progetti di Wang Shu. L’esito è una sorta di mattone fortificato, un materiale che ricorre in molte sue opere – dal Shuijingfang Museum di Chengdu (2013) al HQ Novartis di Shanghai (2014) o ancora nel West Village di Chengdu (2015).
Ma alla catastrofe del 2008 si lega anche la sua più piccola architettura: il Memoriale Hu Huishan a Chengdu (2009). Qui Liu Jiakun si ispira alla forma archetipa di una tenda per il primo soccorso per realizzare una piccola cappella, austera e inaccessibile, che rende omaggio a una giovanissima vittima del terremoto. La sensibilità per il contesto, la costante attenzione alla memoria e al senso di comunità rendono la figura di Liu Jiakun uno dei più alti interpreti del panorama architettonico.
Ruolo oggi riconosciuto dai Pritzker, la cerimonia di premiazione si svolgerà a maggio ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti.
Immagine copertina: West Village, Chengdu, 2015 (© Chen Chen)
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Last modified: 5 Marzo 2025