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Alessandro CimentiWritten by: Forum Professione e Formazione

Architettura e qualità? In Francia hanno un’idea (e ora una strategia)

Architettura e qualità? In Francia hanno un’idea (e ora una strategia)
A inizio febbraio la ministra Rachida Dati ha presentato la Strategia Nazionale per l’Architettura. Un commento che guarda anche all’Italia

 

La Francia, con la sua lunga tradizione di politiche architettoniche, rinnova il suo impegno verso l’architettura con la Strategia Nazionale per l’Architettura (SNA) 2025-2029, recentemente annunciata dalla ministra della Cultura Rachida Dati. Questo documento si inserisce in un continuum di azioni che hanno profondamente influenzato il panorama architettonico francese. 

Dalla storica Legge sull’Architettura del 1977 (promulgata sotto il presidente Valéry Giscard d’Estaing) a Les Grandes opérations d’architecture et d’urbanisme degli anni ’80 e ’90 (Durante la presidenza di François Mitterrand), fino alla prima SNA del 2015 (durante il mandato di François Hollande), la Francia ha dimostrato una visione ampia e strutturata del ruolo dell’architettura nella società.

 

Sei punti per l’innovazione 

Ma cosa distingue questa nuova strategia? Quali sono gli elementi che la rendono rilevante nel contesto attuale, caratterizzato da crisi climatiche, disuguaglianze territoriali e un settore architettonico in trasformazione? Il documento si articola in sei punti principali, che sintetizzano un aggiornamento di politiche già consolidate: 1. Avvicinare la politica dell’architettura alle realtà locali; 2. Trasmettere una nuova cultura dell’architettura; 3. Supportare i professionisti dell’architettura; 4. Incoraggiare i talenti e la diversità dei percorsi professionali; 5. Rinnovare l’insegnamento e la ricerca; 6. Promuovere l’innovazione e la sperimentazione.

Mentre alcuni aspetti, come la formazione e la trasmissione della cultura architettonica, riflettono tematiche già abbastanza note e su cui, a vario livello, molti paesi stanno già lavorando, due concetti sembrano degni di essere sottolineati: la lotta ai cosiddetti deserti architettonici e il rafforzamento delle realtà locali. Questi elementi, che costituiscono il cuore della nuova strategia, meritano un approfondimento specifico.

 

Deserti architettonici: un grido d’allarme per il territorio

Con l’espressione deserti architettonici, la ministra Dati ha richiamato l’attenzione su quelle aree del territorio francese prive di un adeguato accesso alla qualità architettonica.

Si tratta di zone rurali, periferie urbane o piccoli centri dove la mancanza di architetti, di competenze tecniche o di una visione progettuale coerente ha portato a uno sviluppo disorganico, spesso di scarsa qualità estetica e funzionale. Questi territori, secondo la strategia, rappresentano una vera e propria emergenza culturale e sociale.

La lotta ai deserti architettonici non riguarda solo la costruzione di edifici, ma implica una visione integrata che consideri il contesto ambientale, la mobilità sostenibile e l’integrazione sociale. La Strategia propone, tra le altre azioni, la creazione di incentivi per attrarre giovani professionisti in queste aree, l’organizzazione di workshop partecipativi con le comunità locali e il potenziamento degli uffici territoriali dell’architettura e del patrimonio (CAUE).

In questo senso, i deserti architettonici diventano il simbolo di una sfida più ampia: quella di garantire a ogni cittadino francese l’accesso a un ambiente costruito che sia funzionale, sostenibile e capace di generare benessere. 

L’architettura, in questa visione, non è solo un’espressione estetica, ma uno strumento per combattere le disuguaglianze territoriali e favorire l’inclusione sociale.

 

Rafforzare le realtà locali: un approccio bottom-up

Un altro aspetto innovativo della SNA è l’attenzione rivolta alle realtà locali. Storicamente, le politiche architettoniche francesi hanno spesso privilegiato un approccio top-down, con grandi interventi centralizzati che hanno trasformato il volto di Parigi e delle principali città. Questa nuova Strategia, invece, pone l’accento sulle specificità dei territori, riconoscendo che ogni area ha esigenze, risorse e potenzialità uniche. L’obiettivo è creare una sinergia tra le istituzioni nazionali e locali, favorendo progetti che siano radicati nel contesto e rispondano alle necessità delle comunità. Tra le iniziative previste, spiccano la valorizzazione dei materiali e delle tecniche costruttive tradizionali, il sostegno ai piccoli studi di architettura e l’istituzione di laboratori di innovazione nelle periferie.

Questo approccio bottom-up si riflette anche nella volontà di promuovere processi partecipativi, coinvolgendo cittadini, associazioni e stakeholder locali nella definizione delle strategie progettuali. L’architettura diventa così un catalizzatore per il dialogo e la coesione sociale, capace di tradurre le aspirazioni collettive in realtà costruite.

 

Cosa manca

Parallelamente alle questioni messe in luce in questa nuova stesura della Strategia Nazionale, è interessante sottolineare che nel testo e nella presentazione non si è dato largo spazio alla tematica dell’importanza e dell’innovazione di procedure di qualità per l’individuazione e la selezione dei progettisti per l’affidamento degli incarichi. Una selezione accurata e trasparente dei professionisti è fondamentale per garantire elevati standard qualitativi nelle opere architettoniche e per promuovere una competizione leale nel settore. L’assenza di un focus su questo aspetto potrebbe rappresentare una lacuna nella strategia, considerando l’importanza di affidare i progetti a professionisti competenti e innovativi.

La Strategia Nazionale per l’Architettura 2025-2029 rappresenta un passo significativo nel rinnovamento delle politiche architettoniche francesi, con un’attenzione particolare alle aree meno sviluppate e alle specificità locali. Tuttavia, per garantire il successo di questa iniziativa, sarà essenziale affrontare anche le modalità di selezione dei progettisti, assicurando che le procedure siano trasparenti, meritocratiche e orientate alla qualità. 

Solo così si potrà realizzare una visione architettonica inclusiva, sostenibile e all’altezza delle sfide contemporanee.

 

E in Italia? 

In Italia, il percorso legislativo e le politiche riguardanti l’architettura e la rigenerazione urbana hanno seguito una traiettoria diversa rispetto a quella francese. Attualmente, non esiste una legge organica specifica sull’architettura: diversi tentativi sono stati fatti in passato e, ad oggi, è in corso un’iniziativa significativa per colmare questa lacuna. 

Il Disegno di Legge n. 1112, presentato al Senato nel settembre 2024, mira a promuovere la qualità architettonica e a regolamentare i processi di progettazione, delineando un approccio innovativo per la salvaguardia e la valorizzazione dell’architettura nel Paese.

Parallelamente, sono stati compiuti progressi nel campo della rigenerazione urbana. Nel settembre 2024, è stato presentato al Senato un testo unificato che si propone di promuovere, sotto una regia nazionale, la rigenerazione di centri cittadini, aree industriali e “tessuti edilizi disorganici o incompiuti”. Il disegno di legge prevede incentivi fiscali e l’istituzione di un Fondo nazionale per finanziare i singoli progetti territoriali. Nonostante questi sviluppi, il quadro normativo italiano rimane frammentato, con competenze suddivise tra Stato, Regioni e Comuni. Molte normative esistenti si presentano come tasselli slegati tra loro, spesso prioritariamente finalizzati a incentivare interventi privati o pubblici per alimentare il mercato, ma senza un focus specifico sulla qualità architettonica (ad esempio, il piano casa, il superbonus e il PNRR). 

Riflessioni più organiche sull’importanza dell’architettura come interesse pubblico sono ancora in fase di sviluppo e, nonostante i numerosi tentativi, non si è ancora giunti all’adozione di uno strumento di indirizzo strutturato che l’Italia meriterebbe.

Immagine di copertina: Deserto architettonico, immagine originale creata da Alessandro Cimenti con il supporto dell’intelligenza artificiale

Autore

  • Alessandro Cimenti

    Architetto laureato al Politecnico di Torino nel 2001, ha completato parte dei suoi studi presso l’Università di Oulu in Finlandia. È co-fondatore di studioata a Torino, che ha ottenuto diversi riconoscimenti, premi e pubblicazioni per i progetti realizzati, sia in Italia che a livello internazionale. Oltre al lavoro professionale, è stato promotore di numerose associazioni culturali, tra cui TURN, Wonderland, Open House Torino e Zeroundicipiù, contribuendo alla divulgazione e alla promozione dell’architettura contemporanea. Ha tenuto corsi e lezioni presso il Politecnico di Torino e la PUSA University di Aleppo (Siria), partecipando a workshop e convegni presso istituzioni come il Berlage Institute e l’Università di Siracusa. Dal 2023 è docente presso la Nuova Accademia di Belle Arti. Ha ricoperto ruoli istituzionali: consigliere dell’Ordine degli Architetti di Torino e presidente della Fondazione per l’architettura - Torino dal 2017 al 2019. Ha inoltre partecipato a giurie di concorsi e a commissioni nazionali del CNAPPC, contribuendo alla discussione su temi cruciali come il Codice degli appalti e la Legge per l’architettura

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Last modified: 14 Febbraio 2025